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Lazar Markovic LiverpoolGetty Images

"Come Ronaldo e Messi", "Un genio": Lazar Markovic e il fallimento al Liverpool

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Alzati, Lazar. Alzati e cammina. A un certo punto glielo hanno chiesto in ginocchio un po' tutti, quasi implorandolo. Quelli che l'hanno visto giocare agli albori della carriera, quelli che ne avevano predetto un futuro da stella del pallone, quelli che no, qui è impossibile prendere un abbaglio. Alzati e cammina. Ma Lazar non è Lazzaro. E rimane assopito nel proprio perenne dormiveglia, solo parzialmente spezzato da qualche guizzo orgoglioso. Troppo poco, assolutamente, perché quelle enormi promesse di quasi un decennio fa possano dirsi anche solo parzialmente compiute.

Lazar è Lazar Markovic, che oggi ha 27 anni e, almeno in linea teorica, ha ancora tutto il tempo per far parlare di sé. Quando aveva appena compiuto la maggiore età, era praticamente sulla bocca di tutti. Dentro i confini serbi, a Belgrado, dov'è nato e cresciuto calcisticamente. Ma anche e soprattutto fuori, tra il Portogallo, dov'è diventato qualcuno con il Benfica, e l'Inghilterra. Il suo Eldorado del pallone, divenuto ben presto una gabbia troppo stretta per poter scappare. Perché non tutti lo ricordano, ma doveva essere lui, esterno offensivo brillante e pieno di spunti, il presente e il futuro del Liverpool. E non tutti ricordano l'hype con cui si era presentato a Melwood. Da stella del calcio, da qualcuno innalzata – in maniera precipitosa, certo – fino a quell'Olimpo riservato solo a pochi dei.

“Assieme a Ronaldo e Messi– diceva di lui Avram Grant, l'ex manager del Chelsea, nel 2014 – Markovic è uno dei più grandi talenti che abbia mai visto all'età di 19 anni”.
Grant Markovic psGoal/Getty Images

Un macigno, più che un elogio. Roba da stendere un toro dalla pressione. Eppure Grant lo conosceva bene, Markovic. Lo ha allenato da giovanissimo al Partizan, la squadra del cuore di Lazar, con cui il baby prodigio ha firmato un contratto di sei anni quando ne aveva 17. Con lui ha vinto il campionato serbo nel 2012 e lo ha visto comparire nella top 11 del torneo, stats and facts replicati anche nella stagione successiva. E dunque non si è stupito più di tanto quando il Benfica se l'è portato a casa nel 2012. O meglio: un po' sì. Perché i suoi progetti prevedevano un approdo ancora più ambizioso. Il Chelsea, magari, e in effetti, quando lo hanno preso i portoghesi, un sospetto su una compartecipazione dei Blues nell'affare a qualcuno è venuto. O magari l'Inter, che si è ritrovata di fronte Markovic in Europa League e ha capito subito di aver a che fare con un talento. Ha provato a farlo suo, ma non c'è stato nulla da fare.

Quando Markovic arriva al Liverpool, nell'estate del 2014, lo fa dunque tra aspettative altissime. I Reds lo hanno strappato a mezza Europa. E pure il prezzo pagato al Benfica non è irrisorio: 25 milioni di euro circa. Per un ventenne. È in buonissima compagnia, Lazar, perché il club ha deciso di spendere gli 82 milioni di euro pattuiti col Barcellona per la cessione di Luis Suarez: assieme a lui sbarca nel Merseyside gente come Mario Balotelli, Emre Can e Divock Origi. Qualcuno farà bene, altri (Rickie Lambert, ad esempio) deluderanno. Ma il fatto di essere uno dei tanti non impedisce al giovane serbo di finire dritto sotto la luce dei riflettori.

“Averlo preso così giovane è un motivo d'orgoglio per noi – dice ai tempi il manager Brendan Rodgers perché avremo la possibilità di lavorare su di lui, sviluppando il suo talento e migliorandolo. Per noi è un acquisto entusiasmante. Un giocatore che aumenta il potenziale offensivo della nostra rosa. Lazar può giocare in diverse posizioni del campo, ma mi piace in particolare il modo offensivo in cui vive il calcio, cercando sempre di creare qualcosa. È perfetto per il modo di giocare del Liverpool”.

