9 anni dopo, volenti o nolenti, siamo ancora qui a discutere di Calciopoli. Anche delle sue sfumature che si potrebbero definire minori, come il processo per diffamazione che Luciano Moggi ha dovuto affrontare per diffamazione nei confronti di Giacinto Facchetti.
L'ex direttore generale della Juventus, citato in giudizio dal figlio di Facchetti, Gianfelice, aveva accusato l'ex presidente dell'Inter di aver chiesto a un arbitro di vincere una gara di Coppa Italia contro il Cagliari e di altre telefonate compromettenti. Ma in Tribunale se l'è cavata con un'assoluzione a metà luglio.
La sentenza del Giudice Oscar Magi è chiara: le telefonate di Facchetti "costituiscono un elemento importante per qualificare una sorta di intervento di lobbing da parte dell'allora presidente dell'Inter nei confronti della classe arbitrale" e sono "significative di un rapporto di tipo amicale" e "preferenziale" raggiungendo "vette non propriamente commendevoli".
Ancora, secondo Magi le accuse di Moggi "contenevano con certezza una buona veridicità, o comunque sono state pronunciate nella ragionevole opinione che contenessero una dose di verità, seppur anche putativa". Insomma, l'ex dg bianconero "ha riferito cose vere o comunque verosimili per il momento in cui sono state dette e per il modo in cui sono state pronunciate".
Non ci sta Corrado Limentani, avvocato di Gianfelice Facchetti, che annuncia di voler fare ricorso contro l'assoluzione a Moggi: "Leggendo le motivazioni della sentenza si comprende come il giudice abbia voluto chiarire diverse posizioni, comunque con Gianfelice abbiamo deciso che molto probabilmente faremo appello".
Evidente il pensiero del figlio dell'ex campione: "Non era Facchetti a telefonare, ma i designatori. E in ogni caso si trattava di conversazioni di cortesia, scherzose, non illecite". La battaglia, una delle tante dal 2006 a oggi, continua.

