Identità, una parola tanto cara a Stefano Pioli, che il Milan non ha smarrito neanche in uno degli stadi più affascinanti ma al tempo stesso intimorenti d’Europa. Il tecnico emiliano non può che essere orgoglioso della prova dei suoi ragazzi: il suo Milan si è confermato (insieme all’Atalanta) la squadra più “europea” della Serie A, ha mostrato unione, spirito di sacrificio e una non scontata ricerca del gioco palla a terra (resa tremendamente complicata dalla pressione dei padroni di casa e dalla sapienza tattica di Henderson e Fabinho) sfociata nei due goal che hanno fatto tremare Anfield.
Lo scenario poteva essere completamente diverso: la strepitosa parata di Maignan sul rigore di Salah al quarto d’ora ha impedito al Diavolo di ritrovarsi totalmente inerme dopo la partenza a mille all’ora dei Reds, e ha dato fiducia e energia alla squadra per rientrare in partita e provare addirittura ad entrare nella storia dalla porta principale.
Da Liverpool i rossoneri portano a casa insegnamenti preziosi e indicazioni su punti da migliorare: l’attenzione ai dettagli, la lucidità sulle seconde palle, il bisogno di una maggiore cattiveria agonistica, in particolar modo in mediana e sulla trequarti. Ma è soprattutto l’aspetto mentale sul quale Pioli si soffermerà nell’analizzare con la squadra quanto visto ad Anfield: la comprensibile tensione del debutto in Champions e l’emozione di una cornice così leggendaria sono attenuanti innegabili per una squadra giovane come il Milan, il cui percorso di crescita passa proprio da test spietati come quello contro il Liverpool, in cui ogni minimo dettaglio fa la differenza.
Getty ImagesE inevitabilmente i tanti calciatori all’esordio in questa competizione all'inizio hanno pagato dazio, seppur riuscendo a riscattarsi col passare dei minuti. Su tutti Rafael Leao, stordito dalla furia dei Reds in avvio e in evidente difficoltà sui continui inserimenti di Alexander-Arnold, come in occasione del goal che ha sbloccato la partita, ma poi in grado di reagire e di diventare protagonista dell’assist che ha messo Rebic nelle condizioni di trafiggere Alisson, ma anche fautore del raddoppio rossonero, nato da uno strappo in accelerazione del portoghese.
L’essere riusciti a tenere in bilico il risultato nonostante l’evidente differenza di valori in campo, non può che essere motivo d’orgoglio per Pioli.
“Abbiamo affrontato un grande avversario - ha ammesso il tecnico rossonero nel post-partita - il fatto di aver provato fino alla fine a portare a casa un risultato positivo è significativo del livello raggiunto. Il Liverpool è in altissimo, a noi manca ancora qualcosa. Sfrutteremo queste partite per crescere e andare avanti nella competizione. L’aspetto mentale fa la differenza, siamo la squadra più giovane del girone, con meno presenze in Champions”.
Il pareggio tra Atletico Madrid e Porto rende la sconfitta dei rossoneri ad Anfield potenzialmente meno pesante in ottica qualificazione: la strada per tornare nell’elite europea è ancora lunga ma il Milan si è ripresentato in Champions League senza sfigurare, uscendo da Anfield con una lezione chiara per Pioli: “Questa partita ci farà capire che giocando da squadra possiamo competere a certi livelli”.