Anche l'entusiasmo di Markovic, nei suoi primi giorni in Inghilterra, è alle stelle. Intervistato dai giornalisti locali, il volto nuovo dei Reds dimostra di avere una discreta fiducia nelle proprie potenzialità:

“Sono pronto. E sono convinto di poter diventare uno dei migliori giocatori della Premier League. Se ho tutta questa fiducia in me stesso è perché ho vinto il campionato in tutte le stagioni che ho disputato”.

Vero: campione col Partizan nel 2012, al termine del suo primo anno da professionista, campione col Partizan nel 2013 e campione col Benfica nel 2014. Ma il rapporto già strettissimo con gloria e trofei sta per arrivare a un punto morto. Il 2014/15 è una stagione storta per il Liverpool. Pochi mesi prima Gerrard e compagni hanno perso sul filo di lana una Premier League che pareva già vinta. E il ricordo dello scivolone di Stevie G contro il Chelsea, nella partita che in sostanza ha consegnato il titolo al Manchester City, è ancora vivido nella memoria di tutti.

Il Liverpool non ingrana e perde subito ogni speranza di lottare per il primo posto. In Champions League subisce l'onta di un'eliminazione ai gironi, addirittura dietro al Basilea, con Markovic che nella gara di Anfield contro gli svizzeri entra al 46' e si fa espellere al 61'. E negli ottavi di Europa League viene estromesso ai rigori dal Besiktas di Tolgay Arslan, a segno nella partita di ritorno. Rodgers passa in corsa a un 3-4-3 in cui Markovic fa l'esterno a tutta fascia: non è per lui. La stagione si conclude con un deludente sesto posto in Premier League, il serbo gioca 19 volte di cui 11 da titolare, ma i dubbi sull'effettivo valore del suo acquisto iniziano ben presto a montare.

Lazar Markovic sent off Liverpool BaselGetty Images

Eppure le qualità sono evidenti a tutti. Se in partita fa fatica, come del resto tutta la squadra, in allenamento Markovic lascia chiunque a bocca aperta. Quando il 'Liverpool Echo' gli ha chiesto un ricordo generale della sua unica annata da portiere dei Reds, Adam Bogdan ha menzionato Firmino, Sturridge, Coutinho. E poi lui, Markovic. Considerato “un genio nelle partitelle cinque contro cinque”. Non bravo. Non molto bravo. E nemmeno bravissimo. No: un genio.

Ma il Liverpool ha altre idee. E nell'estate del 2015, negli stessi giorni in cui rimanda Balotelli al Milan, accetta di prestare Markovic al Fenerbahçe per sei mesi. Un modo come un altro per fargli fare le ossa in un campionato competitivo, in un club prestigioso, tra le bombe dei bollenti derby di Istanbul. Dopo poche settimane dal suo arrivo, dopo il suo esonero per far posto a Jürgen Klopp, Lazar spara contro Rodgers: “Mi ha fatto giocare in tutte le posizioni, tranne nella mia”. Ma nemmeno in Turchia le cose vanno per il verso giusto: 14 presenze senza reti in campionato, un centro a dicembre in Europa League. Altre difficoltà. Ed è soltanto l'inizio. Perché il serbo che al Partizan incantava tutti, e che lo stesso Rodgers definiva “un acquisto entusiasmante”, sta per cominciare il proprio personale viaggio della speranza in giro per l'Europa. Sempre in prestito, sempre senza un vero progetto per il futuro.

Prima tappa: lo Sporting. Di nuovo a Lisbona, di nuovo con Jorge Jesus. “Sono qui per lui”, dice al momento dell'arrivo. E il tecnico, che già lo aveva avuto alle proprie dipendenze al Benfica, ricambia: “Bravissimo il presidente per averlo preso. Lazar è ancora giovane, nulla gli impedisce di tornare quello di una volta”. Risultati? Scadenti, ancora una volta. Per non dire pessimi. Tanto che a gennaio il prestito viene spezzato e Markovic torna al Liverpool. Ma non per rimanervi, perché neppure Klopp ha la minima intenzione di puntare su di lui.

