Il suo nome è legato a uno dei periodi più bui della recente storia bianconera eppure, nell'estate del 2009, la Juventussu di lui aveva investito ben venticinque milioni di euro per strapparlo al Wolfsburg e portarlo a Torino.
In Italia però Diego Ribas da Cunha, oggi 31enne e in forza al Flamengo, non si è mai ambientato tanto da lasciare la Serie A dopo una sola stagione fatta più di ombre che di luci. Non senza rimpianti.
BBC ko: la Juve passa a quattro?
Anche se il brasiliano, intervistato da 'ExtraTime', assicura: "Non mi pento di nulla, fu un sogno. Avevo proposte da Real Madrid e Bayern ma preferii la Juve. Firmai per 4 anni. Però è un club in cui si deve vincere. E non fu ciò che successe.
All’epoca fecero una rivoluzione. Cambiarono la filosofia, volevano un calcio più attraente. All’inizio fu meraviglioso, quattro vittorie di fila, io feci una doppietta a Roma. Ma poi i risultati non arrivarono, forse perché la squadra non si identificò con quel sistema".
A gennaio quindi ecco il cambio di allenatore: "Arrivò Zaccheroni al posto di Ferrara. La stagione seguente presero Del Neri, che riportò il 4-4-2. Già quando lui era al Porto nel 2004 seppi che non era stato favorevole al mio arrivo. Non giocava con una mezzala. Cambiò tutto".
Tanto che l'addio per Diego divenne inevitabile: "Marotta e Del Neri mi dicevano che volevano tenermi ma il mio agente mi fece vedere una procura con cui la Juve lo autorizzava a trattarmi con altre società. Scelsi il Wolfsburg. Oggi, con la maturità, non me ne sarei andato subito, sarei rimasto almeno un altro anno. Non ebbi pazienza…".
Il brasiliano però nega presunti problemi di coesistenza con Del Piero: "Ci siamo parlati a lungo di recente a San Paolo. Del Neri disse che non potevamo giocare insieme. Ma Del Piero è una persona sensazionale, con cui avevo ottimi rapporti dentro e fuori dal campo. Come con Grosso, Cannavaro, Chiellini".
Infine Diego ripercorre tutta la sua carriera in Europa e ammette: "Il cambio più drastico è stato in Germania nel 2006 ma lì ho imparato di più come uomo e giocatore in 6 anni fra Werder e Wolfsburg. il Porto aveva una struttura molto buona, vinsi l’Intercontinentale.
In Italia c'è un popolo appassionato di calcio, un club gigantesco come la Juventus, un calore umano simile a quello brasiliano. All’Atletico Madrid fu sensazionale: campi eccellenti, squadre che vogliono sempre giocare, uno stile molto gradito dai giocatori tecnici. Una finale Champions e una Europa League vinta.
Al Fenerbahçe ho provato forti emozioni, in Turchia vivono 24 ore su 24 per il calcio. Mi ha incantato Istanbul, è una città speciale".




