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Antonio Careca, sublime centravanti di Brasile e Napoli e partner preferito di Maradona

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"Antonio era un fenomeno e un amico. Uno dei migliori compagni che io abbia avuto in tutta la mia carriera" - Diego Armando Maradona su Careca

Agile, forte fisicamente e di una classe unica, Antonio Careca è, a ragione, considerato ancora oggi uno dei più forti centravanti che il Brasile abbia mai avuto. Segnava tantissimo e in ogni modo: di destro, il suo piede naturale, ma anche di sinistro. Faceva goal di potenza e di testa, ma anche in acrobazia. Non facendo mai mancare, in ogni caso, il suo contributo in campo al servizio della squadra.

In Brasile ha vinto due campionati Nazionali, uno storico con il Guaraní, il club in cui è cresciuto, e che ha portato dalla Seconda divisione alla Serie A brasiliana, e uno con il San Paolo, la squadra con cui si è consacrato stella di livello internazionale. Trasferitosi al Napoli nel 1987, nel suo primo anno con Maradona e Giordano compone la MA-GI-CA, lo storico e micidiale tridente partenopeo. 

Dal 1988/89 al 1990/91 è il partner offensivo in azzurro di Diego Armando Maradona, assieme al quale forma una coppia-goal micidiale e vince una Coppa UEFA, uno Scudetto e una Supercoppa italiana. Resta all'ombra del Vesuvio fino al 1993, quando 'emigra' in Giappone al Kashiwa Reysol, restando in forza ai nipponici per 4 anni prima del ritorno in patria con Santos, Campinas e São José. Si ritira all'età di 37 anni a causa di alcuni problemi ai piedi. 

Nella Nazionale brasiliana con 29 reti in 60 partite (media di quasi un goal ogni 2 gare) è ancora oggi nella top 20 dei marcatori all-time, ma il suo rapporto con la maglia verdeoro è bello e tormentato: disputa i Mondiali del 1986 e del 1990, tuttavia perde per un infortunio quelli del 1982 e per decisione personale (dopo aspre critiche) quelli del 1994, mancando l'occasione di laurearsi campione del Mondo.

IL SOPRANNOME, I PRIMI ANNI E L'ASCESA CON IL GUARANI

Antônio de Oliveira Filho nasce ad Araraquara, nello Stato di San Paolo, il 5 ottobre 1960, e diventa Careca perché sua madre e sua zia mutuarono il suo soprannome dal celebre clown della tv brasiliana, Carequinha, probabilmente per la folta chioma (nel suo caso riccioluta), come quella che il pagliaccio aveva sotto una parrucca calva.

È instradato al calcio dal padre, un'ex ala sinistra, abile con entrambi i piedi, che aveva giocato assieme a Dondinho, il papà di Pelé. 

"Era originario di Santos, - racconta Antonio in un'intervista a 'Il Napolista' del 2016 - per questo, in famiglia, quando eravamo piccoli, eravamo tutti santistas. Io ho giocato al calcio per via dell’influenza di mio padre. Così il calcio era per me un sogno da realizzare, vivere senza calcio sarebbe stato come vivere senza ossigeno".

"Ho cominciato giocando da piccolo per strada, a 5-6 anni. Finché a 15 anni sono venuto a Campinas per fare quella che noi chiamiamo 'peneira', un provino. Mi ci portò un certo Creca, che si scrive come Careca ma senza la -a. Era uno che aveva giocato, ma non tantissimo, nel Guarani, arrivando fino all’Under 20. Siccome anche lui era di Araraquara, capitava che giocassimo insieme nel Campionato amatoriale della città. Lui mi ha notato e mi ha segnalato al Guarani, che poi mi ha invitato per il provino. Creca mi ha accompagnato a Campinas e poi mi ha lasciato lì. Tra l’altro, era di chiare origine italiane, il suo cognome era Fiocchi".

