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Edmundo, la carriera pazza di 'O Animal' fra goal, risse e colpi di testa

Di lui si ricordano spesso le risse in campo, gli incredibili colpi di testa, come quando lasciò la Fiorentina prima in classifica per partecipare al Carnevale di Rio, o quando rischiò il carcere per un incidente mortale in Brasile nel 1995, e i frequenti e futili litigi con compagni e allenatori.

Ma Edmundo Alves de Souza Neto, per tutti semplicemente Edmundo, è stato in primis un buon attaccante che nella sua carriera ha segnato molto, facendo la fortuna delle squadre con cui ha giocato. Uomo in cui si incarnano perfettamente a fasi alterne i due volti di Giano, senza i limiti caratteriali e i suoi puntuali eccessi, avrebbe potuto raggiungere traguardi ben più ampi di quelli effettivamente ottenuti. E anche in Italia, soprattutto con la Fiorentina, ha dimostrato il suo valore come calciatore.

L'INFANZIA E L'ESPLOSIONE IN BRASILE

Edmundo nasce il 2 aprile del 1971 a Niterói, comune dello stato di Rio de Janeiro, dove deve crescere prima del tempo e trascorre la sua infanzia. L'ambiente in cui diventa un uomo è quello poco raccomandabile delle favelas di San José di Marcia, nella zona settentrionale della capitale carioca. Suo padre fa il parrucchiere, mentre la madre va a fare le pulizie.

Nonostante la povertà e il contesto difficile, il calcio è l'ancora di salvataggio di Edmundo, trasmettendogli tuttavia in dote un carattere forte e scontroso. Inizia giocando in strada con gli amici, come tanti altri brasiliani, poi a 9 anni è notato da uno scout che lo porta in un piccolo club di Niterói, il Fonseca futebol clube. Il ragazzo cresce nel mito di Roberto Dinamite, grande attaccante brasiliano del Vasco da Gama.

Proprio in una gara fra il Fonseca e il Vasco, Edmundo dà un saggio delle sue qualità e convince i bianconeri a prenderlo nel loro settore giovanile. Dopo 4 anni, in cui con i suoi coetanei viene formato anche giocando a Calcio a 5, passa in prestito per 2 anni al Botafogo e quando ritorna nel 1990 è pronto per la Prima squadra. Il debutto arriva a 20 anni, e il suo talento gli consente già nel 1992 di diventare titolare nell'attacco del Vasco in coppia con Bebeto.

Edmundo possiede le qualità atletiche e tecniche dei grandi attaccanti: controllo di palla eccezionale, fisicamente è dotato di una grande progressione e di rapidità nello stretto, è ben strutturato e sa difendersi dalle marcature dei difensori. Il tiro, poi, è esplosivo. Difetta soltanto nel colpo di testa, ma il suo limite maggiore è rappresentato da quel carattere scontroso e duro gli creerà più di un problema.

Le prime stagioni da professionista sono comunque ricche di soddisfazioni. Gioca, segna, si diverte. Carlos Alberto Parreira lo fa esordire anche con il Brasile il 31 luglio 1992 a 21 anni nell'amichevole contro il Messico (5-0). Nel 1993, dopo aver vinto un campionato carioca col Vasco, va al Palmeiras, e con il Verdão si consacra come stella del calcio carioca. 

Proprio il 1993 lo vede vincere il Campionato Paulista, il Campionato brasiliano e la Coppa Rio-San Paulo, con uno storico triplete. Edmundo diventa un giocatore che fa la differenza e quello più pagato in Brasile fino a quel momento. Spesso è il migliore in campo e per questo il giornalista Omar Santos gli attribusce l'appellativo di 'O Animal', 'L'Animale', inteso come 'il migliore dell'incontro'. 

Viene anche inserito nella Top11 del campionato brasiliano e riceve per questo la Bola de Prata. Nel frattempo, però durante la finale di ritorno del Campionato paulista si fa notare, oltre che per le sue giocate, anche per un’entrata volante a piedi uniti su Paulo Sérgio, giocatore del Corinthians e futuro attaccante della Roma, rimediando solo un cartellino giallo. Animale, Edmundo, inizia a diventarlo anche per gli atteggiamenti violenti e sopra le righe.

edmundo rosario central palmeirasGetty Images

Il 1994 è l'anno della sua conferma: gioca in squadra con il colombiano Fredy Rincon e con Rivaldo, è devastante in zona goal, il Palmeiras fa il bis nel Paulistão e nel Brasileirão. Ma il lato oscuro dell'uomo inizia a prendere il sopravvento sul resto. È spesso nervoso, insiste nel gioco personale e colleziona 5 cartellini rossi. Dopo una di queste espulsioni, mette le mani in faccia all'arbitro. In un 'classico' contro il Corinthians, viene alle mani con Zago (futuro romanista, ndr), suo compagno di squadra, durante l'intervallo.

