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Flamini, dai titoli con Milan e Arsenal alla vita da imprenditore ambientalista

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C'è chi guarda al presente, al vivere tutto e subito. E chi pianifica nel dettaglio il proprio futuro, così da avere le spalle coperte. Non per sè, ma per migliaia di persone. Pronto ad andare oltre il proprio status di milionario, di calciatore, di oltr'uomo d'elite. Ad ognuno il sua, soggettivo. Mathieu Flamini , ex centrocampista di Milan e Arsenal, ha guardato oltre il pallone, abbandonandolo pian piano senza mai del tutto lasciarlo indietro. Osservando però con più decisione in avanti, senza rischiare di essere 'solo' un altro trentenne che dà calci ad una sfera, su un terreno verde e tutto attorno cori, sudore, gioia e dolore.

Per mesi e anni, prima del no, non esageriamo, si è parlato di Flamini come giocatore più ricco al mondo. Perchè un conto è valutare solamente lo stipendio che un determinato club paga al proprio assistito fuoriclasse, un altro è immergersi in sponsor, eredità di parenti dorati e attività secondarie. No, il francese non è il calciatore con più danari in banca, ma ha comunque investito in maniera massiccia in qualcosa di opposto al calcio.

Aveva appena 24 anni, lasciava Londra per Milano, metropoli per metropoli, Flamini. Ma la mente viaggiava, ascoltava con le braccia conserte le possibilità d'investimento e giorno dopo giorno capiva che sì, c'era tantissimo oltre il muro del calcio. E così, nel 2008, il classe 1984 ha cominciato ad entrare nel mondo della biochimica . Guai, però, ad evidenziare che nel corso del tempo abbia messo insieme trenta miliardi di euro .

All'Equipe, infatti, Flamini ha smentito seccamente le voci riguardo un patrimonio da top Forbes, che lo avrebbero reso uno degli uomini più ricchi del pianeta, sia in Francia, sia in Europa, sia nel mondo intero:

"Voglio rettificare quanto letto, non ho tutti quei soldi sul mio conto e non corrisponde neanche al valore della mia azienda. Quella cifra corrisponde al valore del mercato che vorremmo attaccare con le nostre nuove tecnologie: è come dare ad un ristorante il valore dell’intera ristorazione francese".

Flamini ha sfruttato i milioni ottenuti nel corso degli anni della sua carriera, ufficialmente mai conclusa: dopo il Milan, è tornato all'Arsenal, ha lottato per la salvezza in Premier e in Liga rispettivamente con Crystal Palace e Getafe. Poi è rimasto svincolato, attento al suo nuovo investimento ma senza mai, a 37 anni, annunciare l'addio al calcio.

Il calcio risulta comunque essere a ben vedere un mondo passato e sicuramente non il suo pensiero principale, come invece accadeva durante le gare di Serie A e Champions League. Ha vinto lo Scudetto con Allegri, diversi trofei inglesi con Wenger, poi pian piano, il pallone è divenuto quasi un qualcosa di mai avvenuto. Soppiantato dal nuovo io, dal nuovo Flamini.

Etica, futuro, ambiente. La creazione di un mondo migliore ha spinto Flamini ad investire nella biochimica:

"Io miliardario? No, per niente. So di essere un personaggio pubblico e le mie dichiarazioni sono sempre sotto la lente d’ingrandimento ma questa cosa mi ha fatto male: non ho investito nella tecnologia per fare soldi ma solo per avere un impatto positivo sull’ambiente".

Ma come ha fatto un calciatore nel pieno della carriera come Flamini ad entrare nel lotto di persone illuminate, decise a preservare l'unico pianeta finora abitabile dall'uomo? E' stata proprio Milano, 13 anni fa, a rappresentare una svolta nel suo mondo. In città incontra Pasquale Granata, che nel corso del tempo sarà il suo socio d'affari:

"All'epoca lui si interessava già ad ambiente e cambiamenti climatici e voleva fare qualcosa. Abbiamo parlato con alcuni scienziati. Sono molto fortunato perché posso contare su un grande gruppo e ci sono tutte le potenzialità per fare della GFB una grande azienda chimica".

