Immaginate di avere 19 anni e di essere acquistato dal Bayern Monaco, con importanti prospettive legate al futuro nel club: un sogno. E', in parte, l'inizio della storia di Louis Ngwat-Mahop, attaccante camerunense che in Baviera ha mosso i suoi primi passi nel calcio professionistico e che oggi, a 37 anni, può raccontare quell'esperienza con diversi rimpianti e alcuni aneddoti.
Il 12 maggio 2007 è una data che non scorderà mai: Hitzfeld lo fa entrare al posto di Ali Karimi a 2 minuti dalla fine della gara di Bundesliga contro Energie Cottbus: sembra l'inizio di un sogno. Per lui è l'inizio di un incubo.
Alla fine di quella stagione è coinvolto in uno scandalo relativo al suo passaporto: Ngwat-Mahop per giocare al Bayern Monaco ne utilizzava uno francese che, però, aveva lo stesso numero di quello di una donna residente a Parigi. Risultato: rescissione immediata con il Bayern Monaco e fine della storia.
"Quando sono arrivato dal Camerun avevo bisogno di un permesso di soggiorno per giocare in Germania. Sfortunatamente mi sono fidato di persone che dicevano che si sarebbero prese cura di me: a mia insaputa, per mettermi di giocare, mi hanno falsificato il passaporto francese. Ho imparato che devo sapere sempre tutto ciò che mi riguarda", racconta il giocatore a GOAL e SPOX.
Continuerà a giocare prima al Salisburgo, quindi all'Iraklis e al Karlsruher, prima di tornare di nuovo in Austria dove nel 2020 finirà la sua carriera.
Al Bayern Monaco, però, alcuni momenti indimenticabili legati alla vita con i compagni di squadra.
"Una volta Mats Hummels è venuto da me con altri due giocatori e mi ha detto: 'Forza Louis, oggi andiamo in discoteca, devi venire!'. Siamo andati in discoteca e abbiamo ballato molto: Mats ballava molto bene, è stato divertente".
Il suo periodo con i bavaresi, comunque, è stato importante anche perché gli ha permesso di ambientarsi bene in uno spogliatoio importante.
"Sono andato lì senza paura e sono stato ben accolto. Salihamidzic è stato il primo a venire da me, chiedendomi il mio nome. Gliel'ho detto: da quel momento in poi lui mi ha soprannominato 'Louis Vuitton'".


