Pallone d'Oro improbabili

Balotelli, Tommasi, Mahmoud e 20 candidati al Pallone d'Oro che non ricordavi

C'è una parte enorme che non saprebbe come districarsi senza la routine, le abitudini. Avere delle certezze rendono più sicuro il mondo per alcuni, più noioso per altri. Due facce della stessa medaglia, di una moneta che rotola continuamente dilazionando il tempo o sfruttandolo l massimo delle sue possibilità. La normalità, utile, deleteria. Ma andare oltre è bene, per rendere tutto più interessante. Altrimenti sai che sbadigli. E anche in questo contesto, il nostro contesto, pensare a decenni con la stessa lista non fa venir voglia di tenere vivo l'interesse. Ma nel Pallone d'Oro, quello dominato dal duopolio Cristiano Ronaldo e Messi, per fortuna esistono le eccezioni.

Diciamo pure che sono esistite, visto e considerando che il calcio moderno ha chiuso la sfera degli atleti, dei calciatori. Ad essere nominati sono sempre gli stessi, perchè dominano i grandi club, arraffoni, possessori di tutti i beni. E così dieci nominati del Campione d'Europa, una spruzzata di candidati provenienti dai vincenti nazionali. E le sorprese? Prima tante, ora poche. Prendiamo in esame l'ultimo ventennio, perfetto connubio di provenienze tra noi semi-boomer e i millenials che tutto sanno e tutto possono.

Due decenni completamente diversi relativamente al Pallone d'Oro, con il primo equilibrato in maniera divertente, il secondo equilibrato sì, ma meno esaltante, possessione eterna di CR7 e Messi. E infatti guarda un po', dal 2010 al 2019 solo grandi nomi tra i finalisti: sempre Neymar, sempre Pogba, Ibrahimovic, Neuer, De Bruyne, Suarez. In mezzo a loro, anche Mario Balotelli.

Sì, perchè è una questione dimenticata, ma anche Super Mario è entrato nella rosa dei candidati al Pallone d'Oro, dopo un grande Europeo con l'Italia nel 2012. Aveva 22 anni, metteva in mostra i muscoli e non solo le parole. Era Why Always Me?, ma era anche devastante e decisivo. Certo, arrivò ultimo nella classifica dei finalisti, con lo 0,07% dei voti, ma riuscì comunque ad entrarci. A differenza di tanti altri.

Sono nomi dimenticati, ma sì nominati per il Pallone d'Oro, anche Marquinhos e Payet, due delle poche sorprese del decennio appena andato in cantiera. Il brasiliano ha ottenuto la nomination tra tanti dubbi, ma il dominio difensivo al PSG e la Copa America con il Brasile l'hanno mandato in orbita. Alla pari del centrocampista francese che all'Europeo 2016 sembrava un mix tra Maradona e Cruyff, infermabile e leggiandro killer fino alla serata triste contro il Portogallo finalista e vincitore finale.

Luis Nani LazioGetty Images

Sapevate che anche Nani, passato alla Lazio come un soffio di vento che non torna più, è stato nominato per il Pallone d'Oro? Ebbene sì, ai tempi del Manchester United, in cui sembrava poter essere il nuovo fenomeno del calcio lusitano. Alla fine la forbice con Cristiano Ronaldo è diventata ridicolmente esagerata, lasciano il solo CR7 a prendersi la gloria del proprio paese. Gloria che ha toccato anche Asamoah Gyan tra Premier e Serie A, ma sopratutto in patria Ghana. Un Mondiale 2010 da protagonista, una nomination al Pallone d'Oro praticamente ovvia per i quarti raggiunti.

Il 2010 ha rappresentato probabilmente l'anno più discusso e particolare per quanto riguarda il Pallone d'Oro. Dall'alto di un cambio netto delle regole, con l'unione tra FIFA e il premio di France Football, dentro i voti dei capitani delle Nazionali, dei commissari tecnici e dei giornalisti. Un trittico che allora fece sì che Milito, eroe del Triplete, non venisse nominato, mentre Sneijder, triplettista e finalista del Mondiale, arrivasse quarto dietro Xavi, Iniesta e Messi. Potere delle rappresentative e del mondo intero rispetto ai soli media.