Flamini diventa così co-fondatore della GFBiochemicals. Di cosa si occupa questa società? Di creare su ampia scala, la massima possibile, l'acido levulinico. Stando a Wikipedia: un grasso a basso peso molecolare contenente un gruppo carbonile. È compatibile e miscelabile con molti solventi idrocarburici alifatici e aromatici, con acqua, alcool, chetoni, aldeidi, acidi organici, esteri, eteri.

Insomma, una molecola che può rendere il mondo, semplicemente, più verde. Una cosa contro il tempo per il cambiamento climatico da cui non si può più scappare ha portato le nazioni ad intervenire il prima possibile, mentre società e persone cercano in tutti i modi di trovare nuove idee per aiutare, per quanto possibile, e preservare il pianeta Terra:

"Può aiutare a diminuire le emissioni di monissido di carbonio. È un acido che ha un enorme potenziale perché reagisce esattamente come il petrolio e, quindi, lo può sostituire. Il cambiamento climatico è uno dei grandi problemi del nostro tempo".

Mathieu FlaminiGetty Images

Flamini ha spesso evidenziato come la biochimica, il salvataggio del pianeta e la lotta contro i cambiamenti climatici siano man mano cresciuti nel corso del tempo. Anche se, come ha raccontato a Sportweek, il rispetto per la natura è sempre stato insito in lui, sin dalla giovane età:

"Sono cresciuto tra Marsiglia e la Corsica, sulle sponde del Mediterraneo. La natura è da sempre un tema a me caro. Il cambiamento climatico è qualcosa che ho osservato negli anni semplicemente constatando la quantità di plastica riversata sulle spiagge.

Al Milan ho incontrato le persone giuste con cui condividere la mia preoccupazione e la voglia di fare qualcosa di concreto per cambiare le cose. A 12 anni non sarei mai sceso in piazza per difendere la natura. Le nuove generazioni hanno invece capito che bisogna agire e in fretta. Sono stato in Groenlandia con una spedizione di scienziati e ho visto coi miei occhi cosa comporta l’innalzamento delle temperature. I ghiacci si scioglievano davanti a noi. Intere città finiranno così sotto i mari. Non possiamo più dire che non sapevamo".

La società di Flamini non è certo solo grandi parole e allargamento del bacino di interesse per la presenza di un calciatore professionista, non ancora, ricordiamo, effettivamente ex del pallone. E' concretezza,considerato che nel 2015 ha conquistato il John Sime Award per la nuova tecnologia più innovativa. Insomma, la realtà delle cose vede Granata e il vecchio Nazionale transalpino (con la Francia ha giocato tre gare, di cui l'ultima oramai nel 2008), conquistare sempre più consensi, essenziali per cambiare il modo di vedere le cose, spesso bloccate tra il grande pubblico da una sorta di prosciutto negli occhi. Sia di carne o di soia.

Intanto Flamini tiene aperta la porta del calcio, in attesa di continuare probabilmente molto vicino alle sedi della sua attività, in Italia, in quel di Milano, o ad Amsterdam, Olanda. A fine 2020 si è parlato di un possibile approdo al Brescia, come rinforzo esperto per la Serie B e il rilancio delle Rondinelle. Alle voci non sono seguite conferme. L'ultima presenza ufficiale in maglia Getafe è ormai datata 28 aprile 2019, nella gara persa contro la Real Sociedad in Liga. Da allora, giacca e cravatta, senza pantaloncini o t-shirt con un logo colorato sopra.

Per molto tempo Flamini ha tenuto 'nascosta' la sua attività secondaria, mentre militava nel Milan, poi pian piano tutto è venuto alla luce, tra gli applausi di chi è deciso a rivoltare come un calzino lo sguardo verso il futuro e lo sdegno di chi, vedendo un calciatore che insegue il pallone provare a diventare un leader ambientalista, verde, bio:

"Soltanto i familiari più stretti sapevano di quanto fatto, abbiamo investito molti soldi e preso molti rischi. Ho voluto dimostrare che puoi essere un calciatore di alto livello, innamorato dello sport, e che comunque puoi sviluppare progetti come questo, socialmente utili. I calciatori hanno spesso un’immagine negativa ma non è giusto generalizzare. Qualcuno di noi si sforza di dare un’immagine diversa".

Amen.

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