"Butragueño era un attaccante con una buona visione del gioco e una grande capacità di improvvisare. È stato uno dei migliori giocatori della sua generazione" - Alfredo Di Stefano
Scatto bruciante, palla sul destro, palla sul sinistro e di nuovo sul destro, finta, dribbling secco, tiro e goal. Oppure assist smarcante per un compagno. Altre volte conclusione chirurgica sull'errore del difensore o stacco di testa vincente a beffarlo sul tempo. Azioni che si sono ripetute tante volte nella carriera di Emilio Butragueño Santos.
Veloce, ambidestro e dotato di una qualità tecnica superiore e di un gioco di gambe fenomenale, 'El Buitre', come fu ribattezzato dalla penna ispirata del giornalista Julio César Iglesias, era un attaccante che sapeva svariare su tutto il fronte offensivo, ma prediligeva partire dall'esterno per accentrarsi.
Non un vero bomber, ma più arma offensiva in grado di scardinare le difese più chiuse con giocate di gran classe o finalizzazioni letali, sebbene nel suo palmarès figuri anche un titolo di Pichichi. Ha legato la sua carriera al Real Madrid, la squadra per la quale faceva il tifo, in cui è esploso come giovane promessa e dove si è confermato una volta approdato in Prima squadra. Con la camiseta blanca ha vinto in tutto 15 titoli in 13 anni, ma non la Coppa dei Campioni/Champions League, quello che resterà il suo più grande rimpianto della carriera.
Ragazzo perbene, educato, corretto e istruito (è laureato in Economia e Scienze Aziendali e ha fatto un Master in Management of Sports Entities presso l'Università della California), è ancora oggi il giocatore più amato dai tifosi blancos. Ai Mondiali 1986 con i suoi goal trascinò la Spagna ai quarti di finale.
DAL BASKET AL REAL MADRID C
Nato a Madrid il 22 luglio 1963, già il giorno dopo la sua nascita il suo destino si lega al Real Madrid: il padre, Emilio Butragueño Beninfatti, proprietario di una profumeria, è un tifoso e socio delle merengues, è così fa iscrivere subito Emilio come socio del club.
Vive a Paseo de Recoletos, una delle zone più 'in' della Madrid bene. I genitori si preoccupano anche della sua istruzione: così iscrivono Butragueño al prestigioso Collegio San Antón di Madrid, che oggi non c'è più.
Successivamente, quando con la famiglia si trasferisce in un'altra zona della capitale, frequenta il Collegio Casalangio dei Padri Scolopi. Qui avviene il primo contatto con lo sport: Emilio pratica il basket e il calcio. Ma è la palla a spicchi il suo primo amore.
Nel 'baloncesto', pur non essendo altissimo è una promessa: milita per due anni in una squadra locale, dimostrando visione di gioco, buon tiro in sospensione e capacità di inventiva. Ma dopo una partita persa in malo modo nel 1980, conclusa con una rissa al ritorno negli spogliatoi, Emilio torna a casa piangendo e con un grosso livido sullo zigomo.
In quel momento il ragazzo dai capelli riccioluti biondo-rame, gli occhi celesti e vivaci, le lentiggini sulle guance e il sorriso furbo di chi la sa lunga, decide che non avrebbe più giocato a pallacanestro e inizia a sognare un futuro da calciatore al Real Madrid.
Suo padre, dopo la vittoria nel torneo AS con il Casalancio, lo porta a fare un provino con i Blancos, ma inizialmente Emilio non viene preso: "Ti chiameremo...", gli dicono. Subito ne approfitta allora l'Atletico Madrid.
"I Colchoneros mi fecero un'offerta seria - racconterà Butragueño a 'Rtve' -, per me era una buona opportunità e andai ad allenarmi con loro. Ma il padre di un mio amico, tifosissimo del Real Madrid, disse a mio padre che non poteva permettere che io, suo figlio, giocassi con loro..." .
"Figlio mio, ma come vai a giocare con l'Atletico?", gli dice il papà.
Don Emilio, tramite quest'uomo, Juan Antonio De Filipe, porta il ragazzo a fare un nuovo provino con le merengues. Stavolta il test a Chamartin è praticamente perfetto:
"Tecnicamente utilizza bene entrambe le gambe, soprattutto quella destra - recita il report dei tecnici che lo osservano in azione -, nel ruolo di centrocampista vede il calcio con straordinaria disinvoltura".
