Immaginate di disputare una partita di calcio e al termine di questa andare a rilassarvi su un'isola che si affaccia su un mare cristallino. Il sogno di tutti, no? Bene. Ora sappiate che c'è chi questo sogno è riuscito a realizzarlo.
Per informazioni a riguardo è necessario chiedere a Giacomo Favero, centrocampista italiano che oggi gioca nel campionato di Serie A delle Maldive.
Dopo un buon decennio speso quasi totalmente tra i dilettanti italiani, Favero non ci ha pensato due volte, ha preparato i bagagli e preso un biglietto di sola andata con destinazione l'Oceano Indiano per dare nuovi impulsi e stimoli alla propria carriera.
"Giocavo in Italia e ho deciso di partire grazie a una persona che mi ha aperto le porte del mercato estero – ha raccontato in una recente intervista a Radio Deejay – Non ci ho pensato due volte, ho subito chiesto ‘dove devo firmare?'".
E così nell'aprile del 2021, 'Jack' compie un'importante quanto inusuale scelta di vita. Le Maldive diventano la sua nuova casa e dal 14 gennaio scorso è a tutti gli effetti un nuovo giocatore del Club Eagles, una delle otto formazioni che partecipano alla Dhivehi Premier League.
Campionato a otto squadre. Sì, avete capito bene anche stavolta. La Serie A maldiviana prevede infatti che ogni squadra affronti per due volte ciascuna delle altre sette avversarie iscritte al torneo. Il tutto per un totale di 14 partite.
Chi arriva primo accede alla fase a gironi della Coppa dell'AFC, rassegna riservata alle squadre asiatiche di 14 paesi che non prendono parte alla Champions League asiatica. Chi arriva secondo va ai preliminari della suddetta coppa e chi chiude all'ottavo posto scivola in seconda divisione.
Tutt'altro mondo, insomma, rispetto ai ritmi serrati e frenetici imposti dal calcio del Vecchio Continente. Un calcio che Favero conosce bene e che l'ha portato a muovere i primi passi nel settore giovanile del Verona.
Quella maldiviana, in realtà, non è la sua prima avventura al di fuori dei confini italiani perché il centrocampista friulano dopo aver lasciato il vivaio scaligero e dopo aver giocato con Sacilese, Torviscosa e Rimini - galleggiando tra Serie C e Serie D - a 22 anni si è trasferito in quel di Malta dove si è confermato giocatore incline al cambio maglia. Per la precisione, ne ha indossate tre nel giro di due anni e mezzo, giocando con Hamrun Spartans, Floriana FC e Birzebbuga prima di salutare tutti, un'altra volta ancora, per completare il percorso inverso.
Nell'estate del 2014, infatti, l'Italia (ri)chiama e il classe 1991 puntualmente risponde. Il rientro in patria non fa di certo rima con stabilità e, al contrario, lo vede protagonista di un incessante peregrinare su e giù per lo stivale, bazzicando rigorosamente tra la D e l'Eccellenza. Da Nord a Sud e viceversa.
Giorgione, Ligorna, Licata, GS Mazara, di nuovo Licata, Gela, Pro Gorizia, Carenipievigina e, infine, Calvi Noale. Nove tappe trascorse a battagliare e a cercare gloria tra i dilettanti prima della grande occasione. Prima del viaggio destinato a cambiare per sempre la sua vita e non solo quella professionale.
Favero si stabilisce a Malé, la capitale delle Maldive, dove prende confidenza con una quotidianità inedita, tutta da scoprire e fino a quel momento appartenente solamente alla sua immaginazione.
Un'immersione totale in un luogo dai connotati paradisiaci. Una routine fatta di sole, di mare, di tanto relax e di viaggi in barca, dove il calcio rappresenta sì il suo lavoro, ma vissuto a frequenze tali che ti consentono di respirare a pieni polmoni e di goderti tutto ciò che di meraviglioso ti circonda. E da quelle parti c'è davvero da perdervi la testa.
"Non giochiamo mai il venerdì, il sabato o la domenica. Puoi giocare il lunedì o il mercoledì, dipende. Nel giorno libero, solitamente quello dopo la partita, o vado a Hulhumale, l'isola vicino Malé più moderna e più carina, oppure mi sposto con qualche speedboat e vado in qualche isoletta a rilassarmi".
"Tutti immaginano che io viva in spiaggia o nei resort. In realtà vivo in un appartamento: è una città normalissima, solo che sei alle Maldive. Mi sposto sempre a piedi o in motorino. Qui sono conosciuto, ma solo perché siamo in pochi stranieri".
Giacomo nonostante un'esperienza praticamente nulla tra i professionisti è in un certo senso entrato nella storia del calcio italiano: il ragazzo di Udine è infatti il primo, e ad oggi unico, calciatore nostrano ad aver mollato tutto e tutti per andare a giocare nella massima serie maldiviana, oggi conosciuta come Ooredoo Dhivehi Premier League. A precederlo, seppur in vesti differenti, era stato Francesco Moriero che nelle Maldive è diventato il ct della Nazionale.
Tornando a Favero, si è trattato di una decisione forte. Un salto nel buio del quale però non si è mai minimamente pentito. Anzi.
"Devo dire che qui a Malè mi trovo bene, sia a livello di vita che a livello calcistico - le sue parole riportate dal 'Quotidiano del Piave' - C’è tutto un altro stile di vita, ad esempio c’è molta attenzione alla religione, è un Paese prevalentemente musulmano e si prega molto durante la giornata. Come alimentazione si mangia bene (tanto pesce) e come clima è il massimo".
Una scelta appagante che comunque non ha intaccato la sua professionalità e la voglia di ben figurare facendo ciò che ha sempre sognato sin da bambino.
“Per quanto riguarda l’ambito calcistico sono contento di essere il primo italiano a giocare qui. A livello di strutture il movimento calcistico sta crescendo, e si gioca soprattutto nello stadio di Malè che è anche un bell’impianto. Ho compagni di squadra non solo maldiviani ma anche spagnoli, russi e uzbeki. Mi trovo bene“.
Trovarsi immersi in autentico paradiso terrestre sicuramente aiuta, ma questo non l'ha privato di obiettivi e ambizioni da conseguire.
“La mia speranza è di aiutare la squadra a qualificarci per la Champions League asiatica: permetterebbe anche di andare a fare trasferte in paesi come India, Thailandia e, nel migliore dei casi, Cina, Giappone e Australia".
Favero, dal canto suo, ha anche un'altra speranza, ossia che la sua storia possa fare da apripista e spingere altri calciatori italiani a tentare questa nuova e affascinante avventura.
Se mi vedo qui ancora qualche anno? Voglio dare tutto me stesso qui e fare da apripista anche per altri giocatori italiani magari in futuro, qui ci sono buone basi e il movimento asiatico sta crescendo molto“.
Giocare a calcio in un contesto simile, effettivamente, rappresenta un incentivo non da poco.
