È il gennaio 1999 quando Giraudo, Moggi e Bettega pescano in Spagna colui che avrebbe dovuto rimpiazzare Alessandro Del Piero alla Juventus. Il ginocchio del numero 10 bianconero ha fatto crack sul campo dell'Udinese l'8 novembre 1998, ovvero il giorno prima del suo ventiquattresimo compleanno. La diagnosi è spietata: lesione del legamento crociato anteriore e posteriore. Pinturicchio vola negli USA, dove viene operato, ma per il ritorno in campo bisognerà aspettare circa 9 mesi.
Ecco perché la Juventus, rimasta con i soli Inzaghi, Fonseca e Nick Amoruso, a gennaio deve correre ai ripari per acquistare almeno un altro attaccante. Il prescelto inizialmente sembra Hakan Sukur, con un breve e a dire la verità non troppo fortunato trascorso italiano sull'altra sponda del Po, ma le pretese del turco fanno saltare l'affare. Ed a quel punto Moggi vola a Barcellona, da dove torna con Juan Esnaider, 23enne talento argentino dal carattere difficile.
Uno che a parole non ha paura di nulla: "Sono felice di poter giocare nella squadra più famosa del mondo, voglio vincere la Champions League”. Obiettivo che Esnaider, sguardo languido e capello ingellato alla Antonio Banderas, non sfiora nemmeno, restando una meteora dell'ultracentenaria storia bianconera. Insieme a lui nella stessa sessione di mercato arriva un altro giovane di talento che alla Juventus non riuscirà a sfondare, ma la cui carriera sarà molto diversa: il suo nome è Thierry Henry.
Mezzo argentino e mezzo tedesco, Esnaider in patria diventa famoso fin da giovanissimo più per le sue bizze che per il talento di cui dispone, tanto da meritarsi il soprannome di 'El Loco'. Durante i Mondiali Under 20 giocati in Portogallo nel 1991, ad esempio, rimedia una squalifica internazionale di un anno per aver sferrato un pugno a un avversario.
E un altro pugno, stavolta al compagno Miguel Anguel Benitez reo di avere criticato il gruppo pubblicamente, gli costa di fatto la cessione da parte dell'Espanyol, che accetta di buon grado i 12 miliardi di lire offerti dalla Juventus nonostante Esnaider abbia segnato 14 goal in 35 presenze, seppure spalmati su due stagioni.
A portare il giovanissimo Juan in Europa, d'altronde, era stato addirittura il Real Madrid, che lo aveva pescato dal Ferro Carril Oeste, storica società polisportiva originaria del “barrio” Caballito di Buenos Aires tra le cui fila hanno militato l'ex allenatore dell’Inter Hector Cuper e il difensore ex Napoli Roberto Ayala e con cui aveva collezionato appena sei presenze. Inizialmente viene aggregato alla formazione B, poi ecco il salto in prima squadra e il prestito al Real Saragozza, dove segna 29 goal in 61 presenze contribuendo in modo determinante ai successi in Coppa del Re e Coppa delle Coppe. Proprio nella finale di Coppa delle Coppe contro l'Arsenal realizza forse uno dei goal più belli della sua carriera, oltre a laurearsi capocannoniere della competizione.
Sembra il definitivo trampolino di lancio, seppure con l'ombra di qualche intemperanza comportamentale di troppo. Il Real Madrid a quel punto lo richiama alla base e gli assegna la storica maglia numero 7 che sarà di Raul e successivamente Cristiano Ronaldo. Esnaider però non riesce a conquistare il 'Bernabeu' e così decide di accettare la corte dell'Atletico, dove le cose vanno decisamente meglio, almeno sul campo.
Esnaider infatti realizza ben 16 goal in 35 partite, ma uno scontro Radomir Antic, allora tecnico dei Colchoneros, e qualche tensione con i compagni di squadra gli costano l'addio dopo una sola stagione. Riparte da Barcellona, sponda Espanyol, fino alla chiamata che non si può rifiutare. Quella della Juventus.