Butragueño viene così mandato a giocare a 18 anni con il Real Madrid C, la squadra con cui inizia il suo percorso calcistico nella stagione 1981/82.
LA SCOPERTA DI BOSKOV E L'ESORDIO BOOM
Un giorno lo vede in azione Vujadin Boskov, tecnico della prima squadra, che ne resta colpito e dice ai dirigenti:
"Questo ragazzo diventerà qualcuno e farà le fortune del club".
Così già nella sua prima stagione chiede che il ragazzo approdi al Real Madrid Castilla, la seconda squadra dei Blancos. Pensa di farlo esordire l'anno seguente in Prima squadra, ma non ne avrà l'opportunità perché è esonerato dopo la 30ª giornata nonostante la vittoria della Copa del Rey, e viene rimpiazzato da Luis Molowny.
Ai 6 goal in 29 presenze con il Real Madrid C, dunque, Butragueño abbina subito 3 reti in 6 gare con il Castilla. Nel 1982/83 le sue prodezze iniziano a far scalpore, tanto che il suo nome comincia ad occupare le prime pagine dei quotidiani.
Il Castilla, guidato da Amaro Amancio, si piazza al 6° posto nella Segunda División, la Serie B spagnola, ed Emilio va in doppia cifra, realizzando 13 reti in 38 gare di campionato più 7 apparizioni nelle Coppe nazionali. Sembra che il giovane attaccante danzi con la palla fra i piedi, nel vedere la velocità con cui supera i suoi avversari e crea occasioni da goal per la squadra.
Il 1983/84 è l'anno dell'esplosione definitiva. Emilio, assieme ad altri giovani talenti, fa volare il Castilla a vincere il campionato di Segunda División assieme alla seconda squadra dell'Athletic Bilbao. Non otterrà la promozione in Liga solo perché è squadra satellite del Real Madrid.
Segna 21 goal in 21 partite di campionato, praticamente una sentenza, secondo cannoniere del torneo alle spalle di Julio Salinas, più 3 reti in 10 match di Copa del Rey. Il Real Madrid non vince il campionato da tre anni e spesso accade che siano di più i tifosi che vadano a veder giocare Butragueño e i ragazzi del Castilla di quelli che quelli che si recano al Bernabeu per tifare la Prima squadra.
LA QUINTA DEL 'BUITRE' ALLA RISCOSSA
Il 14 novembre 1983 il giornalista di 'El Pais' Julio César Iglesias pubblica un articolo che farà storia, dal titolo: "Amancio y la Quinta de El Buitre”,ovvero"Amancio e la coorte del Buitre". "El Buitre" altri non è che Emilio Butragueño, che viene ribattezzato "L'Avvoltoio" per un gioco di parole con il suo cognome ma anche per la rapacità con cui arriva su tutti i palloni nei pressi dell'area di rigore.
"La Quinta" sono i 5 giovani talenti più interessanti di quel Castilla che conquista la vittoria in Segunda División: oltre ad Emilio il difensore Manolo Sanchís, i centrocampisti Michel e Martin Vazquez e l'attaccante Miguel Pardeza, di origini andaluse, l'unico non madrileno del gruppo.
Tanti fenomeni in una volta sola il Real Madrid non li vedrà mai nella sua storia e i giovani vengono lanciati progressivamente in Prima squadra. Dopo Michel, che debutta già nel 1981, è il turno di Sanchís, Martin Vázquez e Pardeza nel 1983. Tutti invocano che Don Alfredo Di Stefano, la mitica 'Saeta Rubia', faccia debuttare quello che tutti già considerano il più forte di tutti di quella nidiata di campioncini, ovvero 'El Buitre', come ormai tutti lo chiamano.
La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 5 febbraio 1984, giorno che cambierà per sempre la storia del Real Madrid. Nella 22ª giornata della Liga i Blancos sfidano all'Estadio Nuevo Mirandilla il Cadice, ultimo in classifica. Nonostante la disparità di valori sul campo, il Submarino Amarillo conduce 2-0 al termine del primo tempo.
