Dopo il pareggio-beffa contro l'Udinese, la Juventus - davanti al proprio pubblico - ha incassato il primo ko stagionale cadendo di fronte al neopromosso Empoli, corsaro allo Stadium grazie al blitz di Mancuso.
Per trovare un inizio "peggiore" di questo in casa bianconera bisogna riavvolgere il nastro alla stagione 2015-2016 quando il club zebrato, anche in quel caso allenato da Massimiliano Allegri, raccolse appena un punto in tre partite frutto delle sconfitte con Udinese e Roma e del pareggio interno contro il Chievo.
Quella squadra, però, riuscì a scollinare due mesi da incubo dando il là ad una rimonta inesorabile che sfociò poi nella conquista dello Scudetto. La sensazione è che ripetere un'impresa di tale portata sia decisamente inverosimile.
La creatura ereditata dal tecnico livornese, alle porte del suo secondo mandato in quel di Torino, è ancora convalescente. Una squadra che dal post lockdown in poi ha progressivamente smarrito tante delle sue granitiche certezze, tremendamente scalfite nella scorsa stagione vissuta sotto i dettami tattici di Andrea Pirlo, conclusa sì con due trofei ma con un quarto posto acciuffato più per demeriti altrui che per altro.
Le prime due uscite del nuovo anno non hanno fatto altro che confermare un quadro clinico piuttosto preoccupante. La Juve non gira. E oltre alle questioni tecniche e puramente di campo, la squadra offre ripetutamente la sensazione di deficitare dal punto di vista della solidità mentale. Al primo 'imprevisto' - giusto per citare Allegri - la Juve perde la bussola e si smarrisce.
E se fino ad una settimana fa si poteva contare sui numeri e sulla capacità risolutrice di un certo Cristiano Ronaldo - 101 goal in 134 partite sotto la Mole - la partenza del portoghese apre una voragine, soprattutto in termini realizzativi. La truppa zebrata ha perso il suo faro e Allegri è ora alla disperata ricerca di nuovi riferimenti sui quali porre le basi del suo progetto.
In attacco Dybala ha viaggiato ad intermittenza: illuminante a Udine, letteralmente ingabbiato al cospetto della retroguardia toscana. Morata ha infilato due uscite così così e, in attesa di scoprire il valore reale ed effettivo di Kaio Jorge, sta per essere definito il ritorno di Moise Kean, elemento chiamato ad irrobustire un attacco bianconero che negli ultimi trenta metri fatica a pungere, come testimoniato dai soli tre tiri in porta messi a referto contro l'Empoli. Quello più pericoloso ha portato la firma Chiesa ad oggi unica vera grande certezza - insieme a Cuadrado - di un reparto da riportare in auge dopo aver perso una 'tassa' da 35-40 goal stagionali.
E se la difesa ha balbettato nonostante Bonucci, de Ligt e Chiellini rappresentino due capisaldi da cui ripartire, i grattacapi maggiori per Allegri arrivano dal centrocampo dove il cartello 'lavori in corso' è ancora ben in vista. Il reparto di mezzo dei bianconeri è quello più indecifrabile ed è il punto focale dove si annidano le principali problematiche, non solo da quest'anno.
A Udine, Allegri era partito con Ramsey come 'play' ma l'ennesimo infortunio del gallese ha costretto il tecnico toscano a ridefinire l'assetto, reinventandosi Danilo regista, proprio lui che all'anagrafe nasce come terzino. Bentancur ha palesato i soliti sintomi di discontuinuità: apprezzabile alla Dacia Arena, subissato di fischi a Torino contro l'Empoli dopo una prestazione che definire opaca è puro esercizio eufemistico.
All'Allianz si sono rivisti anche Rabiot e McKennie. Decisamente indietro di condizione il primo, personaggio in cerca di collocazione il secondo, schierato nell'inedita posizione di rifinitore tra le linee - con risultati assai modesti - dopo aver trascorso un anno intero a bazzicare da mezzala e spesse volte come quarto di centrocampo largo a destra.
Ci sono stati anche i primi sprazzi a tinte zebrate di Manuel Locatelli che si è ritagliato un paio di spezzoni buoni per mettere benzina nel motore ma non ancora sufficienti per affidargli le chiavi del pacchetto di mezzo. E con Arthur ai box almeno per altri due mesi il contesto si fa sempre più ingarbugliato. A centrocampo, inutile girarci intorno, manca il piglio del leader. Il mercato, tuttavia, è ancora aperto ma cogliere l'occasione giusta in soli tre giorni sarà molto complesso.




