Il nome di DaleJennings è noto agli appassionati di calcio per quanto successo con il BayernMonaco e quelle visite mediche andate male che gli hanno di fatto cambiato la carriera. Nella sua storia, però, c’è molto di più.
Era il 2011 e i bavaresi avevano adocchiato questo talentoso ragazzo di 18 anni nel TranmereRovers, in terza serie inglese, dove aveva esordito già 17enne e nel giro di un anno si era conquistato il ruolo da titolare. Veloce, sgusciante, giocava sul fronte offensivo e sapeva essere incisivo su entrambe le fasce. Nella sua stagione d’esordio, giovanissimo, ha segnato 6 reti in 29 presenze.
Come capita ormai di routine, sono subito scattati i paragoni: in molti lo hanno avvicinato a Joe Cole, forse un po’ esagerato, ma dopo essere stato il miglior debuttante dell’anno in League One i paragoni non sembravano fuori dal mondo. E Les Parry, allenatore del Tranmere, aveva parlato chiaro.
“Il Bayern ci ha fatto un’offerta importante e non vogliamo di certo impedire a Dale di realizzare questo sogno. È l’opportunità della vita per lui e spero che tutto vada per il meglio”.
Quell’estate così il Bayern acquistò Manuel Neuer e Dale Jennings. Il primo come numero uno della prima squadra, ovviamente, il secondo aggregato al Bayern II, in quarta serie, per fare esperienza. Per Jennings, però, l’avventura fu l’inizio di un incubo.
“Provai per 6 mesi a studiare tedesco, ma non ce la facevo, sentivo che mi preoccupavo più di imparare la lingua piuttosto che giocare a calcio. Il club mi disse di pensare al campo”, ha raccontato alla ‘BBC’ nel 2018.
Poi a peggiorare la sua situazione sono arrivati gli infortuni, che lo hanno limitato sin dall’inizio della sua carriera tedesca. Si parlava addirittura di visite mediche andate male.
“Avevo un’ernia all’inguine, sono stato fuori per 3 mesi. Poi ho avuto problemi ai legamenti delle caviglie. Un incubo - ha raccontato a ‘Leg It Podcast’ - Il Bayern non mi voleva più dopo le visite mediche, poi il mio agente li ha convinti: ‘Avete il miglior staff medico del mondo e fate saltare tutto per un’ernia?’. Così mi hanno preso”.
“Ricordo quando ho messo la maglia del Bayern per la prima volta, correvo per il campo d’allenamento, ero stupito, non capivo come fosse successo. Ero poco maturo. Speravo durasse per sempre. Speravo andasse bene, e invece no. Ora ho il rimpianto di aver fatto le cose in un certo modo”.
Dopo un anno e mezzo, Jennings fu venduto al Barnsley. 50 partite, poi gli infortuni di nuovo. MK Dons, poi per due anni è rimasto senza una squadra, fino a scegliere di scendere tra i dilettanti. A 29 anni, gioca per i Prescot Cables, nord-ovest dell’Inghilterra, non lontano da casa sua.
Sembra un fallimento calcistico. Ma è molto diverso. Nei due anni fuori dal calcio, Dale ha dovuto affrontare la malattia di sua figlia Mila, che ha avuto la leucemia e due anni dopo le è stato diagnosticato un cancro.
“Il calcio è diventato irrilevante - ha detto a ‘The Athletic’ - Abbiamo trascorso quei due anni d’inferno. Dopo la leucemia, il tumore al rene. Era tutt’altro. A 6 anni ha avuto due gravi malattie. Ha fatto la chemio, le radio, il tumore è stato rimosso. Ne ha attraversate di ogni tipo. È imbarazzante per me, che mi sentivo male con un ginocchio mezzo rotto. Ed è frustrante essere considerato un talento mancato, o uno che non ha sfruttato il suo talento. Nessuno conosce la mia storia. Ho avuto una carriera mediocre. Poteva andare meglio? Sì, ma questi sono i motivi per cui non è andata”.
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