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MacellariGetty Images

Dalla Serie A a panettiere e muratore ad Amatrice: la nuova vita di Macellari

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Tanti calciatori del recente passato sono stati costretti a reinventarsi. In molti casi quasi obbligati a cambiare vita. In questa lista sterminata figura anche il nome di Fabio Macellari, ex terzino che ha frequentato il palcoscenico del professionismo per un buon decennio tra gli inizi degli anni '90 e i primi anni del 2000.

Poi il lento ed inesorabile declino sfociato in un presente che si discosta totalmente da quel mondo fatto di rettangoli verdi e pallone tra i piedi. Fabio Macellari, ha lavorato in un panificio e quando i turni lavorativi glielo consentivano saliva su un trattore o tagliava la legna. Poi nel 2020 il ritorno a Cagliari per stare vicino alla famiglia e il nuovo impiego come cameriere di un ristorante, avventura raccontata da lui stesso a 'L'Unione Sarda'.

"Ho firmato in bianco come facevo con Cellino. Accoglierò i clienti, farò presenza scenica".

Nato a Sesto San Giovanni il 23 agosto del 1974 muove i primi passi della sua carriera proprio vestendo la maglia della Pro Sesto con la quale debutta tra i Pro a 18 anni dopo essere entrato nel giro del settore giovanile del club otto anni prima.

Nel 1992 viene prestato alla Fiorentina per disputare il Torneo di Viareggio che, dopo la vittoria finale contro il Lecce, rimarrà l'unico trofeo sollevato in carriera. Quella in riva all'Arno, però, è soltanto una breve parentesi perché dopo aver macinato esperienza e chilometri sui campi della C1, Macellari molla gli ormeggi, lascia Sesto San Giovanni ed inizia a scalare i piani del pallone tricolore.

È infatti l'estate del 1994 quando approda al Lecce dove vi rimarrà per tre stagioni: una retrocessione in C1 prima di una clamorosa doppia promozione che riporterà i salentini in massima serie. Tuttavia, Macellari decide di rinviare l'appuntamento con la massima espressione del calcio italiano seguendo a Cagliari il suo mentore Gian Piero Ventura.

Il grande salto è soltanto rinviato perché al primo tentativi salgono in A al primo tentativo. Debutta, dunque, in A nella stagione 1998-1999, la prima di due annate nelle quali diventerà un autentico pilastro della formazione cagliaritana. Prestazioni convincenti e costanza di rendimento buone per stuzzicare l'interesse dell'Inter: i nerazzurri lo acquistano l'anno seguente ma il sogno durerà poco.

"Io sono di Sesto San Giovanni. Da ragazzino tifavo per la Juve e andavo a San Siro per sostenerla. Comunque, arrivato su quel campo con l' Inter, mi sembrava di avere realizzato egualmente un bel sogno. Purtroppo è durato poco. Perché uscito di scena Lippi, il tecnico che mi aveva voluto, anch' io sono gradualmente scomparso. Un po' per colpa mia, un po' per la scarsa fiducia della società e di Tardelli. Insomma, quand' è andato via Lippi ho capito che sarebbe stata una stagione persa. Però sono convinto di non essere affatto cambiato dai tempi di Lecce e Cagliari. E' facile bruciarsi nell' Inter. Quando una squadra cambia ogni anno troppi giocatori, fatalmente qualcuno si smarrisce lungo il percorso accidentato". Dichiarò in passato a la 'Gazzetta dello Sport'.

Esordisce nei preliminari di Champions dove l'Inter verrà incredibilmente eliminata dall'Helsingborg, prima di perdere anche la Supercoppa italiana contro la Lazio. Da quel momento seguiranno altre cinque presenze e l'addio di Marcello Lippi - sostituito da Marco Tardelli - farà calare il sipario sulla sua avventura interista.

Ad offrirgli una chance per il pronto riscatto è il Bologna che lui stesso definì "La dimensione ideale". Un problema al menisco - con conseguente operazione - lo portò alla risoluzione del contratto dopo appena un anno. Nel 2003 scese in Serie B per riprovarci con il vecchio amore Cagliari ma le strade si separarono dopo una manciata di presenze.

Da quel momento il declino fu inesorabile: dalla B alla C1, fino alla discesa tra i dilettanti dove ha giocato in Eccellenza e in Prima Categoria prima di ritirarsi definitivamente nel 2014.

Poi come detto una vita decisamente diversa, lontana da quel mondo che ha sentito suo per quasi un trentennio:

"Vita tranquilla gestendo io miei beni? Assolutamente no, purtroppo ho avuto poca intelligenza e ho speso tanti soldi. Ho cambiato stile di vita: mi piace vivere nel mio casolare in mezzo alla montagna. Il panificio non è mio, io ci lavoro quando ci sono i miei amici. Non riesco a stare fermo: se non sono al panificio, sono sul trattore in montagna a tagliare la legna".

Macellari vive nel casolare di famiglia a Bobbio, in Val Trebbia, nel Piacentino e fa il taglialegna nel bosco di 25 ettari che circonda la sua proprietà, oltre a miele e zafferano. Ogni tanto lavora in un panificio:

"Faccio il panettiere e il taglialegna - ha raccontato al Corriere della Sera -. Il panificio non è mio, io ci lavoro quando ci sono i miei amici. Non riesco a stare fermo: se non sono al panificio, sono sul trattore in montagna a tagliare la legna".

A inizio 2020 aveva iniziato a lavorare in un ristorante di Quartu Sant’Elena, specializzato in piatti di carne dove l’ex calciatore si occupava di pubbliche relazioni e dava una mano nel servizio ai tavoli.

Una scelta, quella di tornare in Sardegna, maturata per stare vicino a suo figlio e dare una mano all’ex moglie. Poi lo stop imposto dal Covid e il ritorno a Bobbio.

Tra le esperienze di Macellari anche quella di muratore ad Amatrice, in un'impresa edile impegnata nella ricostruzione del comune laziale colpito dal terremoto del 2016, oltre ad una breve carriera musicale come frontman di una band:

"Ho cantato in un gruppo coi miei amici di Bobbio. Qui è casa mia, conosco tutti: sono circondato da fratelli che vogliono proteggermi in qualche modo e vogliono essere certi che sia sempre sulla strada giusta".

Il calcio, al momento, è solo un pallido ricordo ma il sogno di tornare a respirarne l'atmosfera è più vivo che mai:

"Dopo aver smesso di giocare sono stato a Cagliari. In Sardegna ho allenato il Seulo, una squadra di Prima Categoria con cui ho vinto il campionato. Vorrei seguire un settore giovanile importante e lavorare con ragazzi che sono già predisposti non solo tecnicamente, ma anche mentalmente. Vorrei lavorare in Serie A".

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