E dunque, a partire dal gennaio del 2017, ecco la seconda tappa: l'Hull City. Se non altro è ancora Premier League. A febbraio Markovic è uno dei migliori in una gara persa contro l'Arsenal e in qualche tifoso del Liverpool si riaccende la speranza. Uno scrive su Twitter: “Ha qualità, l'Hull ha preso un buon giocatore”. Un altro: “Speriamo che la dirigenza lo stia monitorando”. Lo sta facendo, con ogni probabilità. E che il giocatore creda in un rapido ritorno ad Anfield, è un dato di fatto.

“Oggi sono più maturo e più esperto – dice Markovic a 'Sky Sports' nel marzo del 2017 – e ciò farà la differenza nel mio sviluppo. Sono ancora un giocatore del Liverpool e in estate parleremo del mio futuro. Ogni tappa porta esperienza e maturità. Sono sicuro che tutto questo in futuro mi aiuterà”.

La terza tappa, nell'estate del 2017, è effettivamente il Liverpool. L'Academy, però. Un paio di esperienze spezzate dall'ennesimo prestito, stavolta all'Anderlecht. Markovic fa il bravo, non fa pesare il proprio status di stella ancora potenziale e si mette diligentemente agli ordini del manager Neil Critchley. Che del serbo dirà in futuro: “È stato bello lavorare con lui. Si è comportato benissimo con i giovani della squadra. È umile, ascolta quello che gli si dice, è un grande professionista”. Ma intanto la discesa continua costa a Markovic la chiamata della Serbia per i Mondiali russi.

E dunque, la quarta tappa. L'ultima, perché nel giugno del 2019 va in scadenza il contratto firmato cinque anni prima. Nel gennaio di quello stesso anno, il Liverpool lo cede gratis al Fulham. Questa volta a titolo definitivo. Ogni speranza di sfondare ad Anfield è definitivamente svanita. Ancora una volta l'accoglienza è calorosa. “È un giocatore talentuoso, avrà tutto il sostegno del manager”, dice il proprietario Tony Khan. Ma in realtà non è che Claudio Ranieri appaia così entusiasta del nuovo acquisto.

“Sappiamo per certo che è bravo a giocare a Uno – le sue parole a 'Four Four Two' – Sappiamo che porta sempre con sé un ombrello quando esce, e se la gente non ne ha uno glielo offre volentieri. Sappiamo che chiede sempre alle altre persone come stanno e le ascolta. Sappiamo che lava volentieri i piatti, anche se ha appena cucinato. Sappiamo che si porta da casa le borse al supermercato, invece di usare quelle di plastica. Sappiamo che al karaoke fa una bellissima versione di How The West Was Won And Where It Got Us, dei R.E.M. Sappiamo che è generoso e paziente. Ma non sappiamo se sia bravo a giocare a calcio. Nessuno di coloro con cui abbiamo parlato ricorda di averlo visto in campo. Anche se al Liverpool ci hanno detto categoricamente che dovevamo prenderlo, e ciò significherà qualcosa”.

Significa che il Liverpool vuole disfarsi di lui, ecco cosa significa. Ed in effetti lo scetticismo di Ranieri si rivela più che fondato, perché pure i sei mesi sulle rive del Tamigi sono un clamoroso buco nell'acqua: Markovic gioca un tempo in casa del West Ham a febbraio, poi non si vede più fino a fine stagione. Il Fulham retrocede in Championship e l'addio a parametro zero, al termine del campionato, è inevitabile.

A venire in suo soccorso è il Partizan. Il club dove tutto è iniziato. La sua squadra del cuore. Non si fa troppi problemi, Markovic, ad accettare di fare due passi indietro. Anche perché è proprio lui il primo ad essere cosciente di come le cose siano andate nel corso degli anni: “Ho avuto più bassi che alti, è arrivato il momento di cambiare”.Oggi fa il capitano, il riferimento tecnico dello spogliatoio. E ha ritrovato quella fiducia in se stesso che lontano da casa aveva smarrito. Ma probabilmente è troppo tardi per ricominciare.

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