Le merengues rischiano la figuraccia e durante l'intervallo Don Alfredo prende la decisione che in tanti si attendevano. Si volta verso 'Il Buitre' e gli dice:
"Nene, calentà", ovvero "Ragazzino, riscaldati".
Butragueño rileva Sanchís ad inizio secondo tempo e la mossa sortisce l'effetto sperato. Il ragazzino educato e timido fuori dal campo, sul rettangolo verde si trasforma in un rapace predatore dell'area di rigore.
Al 60' 'El Buitre' riapre la partita con un rasoterra letale dal limite dell'area, poi Gallego pareggia e ancora l'attaccante del Castilla chiude i giochi, realizzando una doppietta personale all'esordio, con un tap-in vincente da 'Avvoltoio' sulla respinta del portiere. Finisce 3-2 in rimonta per il Real Madrid, che guadagna la vetta della classifica.
Un metro e 70 per 70 chilogrammi di peso, Emilio sembra uno scricciolo di fronte ai difensori corazzati della Liga, eppure li affronta senza timore alcuno.
"Coronare il mio sogno di giocare con il Real è stata la gioia più grande della mia carriera - rivelerà a 'Rtve' -. Nonostante questo non ero nervoso, anzi, in campo ero sfacciato. Dissi a Juanito: 'Tu smarcati che io te la passo...'. Cioè, io, debuttante, al grande Juanito (ride, ndr). In quella gara ho provato una sensazione di grande felicità, mi sono goduto il momento".
L'arrivo della 'Quinta del Buitre' in Prima squadra inaugura una stagione di successi per la camiseta blanca. Butragueño chiude il suo 1983/84 con 30 goal su 42 presenze complessive fra Castilla e Real (24 reti in 31 presenze con la Seconda squadra, 6 goal in 12 apparizioni con la Prima fra campionato e Coppe nazionali), mentre il suo percorso nel Castilla giunge al termine con 40 reti in 82 partite.
A partire dalla stagione 1984/85, infatti, Butragueño e la sua 'Quinta' sono aggregati stabilmente in Prima squadra, dove approda anche il tecnico Anche Amancio. La stagione è travagliata in campionato per le merengues (10 goal in 29 partite per 'El Buitre' nella sua prima Liga completa), mentre la Coppa UEFA regala le maggiori soddisfazioni (4 centri in 11 gare).
L'attaccante madrileno fa il suo esordio continentale il 19 settembre 1984 nel roboante 5-0 rifilato dai Blancos nell'andata del Primo turno agli austriaci del Wacker Innsbruck, bagnando anche in questo caso il suo debutto con un goal.
Ma la gara che lo consocra a livello internazionale è quella di ritorno degli ottavi di finale contro l'Anderlecht, che si disputa al Bernabeu il 12 dicembre 1984. Nella partita di andata all'Heysel di Bruxelles i biancomalva travolgono gli spagnoli per 3-0 e il passaggio del turno sembra una formalità. Così non sarà, perché 'El Buitre' e i suoi compagni daranno una grande prova di forza nel match casalingo di ritorno.
"Se si segna subito - dichiara alla vigilia - si vedrà il vero Madrid".
Ebbene 'L'Avvoltoio' sbrana gli avversari dal primo all'ultimo minuto, trascinando la sua squadra ad un'epica rimonta. Dopo il vantaggio iniziale di Sánchis, al 17' si alza il cielo per raccogliere un assist di Valdano e incornare di testa in rete. Proprio Valdano riceve un assist di Emilio e cala il tris, ma il goal ospite di Frimann al 34' gela i tifosi e complica il discorso qualificazione.
Nel momento più difficile è ancora 'Il Buitre' a prendere per mano i suoi: secondo assist per il secondo goal di Valdano, poi nella ripresa bomba all'angolino su respinta corta della difesa belga e giocata sublime nello stretto e rete dalla riga di fondo per chiudere i giochi con un sonoro 6-1 e la tripletta personale. Per l'attaccante spagnolo una gara monstre da 3 goal e 2 assist che lo lancia nel panorama dei 'grandissimi' del calcio internazionale a soli 21 anni.
