E’ uno degli architetti che hanno costruito l’Atalanta dei miracoli, l’uomo dietro tutte le decisioni più importanti del progetto nerazzurro. Professione CEO, primo rappresentante della proprietà, Luca Percassi guida da oltre un decennio la squadra dirigenziale della società bergamasca oltre che vicepresidente della Lega Serie A. “Io appaio, ma lui è il protagonista”, l’elogio pubblico del padre Antonio in occasione del pranzo di fine anno 2019 con la stampa.
Ha da poco tagliato il traguardo dei 45 anni ma Luca è già uno dei manager più apprezzati e di successo del panorama calcistico italiano. In pochi però ricordano che prima di passare dietro la scrivania, in giacca e cravatta, Percassi jr è stato anche una promessa del nostro calcio. Tanto da meritarsi, nel 1998, la chiamata di un grande club internazionale: il Chelsea.
Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, Luca, grintoso difensore, terzino destro o centrale all’occorrenza, a 17 anni viene inserito nell’operazione che porta a Londra Samuele Dalla Bona (per tutti 'Sam' dopo l'approdo in Inghilterra), il più luminoso gioiello del vivaio nerazzurro, considerato un autentico predestinato a Bergamo.
Getty/GoalE’ il Chelsea di Luca Vialli, riferimento assoluto del club nella doppia veste di allenatore-giocatore, e di Gianfranco Zola, l'amatissimo 'Magic Box', in una rosa in cui dal forte accento italiano, vista anche la presenza di Pierluigi Casiraghi, Roberto Di Matteo e dello stesso Dalla Bona. Un organico di alto livello, in cui trova posto anche un giovane di belle speranze come John Terry, lanciato in prima squadra in quella stagione proprio da Vialli.
“Quando arrivai in ritiro – ha raccontato Percassi all’Eco di Bergamo - il 13 luglio 1998, il giorno prima c’era stata la finalissima del Mondiale tra Francia e Brasile, e sostituii Desailly e Leboeuf mentre stavano in vacanza. Giocavo insieme a Terry nella seconda squadra, al lunedì. Lui è un esempio di come in Inghilterra si vive il calcio. Prima della partita, si riempiva di cioccolato e coca cola. Io lo guardavo e pensavo che sarebbe entrato in campo rischiando di morire, invece andava a mille”.
Un’esperienza indimenticabile, costruttiva ma estremamente difficile dal punto di vista professionale per Luca, che debutta in prima squadra l’11 Novembre 1998, in uno stadio leggendario come Highbury: ottavi di League Cup, allora denominata Worthington Cup, il Chelsea asfalta l’Arsenal in trasferta con un rotondo 5-0 e nel finale trova spazio anche Luca, che entra in campo a 13 minuti dal termine, col numero 30 sulle spalle, al posto di Bjarne Goldbaek, centrocampista danese oggi diventato procuratore. I Blues volano in campionato, la rosa è altamente competitiva e per il giovane Percassi trovare spazio in prima squadra è impresa quasi impossibile.
Passano quasi 2 anni prima di rivederlo ‘tra i grandi’. 19 gennaio 2000, 4° turno di FA Cup: Chelsea-Nottingham Forest 2-0, a un minuto dal termine Vialli richiama in panchina Dan Petrescu mandando in campo Percassi, che può così celebrare il suo esordio a Stamford Bridge.
L’avventura di Luca in Inghilterra, dopo sole due presenze, è però agli sgoccioli: a ottobre del 2000 il ritorno in Italia, al Monza, in Serie B, in una squadra che appare condannata alla retrocessione sin dalle prime giornate e che neanche i goal di Marco Branca riescono a tenere a galla. L’esperienza di Percassi in Brianza continua anche in Serie C, con 10 presenze complessive in due stagioni, prima del passaggio allo Spezia nel 2012. Ma dopo due anni da comparsa in Liguria e una brevissima tappa ad Alzano Lombardo, Luca decide di appendere gli scarpini al chiodo, a 24 anni, per seguire le orme del padre e dedicarsi al mondo dell’imprenditoria.
Il resto è storia: il ritorno all’Atalanta dopo 13 anni, stavolta nei quadri dirigenziali e non più da giovane speranza, un percorso di crescita, umana e professionale, che lo ha portato fino alla conquista di una leggendaria Europa League. Una favola nella favola.