“Ero arrivato in Spagna con la convinzione che avrei bruciato le tappe e, visto come sono andate le cose. sono un po’ deluso – dichiarava il giocatore nelle prime interviste italiane - Per questo non vedo l’ora di dimostrare che le colpe di certe situazioni non erano mie. La mia vita professionale comincia adesso”.
Esnaider debutta in bianconero subentrando nel secondo tempo a Venezia, senza lasciare traccia. E lo stesso succederà nelle prime due partite da titolare contro Perugia e Cagliari. L'argentino sarà in campo anche il 7 febbraio 1999 nel famoso Juventus-Parma terminato sul risultato di 2-4 con tripletta di Hernan Crespo e culminato con le dimissioni di Marcello Lippi: "Se il problema di questa squadra sono io, allora me ne vado". Mentre il grande Maradona dall'Argentina sentenzia: "Era logico che finisse così, non puoi pensare di sostituire Del Piero con Esnaider".
L'arrivo di Carlo Ancelotti sulla panchina bianconera non cambierà il corso della stagione e neppure quello dell'avventura italiana di Esnaider. Inizialmente il nuovo tecnico gli concede ancora fiducia, finché ad aprile, dopo l'ennesima prestazione abulica, lo sostituisce durante l'intervallo contro l'Empoli e di fatto non lo farà più giocare. La stagione di Esnaider si chiude così con sole 10 presenze e senza lo straccio di un goal. Goal che in Serie A non troverà mai, segnando invece una rete in Coppa Italia contro il Napoli e una in Coppa UEFA contro il modesto Omonia Nicosia su calcio di punizione, prima del ritorno al Real Saragozza. Ma senza rimpianti.
"La mia esperienza alla Juventus è stata straordinaria, pur non avendo giocato come volevo mi sono divertito moltissimo. Ho giocato con grandi campioni e ho appreso tanto dalla grande organizzazione del club. Sono passati decenni e mi sento ancora soddisfatto, posso affermare tranquilamente di aver fatto parte di uno straordinario gruppo umano. E non è scontato: ho imparato molte lezioni per la mia carriera da allenatore".
L'ultima apparizione in bianconero arriva sotto il diluvio di Perugia, quando Ancelotti vede scivolare via uno Scudetto che sembrava già vinto e lo getta nella mischia a un quarto d'ora dalla fine, senza risultati. Esnaider allora ha solo 27 anni, ma la sua carriera da calciatore ha ormai imboccato il viale del tramonto. Girovaga ancora tra Europa e Argentina vestendo le maglie di Porto, River Plate, Ajaccio, Murcia e Newell's Old Boys, ma segna appena 13 goal in cinque anni. Davvero troppo poco per chi di ruolo fa l'attaccante.
Chiusa la carriera da calciatore a 33 anni, dopo una breve parentesi da opinionista, Esnaider nel 2009 inizia quella in panchina come vice allenatore di Michel al Getafe. Poi torna a Saragozza per guidare la squadra riserva del Real. Nel 2012 la vita di Esnaider viene sconvolta dalla morte del figlio diciassettenne Fernando, malato da tempo. Un gravissimo lutto dal quale si riprende tornando ad allenare in Spagna, tra Getafe e Cordoba, e poi addirittura in Giappone dove nel 2017 assume la guida del JEF United Ichihara Chiba. A una sua intuizione si deve la scoperta dell'udinese Roberto Pereyra, talento albiceleste passato anche dalla Juventus. Oggi Esnaider senior è tornato a vivere in patria mentre a prendersi la scena sul campo sono gli altri due figli, Juan jr e Facundo, rispettivamente classe 1992 e 2001, che sognavano e sognano una grande carriera. Quella solo sfiorata da Esnaider senior, il sostituto di Del Piero rimasto una meteora nel firmamento delle stelle bianconere.