Durante una partita di Copa Libertadores, in seguito ad una sostituzione dovuta al suo eccesso di egoismo, esce sbraitando contro il tecnico Vanderlei Luxemburgo. La società usa il pugno di ferro e lo sospende, e questa decisione determina l'esclusione dell'attaccante dai Mondiali di USA '94.

A ottobre, durante Palmeiras-São Paulo, ribattezzata per l’occasione 'Clássico da paz', dopo aver subito una doppia brutta entrata, si vendica entrando male su un avversario. Viene ammonito, ma mentre gli avversari lo circondano minacciosi, lui reagisce e rifila una manata al viso di Juninho Paulista, e una al laterale difensivo André.

Ne nasce un parapiglia, che porta all'espulsione sua e di Juninho. Non soddisfatto, mentre abbandona il terreno di gioco, torna sui suoi passi e rifila un calcio al costato di André, il quale andrà a denunciarlo in questura portandolo ad un fermo di polizia di 40 giorni (subito annullato). Alla faccia del Derby della pace. La rissa si sfiora anche nella finale di ritorno del campionato brasiliano, quando l'attaccante del Palmeiras provoca a più riprese la punta avversaria Viola, invitandola a farsi sotto.

Ma non sarà la cosa peggiore di quello scellerato periodo. Il 1995 è infatti probabilmente l'anno più brutto della sua carriera e della sua vita. Durante una partita di Libertadores in Ecuador, 'O Animal' sbaglia un calcio di rigore e reagisce spingendo e calciando una telecamera. Resta 4 giorni agli arresti presso l’albergo di Guayaquil dove soggiornava con la squadra, sino ad accordarsi per un indennizzo di 10 mila dollari con il giudice locale.

"Questo capitolo della mia vita si chiude qui, - promette ai microfoni dei reporter - ci sarà un nuovo giocatore con la maglia del Palmeiras".

Zagallo lo convoca in Copa America, persa in finale dalla Seleção contro l'Uruguay, ma al Palmeiras litiga praticamente con tutti: compagni, allenatore e persino dirigenti, accusati di non tagliare abbastanza il prato della Palestra Italia. "Fora, Edmundo! Você é o maior traidor do mundo!", gli gridano i tifosi, ovvero: "Via Edmundo! Sei il più grande traditore del Mondo!".

L'avventura col Verdão si conclude e inizia quella al Flamengo, che lo prende per formare un tridente da favola con Romario e Savio. Ad attenderlo un incredibile mega-rissa contro gli argentini del Velez Sarsfield in Supercoppa Sudamericana.

I rossoneri brasiliani stanno vincendo per 3-0, Edmundo ha segnato il secondo goal con un tunnel a Chilavert ma continua a irridere gli avversari con dribbling ed ancheggiamenti. Uno di loro, Zandoná, a un certo punto perde la bussola e lo stende con una gomitata. L’arbitro fa proseguire, Edmundo si rialza e continua a toccarsi la tempia sinistra mentre l’avversario lo insulta. I due continuano a beccarsi, all’improvvviso 'O Animal' si volta, e di scatto dà uno schiaffo all'argentino. Zandoná glielo restituisce e mentre Edmundo gli dà le spalle tenendosi il viso, gli rifila un gancio sinistro che lo manda al tappeto. Romario e gli altri accorrono in suo soccorso e servono minuti per poter riprendere il gioco.

Sávio Romário e EdmundoArquivo Flamengo

LA TRAGEDIA E LA CONDANNA

Ma l'episodio più brutto si verifica il 2 dicembre 1995. Probabilmente sotto gli effetti dell'alcol, l'attaccante, al volante della sua Jeep Grand Cherokee, travolge una Fiat Uno. Nel tremendo impatto muoiono 3 persone e le tre ragazze che viaggiano con il calciatore restano ferite gravemente. Dopo una lunga trafila legale, nel 1999 è formulata nei suoi confronti una condanna a 4 anni e mezzo di carcere in regime di semilibertà per omicidio colposo e lesioni.

In prigione ci andrà tuttavia soltanto per 2 giorni, uno nel 1999 e uno nel giugno 2011, prima che, anche grazie ai continui ricorsi presentati dal suo legale, i reati a lui imputati siano stati dichiarati prescritti nel mese di settembre del 2011.

"Grazie a tutti quelli che hanno tifato per me. - scrive il brasiliano sul suo profilo Twitter - Il vostro sostegno è stato fondamentale".

In una situazione simile, Edmundo ci mette poco a litigare con la dirigenza del Flamengo e a chiudere in anticipo la deludente esperienza con i rubronegros. Va in prestito ai rivali del Corinthians, con i quali segna diversi goal fra Paulistão e Copa Libertadores. Fatale gli è però il litigio con il suo compagno di squadra Cris in allenamento. Per non rientrare al Flamengo, torna così al Vasco da Gama, che grazie alle sue prodezze calcistiche conquista la salvezza.