Qualche mese dopo, il 24 marzo 1985, al Bernabeu, contro il Murcia, 'L'Avvoltoio' sigla anche la sua prima tripletta nella Liga. Il Real Madrid grazie a questa impresa avanza fino alla finale di Coppa UEFA, dopo essersi ripetuto anche in semifinale contro l'Inter, battuta 3-0 nel ritorno delle semifinali dopo il k.o. per 2-0 al Meazza.
Gli avversari dei Blancos, che intanto cambiano allenatore, affidatisi di nuovo a Molowny dopo l'esonero di Amancio per il deludente 5° posto in campionato, sono gli ungheresi del Videoton. La pratica è chiusa già all'andata con uno 0-3 fuoricasa che rende innocua la sconfitta per 1-0 nel match di ritorno al Bernabeu.
Alla Coppa UEFA Butragueño somma anche la Copa de La Liga, vinta superando in finale l'Atletico Madrid in un doppio derby (successo per 3-2 dei Colchoneros all'andata, secco 2-0 per le merengues al ritorno). Per 'El Buitre' è solo l'inizio di un'avventura lunga 11 stagionie mezza che lo porterà a conquistare in tutto 15 titoli.
La stagione seguente, il 1985/86, sempre con Molowny in panchina, porta in dote il 'doblete' campionato-Coppa UEFA. 'El Buitre' si conferma con lo stesso bottino complessivo dell'anno prima, 14 goal, che giungono in 49 partite.
In campionato i Blancos precedono il Barcellona, in Coppa UEFA si sbarazzano in finale dei tedeschi del Colonia (successo per 5-1 al Bernabeu e k.o. per 2-0 in Germania), sollevando il 2° trofeo consecutivo dopo le polemiche arbitrali in semifinale contro l'Inter, ancora una volta 'ribaltata' dalla 'Legge del Bernabeu' nella sfida di ritorno in Spagna (5-1 con un assist per Emilio) dopo la sconfitta (3-1) a San Siro nell'andata.
'El Buitre' compone uno straordinario tridente offensivo assieme al messicano Hugo Sánchez e all'argentino Valdano. Il Real Madrid della 'Quinta del Buitre', passato dal 1986/87 alla guida di Leo Beenhakker si ripeterà nella Liga per 5 anni di fila, primeggiando fino al 1989/90 ed eguagliando il record del Grande Real negli anni Sessanta.I Blancos precedono altre 2 volte il Barcellona, una volta la Real Sociedad e una volta il Valencia.
Butragueño, negli anni della maturità, continuerà a incantare e a far sognare i tifosi con goal, giocate e assist, seppure con qualche passaggio a vuoto e periodo di appannamento legato agli infortuni e ad un rapporto non sempre idilliaco con il tecnico olandese. Ritiratosi Valdano nel 1987, con il suo 'gemello' Hugo Sánchez formerà una delle coppie d'attacco più forti del panorama internazionale. Dopo le 2 Coppa UEFA, però, non arriverà l'agognata Coppa dei Campioni.
GettyPer tre volte consecutive, infatti, il Real Madrid viene eliminato in semifinale. Nel 1986/87, dopo aver propiziato con una rete la vittoria a Torino contro la Juventus nell'andata degli ottavi (1-0 per i Blancos a Torino e 3-2 ai rigori al Bernabeu dopo la rete di Cabrini che aveva fatto sperare i bianconeri) le merengues sono estromesse dal Bayern Monaco (k.o. per 4-1 in Germania con inutile goal di Emilio e vittoria per 1-0 al ritorno).
Nel 1987/88 il 'Buitre' segna al San Paolo il goal che spegne le speranze del Napoli di Maradona nei sedicesimi(1-1, dopo il successo per 2-0 dei Blancos a Madrid). Ancora una volta, però, le semifinali sono fatali al Real, eliminato dal PSV Eindhoven. L'andata del Bernabeu finisce 1-1, mentre al ritorno 'la notte nera di Eindhoven', con uno 0-0 incolore, determina il secondo flop consecutivo.
Dal 1988/89, poi, il Real Madrid incrocia la strada del Milan di Sacchi. I tifosi rossoneri, grandi e piccini, temono la coppia Butragueño-Sanchez, ma dopo l'1-1 del Bernabeu, nel match di ritorno al Meazza i rossoneri, trascinati dai tre olandesi, travolgono i campioni di Spagna per 5-0, infliggendoli la lezione più dura della loro storia europea. La maledizione delle semifinali continua.
