Il pareggio sul campo del Venezia impone una (nuova) brusca frenata ai tentativi di risalita in classifica da parte della Juventus, rimontata e bloccata anche al 'Penzo'.
Un intoppo non preventivato dopo le vittorie - tuttavia non sfavillanti - ottenute contro Salernitana e Genoa, oltre al successo di misura in Champions League contro il Malmo.
Lo stop in laguna ripropone nuovi dubbi e urgenti riflessioni in casa bianconera, perché se la difesa è globalmente il reparto meglio assortito, a differenza di un centrocampo decisamente più lacunoso, è l'attacco a registrare l'involuzione più evidente e preoccupante.
Era persino lecito aspettarselo dopo l'uscita di scena di Cristiano Ronaldo - una tassa da 101 goal in tre anni di Juve - salpato in direzione Manchester lasciando un'eredità pesantissima sulle spalle di un reparto avanzato ringiovanito, sì, nell'età media ma scopertosi estremamente vulnerabile dopo l'addio di colui che per tre anni ne è stato catalizzatore e riferimento assoluto.
"Sì, sono d'accordo sotto il profilo realizzativo, siamo secondo me indietro. Ma dobbiamo aggiungere Chiesa, Bernardeschi, tutti i giocatori offensivi, i quali magari come dici giustamente fanno tra i 10 e 15 gol, ma se li fanno vuol dire che sei messo bene. Hai perso un giocatore da 30 gol a stagione, però se i nostri giocatori avessero fatto i numeri che normalmente fanno, saremmo contenti e avremo un po' più di possibilità di attaccare il primo posto". Così Pavel Nedved a 'DAZN' nel prepartita di Venezia.
I numeri e i fatti non fanno altro che corroborare una realtà ormai acclarata: PauloDybala che a conti fatti avrebbe dovuto ereditare dal lusitano lo scettro di leader, quantomeno in termini di gerarchie, viaggia ad una media di un goal ogni due partite - tra campionato e coppe - ma è tormentato da continui guai fisici che ne stanno minando la continuità di rendimento.
La sua partita al 'Penzo' è durata meno di un quarto d'ora e al suo posto è entrato Kaio Jorge che prima di Venezia aveva messo insieme appena 43' sul palcoscenico della massima serie. Il brasiliano classe 2002 ha sfiorato il goal al primo pallone toccato prima di dare vita ad un segmento di partita che ne ha evidenziato i limiti e l'inesperienza nel battagliare a questi livelli. Morale della favola: l'ex Santos è stato persino sostituito nel finale rimanendo in campo per un'ora e spiccioli.
Nel pacchetto attaccanti presenziano anche Alvaro Morata e Moise Kean: lo spagnolo ha segnato ieri il suo quarto goal in campionato, mentre il centravanti italiano ha 'regalato' ai bianconeri il primo posto nei gironi di Champions con la rete al Malmo, ma in A è fermo a quota 2 con un digiuno che si protrare dal 17 ottobre scorso. Un'involuzione preoccupante per un giocatore che un anno fa, di questi tempi, viaggiava ampiamente in doppia cifra con la maglia del PSG.
Numeri lampanti che tracciano un bilancio piuttosto desolante di un reparto senza totem a cui aggrapparsi. La rincorsa in zona Champions, per Massimiliano Allegri, si è già fatta proibitiva. E con un tale trend offensivo, la missione rischia di diventare di quelle impossibili.




