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Jonathan Biabiany - Inter

Biabiany, la freccia di scuola Inter arrivata in Italia quasi per caso

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Di meteore ne è pieno il mondo del calcio, e anche di buoni giocatori: nel caso di Jonathan Biabiany è giusto essere clementi ed inserirlo nella seconda categoria, seppur gli sia mancato l'ultimo step per recitare un ruolo da protagonista ad alti livelli, prospettiva molto florida soprattutto agli inizi di carriera.

Se a 16 anni, un club come l'Inter ti nota, vuol dire che le qualità ci sono e che la storia - intesa come intrecci e trame del destino - può offrire risvolti positivi. E' il 2004 quando il volo dello storico e compianto capo degli osservatori nerazzurri, Pierluigi Casiraghi, atterra in netto anticipo a Parigi: lo scopo del viaggio è il solito, ossia scovare nuovi talenti dal futuro assicurato e metterli al servizio delle giovanili interiste.

All'appuntamento manca però ancora tanto e Casiraghi decide di ingannare il tempo facendo ciò che più gli aggrada, cioè guardarsi un bel torneo nella speranza che Cupido scagli la freccia verso il fortunato prescelto. In quel torneo gioca il Blanc-Mesnil, squadra proprio di Biabiany che brilla nel secondo tempo, con un poker di reti che permettono ai suoi compagni di avere la meglio per 6-4, dopo aver chiuso in svantaggio il primo tempo sullo 0-4.

Di quella partita Casiraghi guarda solo i primi 45 minuti, quanto basta per innamorarsi di quel ragazzino dalla velocità impressionante: Biabiany scopre tutto nello spogliatoio e il primo sentimento che lo pervade è lo stupore, tanto da credere ad uno scherzo di pessimo gusto del suo allenatore.

"Negli spogliatoi l’allenatore mi disse che l’Inter mi voleva e che dovevo fare un provino. Mi misi a ridere pensando ad uno scherzo, ma due settimane dopo mi ritrovai a Milano. Casiraghi mi disse che gli ricordavo Henry".

Ma Casiraghi non è affatto un tipo a cui piace scherzare e così il trasferimento all'Inter è realtà: il 6 luglio 2004 la società meneghina dà l'annuncio ufficiale sul suo sito, presentando la promessa transalpina ai propri tifosi.

"Jonathan Begora, attaccante con origini del Guadalupe nato in Francia nel 1988 proveniente dal club parigino del Blanc Mesnil, si unisce al settore giovanile nerazzurro. Begora giocherà agli ordini del tecnico Fabio Calcaterra nella squadra degli Allievi Nazionali".

Notato qualcosa di strano? Sì, certo. Begora, mmm... ma chi è questo? Proprio Biabiany, che in quegli anni porta il cognome della madre e incanta le folle in una delle squadre Primavera dell'Inter più forti di sempre: uno dei compagni di squadra è Mario Balotelli, con cui nasce subito una bella amicizia nel convitto che ospita i campioncini nerazzurri, vittoriosi nel campionato di categoria 2006/2007.

"Io e Mario siamo amici. Con lui e Santon ho condiviso anni di convitto a Milano e appena è possibile ci vediamo".

Quella è anche l'annata dell'esordio in prima squadra agli ordini di Roberto Mancini, che gli concede la realizzazione del sogno nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia contro l'Empoli: Biabiany prende il posto di un certo Luis Figo al 76', prima del classico giro di prestiti con l'obiettivo di 'farsi le ossa'. Prima tappa è il Chievo, dove resta sei mesi senza giocare nemmeno un minuto; poi è la volta del Modena, ed è qui che le cose si fanno decisamente interessanti: 9 goal in un anno e mezzo di Serie B e, soprattutto, l'affinamento della dote migliore, la velocità.

La 'leggenda' narra che Biabiany abbia corso i 100 metri in 10"3, aneddoto confermato ovviamente dal diretto interessato.

"Non ho mai fatto dei test ufficiali. A Modena un preparatore mi cronometrò in 10”3 manuale, poi non ho avuto altri riscontri. Sono veloce, ma non sono uno sprinter".

Biabiany non è uno sprinter ma neanche un brocco, ed è così che nella stagione 2009/2010 è il Parma a puntare su di lui dopo il ritorno in Serie A: in Emilia il francese trova la sua dimensione ideale, certificata dai 6 goal che gli valgono il ritorno alla base, all'Inter da poco laureatasi campione d'Europa. Stavolta per restarci, almeno fino a gennaio 2011 quando Branca lo 'sacrifica' assieme a 12 milioni per convincere la Sampdoria a cedere Giampaolo Pazzini.

Poche settimane prima, il 18 dicembre 2010, Biabiany è salito sul tetto del mondo sconfiggendo in finale del Mondiale per Club la sorpresa Mazembe, battuto con un perentorio 0-3: tris firmato proprio dal classe 1988 dopo aver saltato il portiere Kidiaba, quello celebre per la strana esultanza ad ogni goal della sua squadra.