L'anno prima, due giocatori che la Serie A ha conosciuto brevemente, con tanti ma, con molteplici se e innumerevoli peccato. Diego e Yohann Gourcuff non hanno trovato fortuna in Serie A, uno con la Juventus e uno con il Milan, faticando enornemente a diventare veramente grandi. Però sì, potranno raccontare di essere stati nominati, arrivando rispettivamente 25esimo e 20esimo.

Arrivò appena fuori dalla top ten invece Marcos Senna, centrocampista di un Villarreal che tentava di fare la storia in Europa, avvicinandosi a scrivere pagine indelebili, creandone comunque di irripetibili. Grazie all'Europeo vinto con la sua Spagna, lui brasiliano naturalizzato spagnolo, riuscì nel 2008 ad entrare tra i migliori del continente un po' a sorpresa, classe operaia ma furba ed esperta in paradiso.

Se ricordate tutti questi nominati al Pallone d'Oro, via il cappello, chapeau e applausi. L'interesse per tale premio, serva o meno a rendere grande un giocatore, è interessante, per capire il mondo del calcio in un determinato momento. Dieci a uno, però, che non ricordate quando Younis Mahmoud venne scelto tra i finalisti del Pallone d'Oro. Perchè forse non l'avete neanche mai sentito nominare, ma è risalente solamente al 2007.

Diego JuventusGetty Images

Nella prima edizione del Pallone d'Oro in cui i giornalisti giurati poterono votare per qualsiasi calciatore, senza distinzioni di nazionalità né di campionato, vennero scelti in raprpesentanza di questa novità lo stesso Mahmoud, oltre al messicano Ochoa. Attaccante dell'Iraq e dell'Al-Gharafa, arrivò 29esimo, salendo ad un livello tale di importanza nel proprio paese da offuscare la stella del vincitore assoluto Kakà.

Nella tradizione, passata e per ora sopita, del Pallone d'Oro che fa rima con Serie A, nel 2006, prima di Kakà, in seguito al po-po-po fu Cannavaro ad alzarlo il cielo. In una lista pregna di giocatori provenienti dal campionato italiano, stranieri e non, c'era anche lui, Rino Gattuso. Non un goleador, non un assist-man, ma la rappresentazione della grinta e di una volontà di ferro capaci di ottenere cinque punti in quell'edizione. Gli stessi di Cristiano Ronaldo.

Quando si parla di grandi opportunità date ai giocatori relativamente al Pallone d'Oro, l'esempio d'oro è l'edizione 2004. Veramente particolare, 'drogata' dall'Europeo vinto dalla Grecia, quando i giurati erano veramente tendenti a premiare le sorprese vincitrici, senza dover per forza trovare uno spazietto, comunque e anche davanti ad annate deludenti, ai big assoluti.

Quella Grecia ebbe l'onore di avere tra i nominati tanti nomi: Nikopolidis, Zagorakis, Dellas, Charisteas. In un anno che oltre la Grecia, vedeva presenti anche vecchi nomi dimenticati come Baraja e Vicente. Quest'ultimi maggiormente abituati ai grandi palcoscenici, ma lontani anni luce rispetto ad altri colleghi della stessa era.

Sono rimasti tre nomi, per creare un micro-cosmo di sorprese da Pallone d'Oro. Ci sono un italiano, un senegalese e un turco. Sembra quasi una barzelletta, ma è la realtà del nuovo millennio, spazzata via dagli interessi della sua seconda parte, in cui l'anormalità non è contemplata e le sorprese sono tali sì, ma comunque con un'enorme quantità monetaria alle sue spalle (vero Leicester?).

Damiano Tommasi. Sì, proprio lui, l'attuale presidente dell'associazione italiana calciatori, ex centrocampista della Roma che riuscì veramente ad entrare nella rosa del Pallone d'Oro, guadagnandosi tale premio e due voti a margine dello Scudetto romanista. Il mix della finale all'Europeo persa tristemente contro la Francia e l'ultimo Scudetto giallorosso furono abbastanza. Un simbolo.

Simbolo come Bouba Diop del Senegal, capace di battere la Francia Campione del Mondo nel 2002 ed estrometterla dalla competizione: non vinse molto, giocò ovunque, trovò la pace interiore. E due voti. Otto in meno di Hasan Sas, anche lui protagonista allo stesso Mondiale, ma terzo ed eterno idolo di Turchia per una strana edizione del torneo, tra arbitri inflessibili e tradimenti coreani. A chi spezza la monotonia, grazie.

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