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Mike MaignanGetty/Goal

Con le mani, con i piedi, Maignan: il 'tuttoportiere' dello Scudetto

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Nel calcio è stato coniato il termine 'tuttocampista' per definire un centrocampista capace di giocare praticamente ovunque in mezzo al campo. Abile sia ad offendere che a difendere. Mike Maignan, dal canto suo, di posizione in campo ne può coprire solo una, ma riesce lo stesso ad essere ovunque. Sempre presente, sempre nel vivo. Praticamente un 'tuttoportiere'.

Si può dire? No? E allora lo inventiamo proprio in questo momento. Cuciamo questo termine addosso a Maignan. Perchè difficilmente negli ultimi anni abbiamo visto un portiere così completo, così costante nel rendimento e così incisivo all'interno di una partita. E non lo scopriamo certo adesso. Questo è soltanto il momento di ribadirlo, confermarlo, legittimarlo come si deve dopo uno Scudetto conquistato da assoluto protagonista. O meglio, dopo il secondo Scudetto consecutivo conquistato da assoluto protagonista.

Non a caso quest'estate vi avevamo detto di stare tranquilli a chi viveva l'addio di Donnaruma - piccolo spoiler: in questo articolo non si faranno paragoni o confronti di nessun tipo con Gigio - come un dramma irreversibile. Vi avevamo detto che Maignan era forte. Potenzialmente fortissimo. Vi avevamo detto di quanto fosse determinante, maledettamente influente all'interno del contesto difensivo e non solo. Vi avevamo mostrato i numeri del suo spettacolare 20/21 vissuto con la maglia del Lille campione di Francia.

  • 21 clean sheet stagionali
  • Terzo miglior portiere per percentuale di parate in Europa
  • 23 goal subiti, miglior difesa della Ligue 1 e dei top 5 campionati europei

Vi avevamo detto che sarebbe diventato il futuro numero uno della Nazionale francese. Un processo iniziato con la prima partita da titolare giocata lo scorso marzo nella sua Lille in amichevole contro il Sudafrica. Ai Mondiali in Qatar toccherà ancora a capitan Lloris, dopo di che lascerà i guantoni a 'Magic Mike', che nel frattempo sta proseguendo senza soste il suo magico percorso. E' arrivato al Milan da soli 10 mesi, ma in realtà sembrano 10 anni.

Il carisma con il quale ha affrontato questa prima stagione in rossonero bisogna averlo innato. La personalità, idem. Dento e fuori dal campo, come quando è uscito a valanga sul razzismo e lo ha colpito con i pugni chiusi.

"Non sono una vittima. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso"

Solo una parte di un messaggio forte, diretto, senza giri di parole, pubblicato sul suo profilo Instagram. Lui che a rispondere a tono non si è mai fatto problemi. Come quando ai tempi del PSG (perché sì, paradossalmente, è proprio lì che è cresciuto) si è permesso di ribattere a Ibra che lo aveva insultato.

"Ricordo un allenamento, a 17 anni, al primo anno da professionista. Ibrahimovic calciava pallonate a 400 km/h, manco dovesse segnare a Buffon o a Julio Cesar. Non riuscivo a parare e allora mi dice 'Sei un portiere di merda'. Solo che subito dopo gli paro un tiro e là non potevo non rispondergli e gli ho detto 'E tu sei un attaccante di merda'".

Da quel momento in poi, ovviamente, tra i due è sbocciato l'amore.

O come quando, proprio in questa stagione e proprio nel giorno del derby, ha trovato il modo di anticipare quello che poi sarebbe successo in campo. E lo ha fatto nel parcheggio di San Siro, rivolgendosi a un posteggiatore.

"Oggi la tua macchina deve stare fuori, questa oggi è la casa dell'Inter".

"Hai appena cambiato l'arredamento senza il mio permesso! San Siro mi è stata presentata come la casa del Milan".

Non solo parole, ma anche e soprattutto fatti. In quel derby, nel suo primo derby, ha stravolto la storia del campionato con le sue parate, spianando la strada alla rimonta di Giroud. In una stagione in cui i portieri sono stati più un malus che un bonus, Maignan ha mantenuto una costanza di rendimento fuori dal normale. A Salerno il primo e unico cedimento strutturale. La perfezione, del resto, non esiste.

Maignan PSGetty

Esistono i momenti decisivi e in quelli Maignan la perfezione l'ha quasi raggiunta. Con le mani su Vojvoda e Cabral, per citarne due su tutti. Con i piedi per Leao, con l'assist decisivo realizzato contro la Sampdoria. Maignan non si è mai sentito solo ed esclusivamente un portiere.

"Da piccolo non volevo giocare in porta con i miei amici, volevo far goal. In effetti, nella mia testa, mi considero un giocatore di movimento. Quando la mia squadra ha la palla, prendo parte al gioco, provo a creare sbocchi per i miei difensori. E’ solo quando la mia squadra perde palla che torno a sentirmi un portiere. Dopo tutto, è il mio lavoro”.

Eccola, ci risiamo con la costruzione dal basso, direte voi. In realtà l'abilità da 'tuttoportiere' di Maignan è racchiusa principalmente nelle statistiche della Lega Serie A sull'indice di verticalità, ossia il numero di giocatori avversari superati con un lancio lungo andato a buon fine. Bene, Maignan è praticamente un top in questo tipo di statistica. In occasione dell'assist per il goal di Leao ha preso praticamente alla lettera il consiglio di Silvio Berlusconi, il quale poche ore prima aveva detto che "Il portiere deve saper dettare il passaggio lungo per gli attaccanti".

Quello di Maignan, dunque, non è mai sempre e solo un rinvio, ma una vera e proprio verticalizzazione da registra arretrato. Tanto che, nel periodo in cui è stato infortunato al polso, veniva addirittura utilizzato come giocatore di movimento durante le esercitazioni a Milanello.

Senza Donnarumma sembrava tutto più difficile, invece con Maignan è diventato tutto magicamente più semplice. Come la sua parata sull'unico tiro in porta dell'Atalanta di Muriel. Semplice, all'apparenza. Poi la riguardi bene e capisci che lo è stato perchè in porta c'è lui, quello col numero 16. Mike Maignan.

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