I SUCCESSI CON BRASILE E VASCO DA GAMA

Il 1997 lo vede protagonista nuovamente con la maglia del Brasile, con cui in estate vince la Copa America in Bolivia. Proprio nella finale con i padroni di casa, tuttavia, dopo aver firmato il primo goal verdeoro, rifila un pugno a Cristaldo. L'arbitro non lo vede ma Zagallo lo richiama in panchina per evitare guai. Tornato al Vasco, lo trascina a suon di reti al titolo brasiliano e stabilisce il nuovo primato di reti del torneo, segnandone 29 in 28 partite, di cui 6 nella gara contro l'União São João (anche questo un primato).

La Federazione brasiliana, nonostante i 7 cartellini rossi rimediati, di cui uno pesante nella finale di andata contro il Palmeiras per aver insultato l'arbitro che lo aveva ammonito da diffidato, lo premia come miglior giocatore del campionato assegnandogli la Bola de Ouro e inserendolo nuovamente nella Top11 con la consegna della Bola de Prata. 

Gabriel Batistuta Edmundo Fiorentina 1998

IL PASSAGGIO ALLA FIORENTINA E LA SERIE A

Edmundo, raggiunti i vertici assoluti in patria, vuole però un'esperienza diversa che gli dia nuovi stimoli e a 26 anni guarda all'Europa. Ad accoglierlo per una nuova vita calcistica è allora la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori, che per portarlo in Serie A nel calciomercato invernale della stagione 1997/98 sborsa ben 13 miliardi di Lire. I tifosi viola sono entusiasti dell'arrivo di 'O Animal' e la presentazione è in perfetto stile Edmundo.

"È un sogno che si avvera. Ronaldo, segnerò più di te!"

Il Fenomeno era infatti approdato all'Inter l'estate precedente e stava trascinando a suon di goal i nerazzurri di Simoni. La prima sorpresa per Edmundo, che sceglie la maglia n°29 e nel suo contratto fa inserire una clausola speciale che gli consente di rientrare per il Carnevale di Rio, arriva però subito nella prima gara contro il Milan, in cui Alberto Malesani lo spedisce in panchina. Apriti cielo e spalancati luna. Va via scontroso dallo stadio e scuro in volto, senza rilasciare dichiarazioni. Cecchi Gori, in un faccia a faccia, lo invita ad attenersi alle decisioni dell'allenatore. Ma Edmundo non ci sta, e rientrato in Brasile per il Carnevale, dichiara al 'Jornal Do Brasil':

"Sono un campione, la Fiorentina non può trattarmi così! Non sono mai stato in panchina in vita mia, neppure quando avevo otto anni!".

L'atteggiamento non lo aiuta a trovare spazio. Chiude i primi mesi in viola con sole 10 presenze, fra cui una in Coppa Italia, e 4 goal. Fra questi ne segna però 2 molto belli e importanti contro il Parma, determinanti per la qualificazione dei Viola alla Coppa UEFA.

È quindi convocato per i Mondiali francesi, ma gli viene riservato il ruolo di riserva di Bebeto, scelto come partner di Ronaldo. Subentra un paio di volte dalla panchina e in finale, pur essendo inserito inizialmente come titolare per il malore occorso a Ronaldo, viene depennato all'ultimo.

A Firenze situazione migliora quando in estate approda sulla panchina dei toscani Giovanni Trapattoni. Il Trap dà fiducia ad Edmundo, premiandone il talento, anche a costo di rischiare di mandare a carte e quarantotto l'equilibrio dello spogliatoio.

"Per vincere non è necessario andare a letto o a cena coi compagni", dichiara il tecnico di Cusano Milanino. 

Edmundo, passato alla maglia numero 11, parte da titolare nel tridente esplosivo con Batistuta e Oliveira, con quest'ultimo chiamato a un lavoro di grande sacrificio per gli equilibri della squadra. E la Fiorentina vola, chiudendo in testa il girone di andata.  

Gli episodi da censura però non mancano. 

"Un giorno stavamo giocando la partitella di allenamento. - racconterà Toldo - Un ragazzo della Primavera, Stefani, gli entrò da dietro e fece fallo, Edmundo si girò e lo colpì con un cazzotto in pieno volto".

A ottobre, quando Trapattoni lo richiama in panchina contro la Roma, il brasiliano lo manda a quel paese con una gestualità inequivocabile. Rui Costa e Batistuta lo sopportano a fatica. A febbraio però gli eventi precipitano: nel pareggio interno per 0-0 contro il Milan, Batistuta si fa male al ginocchio e si accascia a terra dopo un lancio in profondità dello stesso Edmundo. L'argentino deve star fuori un mese e mezzo. La squadra, priva del suo bomber, perde punti preziosi e viene presto superata da Lazio e Milan

Anche perché a marzo, sfruttando la clausola del suo contratto, senza dire nulla, Edmundo non ci pensa due volte e prende il volo per festeggiare in Brasile il Carnevale di Rio. Trapattoni si ritrova nel momento decisivo con i soli Oliveira ed Esposito in attacco. I giornalisti provano ad intercettarlo prima della partenza.

