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Bari, Inter e Atalanta: i "vorrei ma non posso" di Nicola Ventola

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Immaginate che si stia disputando un derby, tra l’altro uno di quelli dal più alto tasso adrenalinico come la grande classica del sud tra Lecce e Bari. Il risultato è fermo sull’1-0 in favore dei giallorossi quando a poco più di cinque minuti dalla fine, tra le fila dei 'galletti' sbuca un semi sconosciuto, appena maggiorenne, che insacca il pallone dell’1-1 concedendosi pure un’esultanza dai tratti irriverenti nei confronti della curva avversaria.

Il 3 novembre del 1996 inizia esattamente così la storia con il pallone tra i piedi di Nicola Ventola. Un biglietto da visita che trasuda personalità da vendere e non solo. Il campionato cadetto 1996-1997 è la vetrina che presenta il ragazzo di Grumo Appula al palcoscenico italiano, il quale in realtà aveva già esordito due anni prima con la maglia dei pugliesi.

Una presentazione di quelle che non lasciano indifferenti e a fine anno i suoi 10 goal in 26 partite - con tanto di rete decisiva al Castel di Sangro - consegneranno al Bari le chiavi della massima serie. Quella rete ma soprattutto quell’esultanza non venne mai digerita dai tifosi giallorossi che nei giorni e nelle settimane successive tempestarono di telefonate piuttosto “accese” la famiglia Ventola. Come? Grazie ad un semplicissimo elenco telefonico. Aggiungiamoci che a Grumo Appula – piccolo paese in provincia di Bari – di famiglia Ventola ce n'era una soltanto e il gioco è fatto.

L’aneddoto non lascerà ulteriori strascichi e il giovanissimo attaccante pugliese può finalmente dedicarsi al grande salto dell’anno seguente in massima serie. Per il debutto assoluto in A rimane ancora al Bari ma la sua stagione d’esordio viene minata da un grave infortunio che lo costringe ai box per sei interminabili mesi. Le apparizioni saranno soltanto otto, le reti due ma a fine torneo il telefono di casa Ventola torna ad essere rovente.

Fortunatamente, questa volta, dall’altro lato non c’è nessuna tifoseria risentita bensì gli uomini di mercato di alcune big nostrane – Roma e Inter su tutte – pronte ad avanzare le prime concrete offerte per assicurarsi le prestazioni di uno dei prospetti più interessanti. Ventola è tentato ma la riconoscenza verso la piazza barese è troppo forte, soprattutto al culmine di un anno sportivo vissuto da spettatore. A cozzare con le intenzioni del ragazzo ci sono però le esigenze di bilancio di una neopromossa che già pregusta una lauta plusvalenza.

Gli argomenti messi sul tavolo dalla società lo inducono a mollare la presa e a recidere il cordone ombelicale dalla città che lo ha cresciuto. La scelta ricade sull’Inter. A Milano approda nell’estate del 1998. E’ l’Inter fresca vincitrice della Coppa UEFA. E’ l’Inter di Ronaldo e Roberto Baggio. La formazione nerazzurra guidata da Luigi Simoni, insieme a lui, accoglie un altro giovane di belle speranze che risponde al nome di Andrea Pirlo. La concorrenza è di quelle agguerrite come è lecito ad attendersi in una squadra che lotta ai vertici e oltre ai due top nerazzurri si aggiungono anche singoli del calibro di Zamorano, Kallon e Recoba.

Per Ventola scalare le gerarchie non rappresenta un problema, al contrario è una sfida che lo esalta: la partenza, infatti, è a razzo. Segna 5 goal nelle prime 5 giornate di campionato, sbalordendo tutti, e piazza le prime firme anche in campo europeo con due reti in Champions League: una nel preliminare contro lo Skonto Riga e una nella fase a gironi contro lo Spartak Mosca.

Il più classico dei magic moment che, come spesso accade, è destinato ad interrompersi bruscamente. La grana infortuni bussa nuovamente alla porta e l’incubo già materializzatosi nel suo primo anno di A a Bari torna a fare capolino. La stagione di Ventola si ferma. Senza preavviso. Da quel momento vederlo in campo diventa quasi una notizia: spezzoni qua e là e appena tre goal – la metà di quanti ne aveva segnati fino nel primo mese – sparsi tra Serie A, Champions e spareggio UEFA. Argomenti che si riveleranno insufficienti per convincere i vertici nerazzurri a dare seguito alla sua permanenza all’ombra della Madonnina.

 "Ho un record personale di nove interventi chirurgici. Le mie ginocchia e le mie gambe portano i segni di infortuni che hanno indirizzato la mia carriera, hanno modificato le mie caratteristiche di calciatore. Mi hanno fatto perdere potenza, velocità ed esplosività. Mi hanno peggiorato", ha dichiarato il giocatore a 'FCInter1908.it'

Ventola finisce in prestito al Bologna dove si riscopre “bello di notte”: gli unici goal in rossoblù, infatti, li realizza in coppa per un totale di quattro in sette partite distribuite tra Coppa Italia e Coppa UEFA. A fine campionato, altro giro e altro prestito. Da Bologna a Bergamo.

Alle porte del nuovo millennio Ventola riparte dall’Atalanta e da un tecnico – Giovanni Vavassori – che lo pone al centro del progetto e della missione salvezza, dichiarato obiettivo stagionale degli orobici: Ventola coglie l’occasione al volo e con il 10 sulla schiena segna 10 goal in campionato che si riveleranno bottino buono per raggiungere il target fissato ad inizio stagione. Sarà l’unico anno in massima serie nel quale chiuderà in doppia cifra

In estate, però, Atalanta e Inter non trovano l'accordo e il ritorno alla base milanese lo costringe a ricominciare da zero. Agli ordini di Hector Cuper, questa volta, sono i guai fisici degli illustri compagni di reparto a garantire all’ex Bari un minutaggio piuttosto importante. Con Ronaldo e Vieri che fanno la spola tra campo e infermeria, a prendere per mano la Beneamata ci pensa la strana coppia Ventola-Kallon:

"Con noi in campo si prendevano pochissimi gol. Probabilmente non era una squadra così tanto bella da vedere, ma eravamo sicuri, concreti e forti difensivamente. Con Recoba, Ronaldo e Vieri si faceva spettacolo. Sapevi che, anche subendo più di un gol, avevi comunque tante probabilità di vincere la partita. A un certo punto avevamo 7-8 punti di vantaggio rispetto alla seconda, ma con il prosieguo delle giornate questo distacco è andato via via azzerandosi".

L’insolito duo trascina l’Inter in vetta al campionato – e in semifinale di Coppa UEFA - fino al segmento finale dove il reintegro delle principali bocche di fuoco interiste torneranno per riprendersi i gradi da ttiolare per il rush che non basterà a scongiurare la disfatta del 5 maggio.

Quella data, oltre a precludergli la possibilità di mettere le mani sul primo importante trofeo della sua carriera, rimarrà il suo ultimo frame in maglia interista. Ad attenderlo, infatti, ci sono due nuovi prestiti prima al Siena e successivamente al Crystal Palace. Preambolo di una parabola discendente, che lo porterà progressivamente sino al ritiro maturato a 35 anni. E quel 'magic moment'...

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