Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Burdisso GFXGoal

Burdisso, l'uomo delle stracittadine: una carriera in città con i Derby

Pubblicità

Una frase che si ripete come un mantra nelle conferenze stampa di vigilia. 'Sono quelle gare che tutti vorrebbero giocare'. I big match, i classici, gli scontri d'alta classifica, particolari per un motivo o per un altro. E poi ci sono loro, i Derby, le stracittadine, quelle dure e pure, tra città diverse e opposti che non si attraggono. Quelli da una sponda all'altra della città, tra due fiumi, girato l'angolo, dalla parte opposta dello stesso. Giocarne uno può essere il massimo traguardo di un calciatore. Questione di punti di vista. Disputarne due diversi, tra nord e sud, riuscendo a vincere in entrambi, è qualcosa da raccontare per sempre a quei fantomatici nipoti, se mai arriveranno. Oltre si vola verso la stratosfera, lo spazio, la leggenda. Nicolas Burdisso.

Messi e Cristiano Ronaldo sono stati gli imperatori di quel Derby particolare, il Clasico, non riconducibile direttamente alla città unica. Zanetti, Xavi, Sergio Ramos, Totti, loro sì, sempre presenti, sempre emozionati o arrabbiati per un risultato, tra le mura del proprio mondo. Hanno conosciuto ogni anfratto e ogni dettaglio della stracittadina, dominando nell'inferno del non si può sbagliare.

Burdisso no, è dall'altra parte, la quantità fatta a uomo, Derby. Ha vissuto in cinque città in carriera, trovando sempre lo stesso principio: il Derby. Visto in maniera leggera, vissuto come fuoco e polvere, percepito come essenziale per il buon vivere annuale. Dove ha militato, ha sempre, il 100% delle volte, un caso unico e non semplicemente raro, giocato contro la squadra della stessa città.

E' un uomo di Buenos Aires, Nicolas, e prima ancora un ragazzo. Nasce ad Altos de Chipion, Cordoba, prima di venire scoperto dal Boca Juniors e diventare uno Xeneizes, nelle giovanili che separano il futuro del calcio e il passato di chi ha provato ad essere grande senza riuscirci.

Nel 1999 comincia la sua esperienza in prima squadra, ha 18 anni, un fisico non da granatiere ma neanche da funambolo, un centrale che può essere piuma e ferro, a seconda degli eventi che lo spingono da una parte all'altra della difesa, centro sinistra, centro destra, ma anche interno davanti alla retroguardia. Ha temperamento, decisione, rispetto per Martin Palermo, supporto per i giovani compagni che come lui stanno scivolando dall'exuvia, dall'esoscheletro delle giovanili per divenire la forma finale. Riquelme, Coloccini, Samuel.

Al Boca Juniors vincerà tutto, contro chiunque, contro le grandi Europa nell'Intercontinentale, contro le big d'Argentina, della città. Se cresci col sogno di sfidare il River Plate e realizzi lo stesso vincendo, niente ti può far paura, Nessun classico match del calcio. Soggettivo certo, nel definire il migliore del giuoco, ma oggettivo approccio devastante che può fare vittime o guerrieri. La seconda, musica maestro. Suona così bene che il Vecchio Continente non tarda ad arrivare.

Arriva a Milano, in uno dei Derby diciamo così, meno di vita o morte. Almeno rispetto a Istanbul, Atene, Roma, Belgrado e la stessa Buenos Aires. Sentitissimo, ma diverso nei modi di essere. Più chic, vestito a festa. Più frack e meno tuta, quella popolare, propriamente del popolo. Burdisso vive quelle stracittadine meneghine proprio nel momento clou della storia interista, tra l'ennesimo rincorrere le avversarie di mille battaglie e il diventare l'imbattibile e insuperabile squadra da battere a tutti i costi.

A forza di cinque stagioni, Burdisso. Dal 1999 al 2004 a Buenos Aires contro il River Plate, dal 2004 al 2009 contro il Milan rappresentando l'Inter, dunque a Roma, all'Olimpico, per cinque anni a ricordare ai cugini della Lazio che lui di stracittadine se ne intende più di tutti. Non è mai un imprescindibile va detto, per scelte tecniche ed infortuni, ma quell'aurea di rappresentante maximo del Derby, fa sì che venga osservato, grazie al talento di essere divenuto l'incarnazione stessa di una città e due storie.

In quel di Genova sono invece quattro le stagioni, e dopo aver assaporato tutto il piatto ricco mi ci ficco delle possibilità, è sicuro di sapere di cosa si sta parlando, quando appende le scarpette al chiodo, analizzando il suo passato tra una città e l'altra, tra una sfida interna e l'altra. Dulcis in fundo, per essere recordman ed accettare solo tali chiamate, così da aumentare la propria leggenda, Burdisso chiude al Torino, spoiler, altro comune con due squadre al top.