Dalla medaglia d'oro al Mondiale alla Serie B, il passo è breve: sì, perché Biabiany vive una seconda parte di stagione da dimenticare con la Sampdoria, autrice di un girone di ritorno pessimo che non evita la discesa negli inferi. Il campionato cadetto non è il massimo per un ragazzo in ascesa e l'àncora di salvezza si chiama, nuovamente, Parma: qui, tra il 2011 e il 2014, Biabiany si riscopre come uno dei migliori esterni della Serie A, tanto che la grande occasione sembra essere alle porte.

L'occasione si chiama Milan, che lo fa addirittura posare con una sciarpa rossonera prima del fatidico annuncio: alcuni siti arrivano a considerare il trasferimento con i crismi dell'ufficialità, che però non ci sarà mai. Colpa, si narra, del rifiuto di Cristian Zaccardo di fare la strada inversa: niente accordo, niente scambio.

Biabiany Milan

Ma per Biabiany i guai non sono terminati affatto: dopo la gara col Cesena, il ds ducale Leonardi rivela alla stampa che Biabiany deve interrompere l'attività agonistica per motivi di salute, precisamente un'aritmia cardiaca. E' necessario uno stop, anche se la sua carriera non è a rischio: la tassa da pagare è la totale inattività nella stagione 2014/2015 e la rescissione consensuale del contratto che lo lega al Parma.

"Temevo che la mia carriera fosse finita, anche se all’esterno mi mostravo positivo. All’inizio ho avuto paura di morire, ma non l’ho mai detto".

Sul mercato è uno degli svincolati più appetibili, a maggior ragione quando il problema al cuore diventa acqua passata con il superamento dei test medici d'idoneità: l'Inter decide, un po' a sorpresa, di richiamarlo ad oltre quattro anni dalla cessione alla Sampdoria, mettendolo a disposizione di Roberto Mancini, nel frattempo tornato a guidare la squadra lombarda.

Biabiany sa bene di essere una riserva e accetta il ruolo, riuscendo comunque a togliersi la soddisfazione di segnare la rete del momentaneo 1-0 al Frosinone il 22 novembre 2015, quando viene nominato migliore in campo. Questa rimarrà l'unica gioia del secondo capitolo nerazzurro, chiuso nel 2017 con la cessione in prestito con diritto di riscatto ai cechi dello Sparta Praga. Prima, però, c'è spazio per un attacco frontale a Frank de Boer, che nel 2016/2017 lo relega ai margini della squadra.

"Si è messo la gente contro e non apprezzava niente dell’ambiente nerazzurro. Per me l’olandese è stato il peggiore tecnico della storia nerazzurra. Con questo suo modo di fare calcio fallirà da tutte le parti".

Per Biabiany, comunque, il trasferimento in Repubblica Ceca è l'anticamera del declino: voluto dall'allenatore Andrea Stramaccioni, viene messo fuori rosa senza un apparente motivo, atteggiamento che induce il francese a denunciare il club di Praga per mobbing. Dopo tre mesi di allenamenti in solitaria, Biabiany viene reintegrato in gruppo: ormai, però, il prosieguo dell'avventura è impossibile e a giugno fa ritorno all'Inter.

Rispetto a tre anni prima lo scenario è completamente diverso e i piani interisti non coincidono con quelli di Biabiany, costretto a fare le valigie per il terzo sbarco a Parma, la piazza che più soddisfazioni di tutte gli ha regalato. Le aspettative della piazza emiliana, appena tornata in Serie A dopo aver vissuto l'onta del fallimento, sono tante e probabilmente finiscono per schiacciare il ragazzo, la cui carriera assume definitivamente una fase calante.

L'ultima tappa italiana si chiama Trapani e Biabiany, pur di giocare con regolarità, accetta il compromesso della discesa in B: purtroppo per lui, l'esperienza siciliana si conclude con la retrocessione in C e, aspetto ancor più grave, il fallimento che non permette alla società di prendere parte al successivo torneo.

A Biabiany, ormai dimenticato dai piani alti del calcio, non resta che volare in Spagna per firmare con il San Fernando CD, club militante in terza divisione. E pensare che in passato c'era stata l'opportunità di guadagnare una valanga di soldi in Cina al Guangzhou Evergrande, destinazione rifiutata per non lasciare il calcio europeo.

"C’è stato un contatto molto forte, ma hanno contato più le motivazioni che i soldi".

Le stesse motivazioni che hanno esposto Biabiany all'ennesima ripartenza, il tutto per poter continuare a correre dietro ad un pallone a 33 anni: magari non alla stessa velocità di un tempo, ma con l'identica passione. Questo è sicuro.

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