Puntare in alto facendo leva su amore per il calcio e conoscenze. Paulo Fonseca, a 'DAZN', confida la propria ricetta che lo ha portato in panchina ed indica alla Roma la strada per arrivare al top.
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L'allenatore portoghese, in una chiacchierata con Federico Balzaretti, racconta e si racconta senza filtri. A cominciare dal 'diktat' rivolto ai giallorossi.
"A Roma dobbiamo sempre giocare per vincere. Dobbiamo avere sempre questa ambizione. La leadership per me è una cosa molto importante".
"Il messaggio che voglio trasmettere è sempre quello di divertirsi. Credo che la squadra ora sia più equilibrata anche a livello di emozioni".
Il modello di Fonseca è presto svelato, ma il nome è più di uno.
"Ho avuto Jean-Paul, una persona con cui ho parlato molto e che ha fatto crescere la mia passione per l’allenamento. Da quando ho iniziato ad oggi, il mio riferimento principale è Guardiola. Sono anche cresciuto con Mourinho, che ha cambiato il modo di allenare, ha cambiato la leadership nel calcio".
L'esperienza capitolina del tecnico lusitano, è passata attraverso varie fasi.
"Non sono una persona che pensa 24 ore al calcio. Qui a Roma all’inizio ero sempre preoccupato su quello che faceva la squadra. Ricordo che mia moglie una volta era andata in Ucraina, io sono rimasto 15 giorni chiuso a Trigoria a studiare tutto per trovare una soluzione. Ora a volte quando sono a casa penso 'No, non voglio vedere una partita, voglio guardare un film".
L'allenatore della Roma, poi, parla del suo rapporto con la squadra.
"Io sono sempre molto diretto con i miei giocatori. A volte per il giocatore non è facile accettare la mia verità. Ma penso che sia meglio accettare la chiarezza".
"Le regole sono uguali per tutti. Ci sono ovviamente diverse personalità e diversi modi di agire. Ad esempio, io so che se urlo con Mancini è il miglior modo per spronarlo. Ma con Spinazzola devo fare diversamente. Poi ho giocatori a cui non ho bisogno di dire nulla. Veretout, ad esempio, capisce molto bene quando deve entrare in una linea. Il feedback positivo per loro è quando li faccio giocare, quando dimostro di avere fiducia in loro".
Fonseca espone la propria idea di calcio.
"Mi piace che la squadra abbia sempre iniziativa, che abbia la palla. Quando sono arrivato qui in Italia ero ossessionato dal possesso palla. Adesso per noi sono molto più importanti i momenti di transizione. Per me è il miglior modo di difendere. Mi piace la sensazione di avere il controllo, di creare stress nell’altra squadra per il fatto di non avere la palla. Ma qui in Italia non è facile come in altri campionati".
"Le squadre si sentono a proprio agio anche senza palla. L’Inter, ad esempio, è una squadra che non ha problemi ad abbassare le linee. Sono molto forti in questo. Io non posso dire lo stesso della mia squadra. La mia squadra quando non ha la palla non è a suo agio".
Sul mercato, massima sintonia con la società.
"Non hanno mai scelto un giocatore senza la mia opinione. Io cerco il giocatore funzionale alla squadra".
Parentesi su Cengiz Under, in estate ceduto al Leicester.
"Per me è molto importante chiarire una cosa. Non ho mai detto che Under non è un gran giocatore. È un grande giocatore. Ma nella mia idea di squadra per lui è difficile. Sicuramente, per una squadra che ha un modo diverso di giocare, sarà perfetto".
Infine, un dogma secondo Fonseca imprescindibile.
"Per essere allenatore bisogna avere passione. Svegliarsi e voler sempre andare agli allenamenti e migliorare. Un allenatore non deve mai perderla".


