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Zlatan Ibrahimovic Milan 2020/21Goal

Il crollo del Milan nel girone di ritorno e la sua Ibra-dipendenza: senza Zlatan non è da Champions

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Svuotato, impaurito, smarrito. Dopo aver vissuto per mesi un sogno ad occhi aperti, intravisto vette che non sembravano poter essere raggiungibili, cullato pensieri di gloria, il Milan si è risvegliato bruscamente, violentemente, ritrovandosi all'improvviso nel cuore di una bufera. Il perentorio 3-0 subíto all'Olimpico contro la Lazio ha scaraventato i rossoneri sull'uscio della zona Champions, occupata stabilmente dalla squadra di Pioli negli ultimi 7 mesi. Ma il ko contro i biancocelesti è solo la punta di un iceberg affiorato in superficie nel girone di ritorno e contro il quale il Milan, dopo aver volteggiato leggiardo sul ghiaccio a lunghi tratti, sembra stia andando sinistramente, e in maniera inesorabile, a sbattere.

Campioni d'inverno con 43 punti e sette lunghezze di distacco dal quinto posto, i rossoneri si sono sciolti nel 2021, accantonando ogni velleità di un tricolore che sarebbe stato catalogabile alla voce 'miracolo sportivo' e dilapidando tutto il vantaggio accumulato in ottica Champions League, l'unico, vero, dichiarato obiettivo minimo stagionale della società.

Milan 2020/21 Serie AGoal

Il confronto, corroborato dai dati Opta, è impietoso: il Milan ha chiuso il girone d'andata con una media di 2.3 punti a partita, sole due sconfitte incassate (contro Juventus e Atalanta, proprio nell'ultimo tratto del girone) e una differenza reti di +17, frutto di 39 goal fatti (una media di circa 2 reti realizzate a partita, una ogni 44 minuti) e 22 subiti. Un ritmo che la squadra di Pioli non ha saputo mantenere nel girone di ritorno: nelle 14 giornate disputate finora il Diavolo ha raccolto solo 23 punti (una media di 1.6 punti a partita) e ha subíto già 5 sconfitte. Ed osservando la differenza reti salta all'occhio il drastico calo complessivo di un Milan che ha realizzato solo 21 goal (9° attacco della Serie A nel girone di ritorno, una media di 1.5 goal a partita, uno ogni 60 minuti) e ne ha incassati già 19.

Andando più a fondo nell'analisi numerica emergono soprattutto due dati a fotografare il peggior rendimento dell'ultimo periodo della squadra di Pioli rispetto ai primi mesi della stagione: sono diminuite sensibilmente quelle che vengono definite 'big chances', le nitide occasioni da goal create dai rossoneri, che nel girone d'andata riuscivano a produrre 2.8 chiare palle-goal a partita contro le 2 delle ultime 14 partite. Ancor più evidente, soprattutto in relazione anche al calo fisico del Diavolo, è il crollo del dato relativo ai duelli vinti: prima squadra in Serie A nel girone d'andata con circa 57 duelli vinti a partita contro i 52.8 del girone di ritorno.

Ma la vera, grande differenza tra il Milan dei primi mesi della stagione e quello del periodo febbraio-aprile è stata la capacità di sopperire all'assenza della sua stella polare, del suo leader tecnico e mentale, dell'uomo in grado di cambiare radicalmente volto alla squadra: ovviamente Zlatan Ibrahimovic. Perchè se nel girone d'andata, soprattutto con il rendimento di giocatori come Leao (5 dei suoi 6 goal sono arrivati nelle prime 17 partite) e Theo Hernandez (decisivo contro Parma e Lazio) i rossoneri erano riusciti a reggere un passo notevole anche senza Ibra, con il passare delle giornate la dipendenza dal fuoriclasse svedese è diventata sempre più marcata.

Milan con e senza Ibrahimovic nel girone di ritorno Serie A 2020/21Goal

Abbiamo evidenziato come il calo complessivo del Milan nel 2021 sia vistoso e incontrovertibile ma spostando il focus sulla presenza/assenza di Ibrahimovic emerge un'altra verità: sebbene Zlatan abbia segnato solo 3 dei suoi 15 goal dopo il giro di boa, con lui in campo i rossoneri hanno mantenuto un passo da Champions anche nel girone di ritorno, con una media di 2 punti a partita, il 62.5% di vittorie sulle 8 partite con Ibra in campo e 1.9 reti realizzate a partita. Nelle 6 giornate senza il suo centravanti titolare, la squadra di Pioli ha raccolto solo 1.2 punti di media, con 2 vittorie, 3 sconfitte (di cui due pesantissime contro Napoli e Lazio), realizzando solo 6 goal complessivi. 

E se da fine gennaio si è sbloccato Rebic (autore di sei delle sue sette reti in campionato nel girone di ritorno), ciò che è mancato, oltre all'apporto del già citato Leao, è sicuramente quel quid che avrebbe dovuto garantire Mario Mandzukic, approdato a Milanello nella finestra invernale di mercato proprio per fungere da alter-ego di Ibrahimovic con la sua fisicità, la sua esperienza e il suo carisma. Un'operazione i cui risultati sono finora catastrofici, tra infortuni e una condizione fisica lontana anni luce da livelli quanto meno accettabili, e che ha sottolineato ulteriormente quanto Ibra sia assolutamente insostituibile per questo Milan.

Il recupero dello svedese per la sfida di sabato contro il Benevento e la sua presenza in questo rush finale di campionato è fondamentale per le speranze Champions dei rossoneri: numeri alla mano senza Ibra il rischio di colare a picco, gettare alle ortiche un'intera stagione e aprire inevitabili interrogativi sul futuro di società, allenatore e giocatori è davvero altissimo.

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