I tifosi di Birmingham, quartiere Aston, stanno aspettando questa giornata da piú di 20 anni. Precisamente dalla primavera del ’96, ultima volta in cui i leoni del West Midlands vinsero un titolo nazionale. All’epoca il difensore centrale dell’Aston Villa era Gareth Southgate, attuale ct dell’Inghilterra, ed il tandem d’attacco era composto dal leggendario capitano di Trinidad e Tobago Dwight Yorke e dall’ex attaccante del Parma Savo Milosevic, entrambi a segno nella trionfale finale col Leeds United. Altri tempi e altro calcio: il principe William, primo tifoso dei “villans”, aveva tredici anni e andava ancora allo stadio con mamma Diana.
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Da allora una coppa Intertoto alzata nel 2001 e una serie di delusioni a catena con retrocessione annessa nel 2016. L’ultimo anno è stato quello della rinascita; esattamente dodici mesi fa, dopo 34 giornate di Championship, l’Aston Villa pareggiava contro lo Stoke e scivolava al tredicesimo posto in campionato: i playoff distavano ben 11 punti. Da lí, 10 successi di fila e la possibilità di giocarsi il ritorno in Premier.
Premessa veloce. The Lions, come si fanno chiamare loro, venivano da 3 anni di seconda divisione, avevano perso una finale playoff la stagione precedente, e soprattutto hanno il palato fine: con una coppa dei campioni e sette campionati inglesi sono abituati bene, fortemente convinti di far parte dell’élite del calcio inglese. Un’altra cosa: il loro allenatore, Dean Smith, è anche manager e tifoso del club, da bambino faceva le pulizie con papà al Villa Park, e il suo collaboratore è John Terry, la fase difensiva dovrebbe essere una formalità.
La doppia semifinale col West Brom ha come protagonista al bivio della carriera Tammy Abraham, così freddo dagli undici metri da portare l’Aston Villa a Wembley contro chi piu’ di tutti ha creduto in lui, Frankie Lampard (suo attuale allenatore in blues). Ma sono El Ghazi e McGhinn, due ragazzi nati a metà anni ‘90 quando l’Aston Villa si imponeva in Inghilterra, a battere il Derby County dell’ex centrocampista del Chelsea. A Wembley il ritorno in Premier è vissuto come una liberazione.
A Proposito di Wembley, l’obiettivo quest’anno era la salvezza, e lo è ancora, l’Aston Villa è 19^ in piena zona retrocessione. Ma se una finale arriva per allineamento dei pianeti, da queste parti se la tengono stretta. Prima il 5-0 contro il Liverpool dei ragazzini - quello di Klopp era impegnato a Doha per giocarsi il Mondiale per Club - poi il successo nel doppio confronto contro il sorprendente Leicester. Orjan Nyland, portiere norvegese di riserva, è diventato una sorta di eroe per le sue parate contro le Foxes, tanto che alcuni tifosi sui social lo vogliono titolare stasera al posto di Pepe Reina.
Poi ci ha pensato all’ultimo minuto Trezeguet, ovviamente non “Re David”: è egiziano, fa l’esterno e di gavetta ne ha fatta anche troppa. Anche Jack Grealish, talentuoso prodotto del vivaio che l’anno scorso è stato aggredito da un tifoso del Birmingham a St Andrew’s prima di segnare il goal vittoria nel derby, ha una storia di compiere.
Per un paio di generazioni - in campo e sugli spalti - sarà la prima finale. Ma i tifosi di Birmingham, quartiere Aston, saranno soddisfatti solo se vincono il titolo, anche se di fronte hanno il City di Guardiola