Nel 1989/90 l'incrocio con i rossoneri è anticipato agli ottavi. Stavolta il Milan vince 'soltanto' 2-0 a San Siro. I Blancos sognano la grande rimonta ma al ritorno non vanno oltre all'1-0, propiziato proprio dal 'Buitre' con una rete di rapina sotto misura. Ancora una volta per gli spagnoli arriva un'amara eliminazione e 'la settima' resta un'utopia.
Emilio si consola aggiungendo alle 2 Coppe UEFA, ai 5 Scudetti e alla Coppa de la Liga, 2 Coppe del Re (1988/89 e 1992/93) e 4 Supercoppe di Spagna(1988, 1989, 1990, 1993) ed entra definitivamente nella storia del club per cui ha sempre fatto il tifo.
Sul piano personale è premiato con due Trofeo Bravo consecutivi vinti nel 1985 e nel 1986, riservato in quegli anni al 'Miglior giovane Under 24 delle Coppe europee', con il titolo di Pichichi conquistato nel 1990/91 come capocannoniere della Liga (19 goal contro i 17 dell'irlandese John Aldridge della Real Sociedad) e 2 Palloni di Bronzo, piazzandosi 3° nella classifica del Pallone d'Oro nel 1986 e nel 1987.
Per dieci anni consecutivi, dal 1984/85 al 1993/94, chiude inoltre la stagione in doppia cifra di goal, otto se si considera la sola Liga (1984/85-1991/92).
LA SPAGNA E IL POKER DI QUERETARO
Le prodezze di Butragueño lo portano ad essere considerato all'unanimità il 'nuovo messia' del calcio spagnolo dopo gli anni bui del Franchismo. Appare scontato allora che Emilio, oltre che simbolo e leggenda del Real, lo diventi subito anche di una Spagna che nel calcio prova negli anni Ottanta a ritagliarsi un ruolo di prim'ordine nel panorama internazionale.
L'attaccante, dopo esser stato convocato per Euro '84 senza mai scendere in campo, fa il suo esordio nella sfida contro il Galles, valida per le Qualificazioni ai Mondiali 1986, e giocata a Siviglia il 17 ottobre 1984. Le Furie Rosse si impongono 3-0 e non appare strano, visti i precedenti, che ancora una volta 'El Buitre' bagna il suo debutto realizzando un goal.
Ai suoi primi Mondiali, quelli di Messico '86, è fra i giocatori più attesi anche se deve compiere ancora 23 anni. Nel Girone contribuisce al successo per 2-1 sull'Irlanda del Nord, timbrando dopo pochi secondi la prima delle 2 reti degli iberici.
Ma la prestazione da ricordare è quella degli ottavi di finale contro la Danimarca di Michael Laudrup. Il 18 giugno 1986, allo Stadio 'La Corregidora' di Queretaro 'L'Avvoltoio' plana infatti sui danesi con incontenibile rapacità. La Danimarca passa in vantaggio nel primo tempo con un rigore di Olsen, ma poi deve fare i conti con l'astro nascente del calcio spagnolo.
Getty ImagesAl 43' 'El Buitre' si intromette su un retropassaggio suicida generato da una maldestra costruzione dal basso e infila il portiere Hogh di prima intenzione: 1-1. Nella ripresa, poi, è letteralmente incontenibile: al 56' firma il sorpasso con un colpo di testa vincente sugli sviluppi di un calcio d'angolo.
Goicoechea su rigore porta le Furie Rosse sul 3-1, ma non è finita: 'L'Avvoltoio' finalizza una bella azione da distanza ravvicinata e poi, trasformando un calcio di rigore con freddezza, porta il suo bottino personale a 4 goal. Sugli spalti riecheggia l'urlo: 'Buitre, Buitre!', come era accaduto al Bernabeu contro l'Anderlecht.
Un'impresa, quella dell'attaccante del Real, riuscita nella storia dei Mondiali soltanto al polacco Wilimowski, al brasiliano Ademir e al francese Fontaine, e superata soltanto dal russo Salenko a USA '94, e che manda in estasi la stampa internazionale, tanto che 'La Gazzetta dello Sport' il giorno seguente titola:
"Butragueño cancella Platini e Maradona".
