Soltanto una delle due questa sera potrà festeggiare con il trofeo in mano. Entrambe, però, possono guardare al proprio percorso con soddisfazione. Non soltanto in questa EuropaLeague, ma in assoluto negli ultimi anni. Basterebbe pensare a cosa i Rangers si trovavano ad affrontare esattamente un decennio fa e alla serie in cui militava. Così come l’Eintracht Francoforte, pure un paio di ranghi più sopra.
Se per gli scozzesi la rinascita dopo il fallimento è stata graduale, quella dell’Eintracht ha un chiaro punto di svolta: marzo 2016, la squadra è nei bassifondi del campionato. Viene assunto Niko Kovac per provare a risollevarla. Ha addirittura bisogno dello spareggio per evitare di non precipitare in seconda serie, dopo aver mancato una salvezza che aveva tra le mani perdendo all’ultima giornata contro il Werder Brema.
A maggio, la vittoria nel Relegationsspiel con il Norimberga. 12 mesi dopo, la finale di DFB-Pokal, persa contro il Borussia Dortmund. Una corsa sorprendente oltre ogni aspettativa, specie se rapportato al campionato ancora un volta piuttosto mediocre. Nel 2018, stesso copione. Fino alla finale del 2018, stavolta contro il Bayern Monaco. Aumenta la difficoltà dell’avversario, aumenta la determinazione dell’Eintracht. Vittoria per 3-1. Storia.

Quel successo ha cambiato il corso degli eventi, soprattutto perché ha riportato il club di Francoforte in Europa dopo 5 anni. E la partecipazione all’Europa League, seppur con il cambio in panchina - Kovac al Bayern e l’arrivo di AdiHütter - ha dato ulteriore slancio. Semifinale nel 2019, persa solo ai rigori contro il Chelsea. Prima di salire ancora di tono nel 2022, con Oliver Glasner. Un nuovo corso, inaugurato con un percorso europeo da sogno. A maggior ragione ricordando che la stagione 2011/12 l’Eintracht la iniziava in seconda serie, pur con un grande allenatore come Armin Veh, che avrebbe lasciato dopo un triennio in crescendo.
Nella stessa estate in cui le Adler (‘Aquile’) festeggiavano la promozione, i Rangers scrivevano una delle pagine più drammatiche della loro storia recente. Il fallimento, la cancellazione della società, il dolore più grande che chiunque tifoso possa mai provare. Il club non esisteva più. È ripartito dal nulla.
Nella stagione 2012/13, i Gers si sono ritrovati a dover ripartire dalla 4ª serie. Le prime due promozioni le hanno sbrigate rapidamente, poi in seconda divisione si sono inceppati. L’estate 2015, in compenso, ha permesso di alleggerire l’amarezza della mancata promozione immediata con l’arrivo di James Tavernier, esterno destro di difesa che sta scrivendo la storia dei Gers a suon di goal: 83 in 7 anni, 12 di media all’anno. Fuori categoria.
GettyDal ritorno in Championship al ritorno al titolo ci sono voluti quattro anni e soprattutto l’arrivo di StevenGerrard nel 2018. Cresciuto insieme al gruppo, dopo due secondi posti alle spalle del Celtic (ovviamente) ha centrato la prima posizione. Poi a metà della stagione in corso ha lasciato per andare all’Aston Villa e ripartire. I Gers si sono affidati a un grande ex come Gio van Bronkhorst. E hanno fatto bene.
Storie diverse, per certi versi parallele, con pochi punti in comune, ma segnati dal ritorno al successo nazionale e dalle risalite. Diverse, ma pur sempre risalite. Ora, sotto il cielo di Siviglia, possono volare in paradiso. 42 anni (l’Eintracht) e 50 (i Rangers) dopo gli ultimi trionfi continentali. Comunque vada, sarà un successo.