Cuore e cervello, soggettività e oggettività. Come scegliere tra i suoi cinque gemelli a cui vuole un gran bene? Forse quello nato leggermente prima degli altri, che racchiude in sè tutte le caratteristiche degli altri. Buenos Aires è la base, la fine, l'alfa e l'omega:

"Forse quello tra Genoa e Samp è quello più simile al derby argentino tra Boca e River. A Genova hanno un modo di vivere il calcio abbastanza simile all’attitudine sudamericana. Per fare un paragone con gli altri derby che ho giocato in Italia, direi che quello della Bombonera ha la stessa follia di Roma-Lazio, l’impatto mondiale di Inter-Milan. Poi c'è il confronto cittadino di Torino".

Nicolas BurdissoAFP

L'aver scelto una carriera in cui ad ogni angolo ti chiedono di vincere il Derby ha portato Burdisso a gonfiare il petto e ad aspettare che gli altri, presenti nello stesso angolo parlino per lui: "guarda che c'è abituato". Palese, scontato, ma conversazione che sarà successa più e più volte in quindici anni di carriera, tra Scudetti, Libertadores e un particolarissimo titolo di capocannoniere della Coppa Italia 2006/2007 in maglia Inter (quattro reti, ma nessuna al Milan, non affrontato il tal edizione).

Sì, Burdisso è l'uomo Derby, ma come si è comportato Nicolas nelle stracittadine. Qua sta il punto, perchè dalla pagina uno si deve passare alla due per definirlo realmente Re fluido delle gare giocate contro i vicini di casa. Basterebbe l'inizio per chiudere la questione, ma guai a fermarsi qui.

Perchè abbandonare il cammino alla prima curva se la mente regge il confronto? Meglio spingersi oltre. Burdisso gioca tre Derby di Buenos Aires contro il River Plate in Copa Libertadores: con la maglia del Boca Juniors li vince tutti nel 2000 e nel 2004, alternando successi e sconfitte in campionato. In campo internazionale, quello che aumenta stima e leggenda, perl, tre su tre.

Il passo successivo è Milano, scelto dall'Inter come ago argentino nell'infinito pagliaio albiceleste nerazzurro degli anni 2000. Comincia a sentirsi uomo Derby, a lottare con le unghie e con i denti, in maniera onesta ma rabbiosa. Memore della vittoria in Coppa Intercontinentale con la maglia del Boca Juniors, contro il Milan, fa di tutto per continuare ad essere bestia nera del Diavolo. Si traveste come può, facendosi scoprire in due gare su sei: per il resto sono quattro successi scendendo in campo tra nero e azzurro, contro i cugini dell'altra parte.

Se non fosse casualità e fato, sembrerebbe sul serio che Burdisso ragioni sui numeri della sua vita, decidendo di troncare arrivato a quel punto. Dopo i cinque anni prima dell'addio ad un Derby, una città e una squadra, anche il numero sei diviso tra quattro vittorie e due sconfitte. Anche a Roma, sponda giallorossa, finisce k.o due volte, urlando di gioia nelle restanti quattro. Come a Milano. Almeno relativamente alla Serie A, perchè a queste si aggiungono le gare di Coppa Italia. Una vittoria, ma anche il k.o più pesante di sempre per uno abituato a vivere a pane e Derby: nel 2012/2013, Lulic.

Di tutt'altro dato si parla invece quando si analizza l'era ligure, forse quella più argentina per Burdisso. Almeno relativamente all'umore dei genovesi prima, durante e dopo la gara. Che non và come vorrebbe praticamente mai: un pareggio, un successo per 3-0 ma anche cinque sconfitte. E qui, dovendo parlare di negatività, l'unica 'macchia' nella carriera da uomo Derby di Burdisso. A Torino, contro la regina della seconda decade 2000 Juventus, due gare giocate tra Serie A e Coppa Italia e due sconfitte. L'unica stracittadina che non è mai riuscito a vincere in campo (e guardando a quelle osservate dalla tribuna, nemmeno da spettatore).

Mi raccomando il Derby contro la Sampdoria, occhio alla gara contro il Milan, proviamo a vincere la sfida contro la Juventus, guarda che sta arrivando la sfida contro il River Plate. Ricordati che devi dare tutto in campo contro la Lazio. Frasi di quindici anni di carriera tra la città vecchia di Genova, le strade della moda di Milano, i vicoli di Torino, i monumenti di Roma, e i dintorni di Buenos Aires. Sì, sì, se lo segnava Burdisso. Sapeva di dover morire in campo per la supremazia della città. Lo ha sempre fatto con rispetto, foga e chissà, un pizzico di ego.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0