Nonostante il penalty trasformato dal suo gioiello, tuttavia, la Spagna esce ai quarti di finale contro il Belgio per 6-5. 'El Buitre' fa parte della Nazionale spagnola anche ad Euro '88 (un goal realizzato nel girone con la Danimarca) e ai Mondiali di Italia '90, dove tuttavia non riesce a brillare, non andando mai a segno e venendo eliminato con i suoi compagni agli ottavi di finale dalla Jugoslavia.
La sua avventura con le Furie Rosse si chiude nel 1992, all'età di 29 anni, con un bilancio di 26 goal segnati in 69 partite. In Nazionale ha realizzato anche un'altra quaterna il 19 dicembre 1990 contro l'Albania (9-0 il punteggio), match valido per le Qualificazioni ad Euro '92.
IL SALUTO AL REAL E L'ATLETICO CELAJA
Dopo 171 goal in 473 presenze in gare ufficiali, di cui 123 in 341 gare nella Liga e 27 in 75 gare nelle Coppe Europee, il sodalizio fra Butragueño e il Real Madrid, che per lui più volte aveva detto no alle richieste di altri club europei, si conclude nel mese di gennaio del 1995.
Dopo aver perso il posto da titolare, affidata la sua maglia numero 7 alla giovane stellina Raúl, che raccoglierà la sua eredità, 'L'Avvoltoio', che ormai tanti chiamano anche 'El Caballero Blanco', 'Il Cavaliere Bianco', per la sua fedeltà al club, planerà in quel Messico che già lo aveva visto protagonista 9 anni prima.
Il 15 giugno 1995, in un'amichevole contro la Romadi Mazzone allo Stadio Santiago Bernabeu, cui partecipano, fra gli altri, lo stesso Raúl fra i Blancos e il giovane Francesco Totti nelle fila giallorosse, dà l'addio al Real Madrid. In quella partita 'El Buitre' offre 3 assist ai compagni e trasforma nel finale il rigore del definitivo 4-0 per le merengues.
Con l'Atletico Celaya, squadra in cui approdano anche Michel e Hugo Sánchez, regala gli ultimi sprazzi di una carriera luminosa, che lo ha visto forse vincere meno di quel che avrebbe potuto. Va a segno 29 volte in 91 presenze spalmate su tre stagioni, appendendo definitivamente le scarpette al chiodo nel 1998 prima di compiere 35 anni.
BLANCO PER SEMPRE
Smessi i panni del calciatore, Emilio, laureatosi in Economia e Scienze Aziendali e con un Master in Management of Sports Entities presso l'Università della California, intraprende la carriera dirigenziale che lo vedrà protagonista in ruoli diversi ancora una volta nel Real Madrid.
Fa il suo ingresso come dirigente nel 2001 come assistente di Jorge Valdano, diventando in seguito Direttore generale e vicepresidente nel 2004. Dimessosi nel luglio 2006 dopo la nomina di Calderón al vertice del club, è tornato nei quadri dirigenziali nel 2009. Da allora fino ad oggi ha ricoperto la carica di Direttore delle relazioni istituzionali del Real.
Getty ImagesReligioso e appassionato di musica spagnola (il suo artista preferito è il cantautore Joan Manuel Serrat), nella vita privata è sposato dal 1991 con sua moglie Sonia González e ha tre figli, 2 femmine, Natalia e Raquel, e un maschio, che si chiama anche lui Emilio.
Sempre tifosissimo del Real Madrid, i clamori delle sue imprese calcistiche riecheggiano fino ai giorni nostri. Il suo goal più bello resta probabilmente quello nella Copa del Rey 1986/87 contro il Cadice: 'El Buitre' salta tre difensori con una giocata ad alto livello tecnico e chiude l'azione realizzando dalla riga di fondo per il 6-1 definitivo dei Blancos.
Pelé lo ha anche inserito nel FIFA 100, la lista dei 125 giocatori viventi più forti. Al netto di una carriera brillante da grande campione, gli manca unicamente quella Coppa dei Campioni che più volte ha soltanto sfiorato.