"No. Non parlo. Vaffanculo. - afferma stizzito - Vado a Rio e non so se torno. Nessuno mi ha chiesto di restare e se me lo avessero chiesto sarei partito lo stesso".

Mentre l'attaccante festeggia il Carnevale, la sua squadra perde terreno. Quando torna in Italia, dopo 15 giorni di bagordi, viene anche multato e si pente. Ma ormai il campionato è segnato: vince il Milan, e la Fiorentina deve accontentarsi del 3° posto e della qualificazione in Champions League. La sua avventura a Firenze finisce con 8 reti e 7 assist in 28 presenze nella sua seconda stagione italiana.

Edmundo - Napoli - 2001Grazia Neri/ALLSPORT

DAL RITORNO IN BRASILE AL NAPOLI

Rientra in Brasile, non prima di dare dell'invidioso a Rui Costa e del perdente a Batistuta, veste per la terza volta la maglia del Vasco da Gama. La Fiorentina incassa 15 milioni di dollari. Fa coppia nuovamente con Romario, ma per una sola stagione perché i due sono compagni-rivali e la convivenza è complicata. Nel suo contratto, poi, c'è una clausola speciale che impedisce al club di interferire sulla sua vita notturna.

"Non vorrei parlare male di Romário, perché sono molto grato a lui. - dirà anni dopo a 'Fox Sports' - Mi ha aiutato molto nel corso della mia carriera. Agli inizi lui era molto più famoso di me, andavamo alla steakhouse e la gente voleva il suo autografo ma lui si rifiutava. Nel prosieguo, poi, è iniziata la competizione per un posto in Nazionale, e non solo. In ogni cosa nasceva una sfida, nelle partite di pallavolo in spiaggia e anche nella conquista delle donne. E così di fatto abbiamo iniziato a litigare".

È escluso da Luxemburgo per la Copa America 1999, e vive l'esperienza di un giorno di carcere nella vicenda giudiziaria che lo vede imputato. Nel 2000 si chiude così definitivamente l'avventura in Nazionale con 10 reti in 37 presenze. Vuole rifarsi un'immagine, ma ne combina di tutti i colori. Come quando per il compleanno del figlio noleggia un intero circo e fa bere birra ad uno scimpanzé, scatenando le proteste degli animalisti.

Dopo una parentesi in prestito al Santos con un buon rendimento, nel 2001 prova di nuovo l'avventura in Serie A, stavolta con il Napoli, che per riportarlo in Italia spende un miliardo di Lire per il prestito oneroso dal Vasco e 10 per l'ingaggio del giocatore, con riscatto fissato a 17.

Il 7 gennaio 2001 Edmundo sbarca nel capoluogo campano, ed è presentato al San Paolo davanti a 20 mila spettatori. Ma la stagione è disastrosa per i partenopei. 'O Animal', a 29 anni, non riesce a incidere.

Realizza 4 reti in 17 presenze. La più bella è quella che firma il 17 giugno 2001 alla sua ex squadra, la Fiorentina, in pieno recupero. Un goal che però non salva il Napoli dalla retrocessione in Serie B. Edmundo resta comunque nel cuore dei tifosi azzurri, scoppiando in un pianto a dirotto dopo aver regalato ai partenopei una sterile vittoria.

Di lui si ricorda anche un episodio al Menti di Vicenza nel marzo 2001. Dagli spalti dopo i ripetuti cori nei suoi confronti piove in campo un'arancia. Ma Edmundo, come se nulla fosse, la prende e se la mangia. Dando in questo caso un bel calcio al razzismo.

GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA

Il finale di carriera vede il brasiliano giocare in Giappone con Tokyo Verdy e Urawa Reds, poi di nuovo in Brasile con Fluminense (tornando a far coppia e a litigare con Romario), Nova Iguaçu, Figueirense. Chiude nel maggio 2008 a 37 anni, dopo due buoni ritorni nelle squadre con cui ha dato di più, il Palmeiras e ancora il Vasco da Gama.

Appesi gli scarpini al chiodo, 'O Animal' è oggi opinionista e commentatore televisivo in Brasile. Le tante follie dentro e fuori dal campo non gli hanno impedito di avere una carriera prestigiosa da calciatore. Personaggio che non può essere compreso se non considerato nella sua dicotomia fra l'atleta e l'uomo, fa parte a pieno titolo delle leggende del calcio brasiliano.

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