"Al provino - ricorda Careca - c'erano più di ottocento ragazzini. In due giorni, dovevi dimostrare qualcosa di diverso. Dunque, era difficile essere presi. Io alla fine sono rimasto una settimana. In genere, il provino dura uno o due giorni al massimo. Ho superato i due provini, mi hanno tenuto lì una settimana e in seguito mi hanno mandato a casa per prendere tutti i documenti necessari e quindi tornare a Campinas e firmare il contratto".

Nel 1976 Careca entra così a far parte del Settore giovanile del Guarani. L'ascesa è molto rapida perché nel 1977, a soli 16 anni, è aggregato alla Prima squadra e l'anno seguente fa il suo debutto con i grandi. Il Guarani attraversa un momento finanziario delicato e il presidente, Ricardo Chuffi, decide di scommettere sui talenti locali provenienti dalle Giovanili.

L'idea si rivelerà vincente, perché Careca, ancora minorenne, sembra un veterano per sicurezza nei propri mezzi e qualità nel suo gioco offensivo. Così la giovane punta, sotto la guida del tecnico Carlos Alberto Silva, si rivela un centravanti di grandi prospettive in una piccola squadra che ha nel centrocampista Zenon il suo elemento più rappresentativo.

Careca inizia a segnare goal pesanti, e il Guarani, clamorosamente vola, in quello che è il Campionato nazionale brasiliano e all'epoca era chiamato Copa Brasil. Il Bugre, superando in semifinale il Vasco, 

"Abbiamo giocato e vinto partite contro l’Internacional di Falcão, il Flamengo, il Fluminense, il São Paulo, il Santos, il Vasco in semifinale al Maracanã, davanti a 100 mila persone, e il Palmeiras in finale. - racconta a 'Il Napolista' l'attaccante - All'andata contro il Verdão mi procurai il rigore dell’uno a zero, siglato poi da Zenon. Nel match di ritorno, in cui eravamo privi del nostro giocatore più rappresentativo, segnai io il goal della vittoria definitiva, e ci imponemmo ancora 1-0. Eravamo una bella squadra. C’erano diversi giocatori  che non avevano un 'nome' ma che erano fortissimi e che poi hanno fatto carriera, qualcuno è finito in Nazionale".

Il centravanti ragazzino diventa un idolo dei tifosi e il Guarani vince il primo e unico Campionato brasiliano della sua storia. Il titolo del 1978 è anche, fino ad oggi, l'unico conquistato da un club dell'interno del Paese. Careca resta in forza al Guarani per 5 stagioni, consolidando il suo gioco e togliendosi altre soddisfazioni.

Il Bugre, sempre nel 1978, è semifinalista del Campionato paulista, mentre nel 1982 raggiunge le semifinali del Campionato nazionale, e perde in semifinale contro il Flamengo di Zico. Nella stagione precedente, il 1981, quando la squadra retrocede in Serie B, conquista la promozione nella massima serie.

Fatta eccezione per il 1979, stagione in cui disputa un'unica gara in Prima squadra, Careca segna sempre tanto, ben 109 goal tenendo conto di tutte le competizioni, una cifra che lo rende ancora oggi il secondo marcatore di sempre della storia del Bugre. Nel 1982 si è aggiudicato per la prima volta anche la Bola de Prata, il trofeo assegnato ai calciatori inseriti nella top 11 del Campionato nazionale.

APENAS GALERIA Careca São Paulodivulgação São Paulo FC

IL PASSAGGIO AL SAN PAOLO E LA CONSACRAZIONE

Nel 1983 il centravanti passa al San Paolo, coronando il sogno del padre di vederlo giocare con una big. Anche con il Tricolor paulista scrive pagine indelebili della storia del calcio brasiliano. Con una squadra che è un mix fra veterani (Falcão, che è appena tornato dalla Roma, e Darío Pereira) e giovani emergenti (Luís Müller e Paulo Silas) vince il Campionato paulista del 1985 e la 2ª Bola de Prata (è inserito nella Top 11 del torneo nazionale), mentre nel 1986 conquista il 2° Campionato brasiliano della sua carriera.

Careca è il capocannoniere assoluto del torneo con 25 goal in 30 partite e per un curioso gioco del destino la finale lo vede protagonista contro il Guarani, la sua ex squadra. Il doppio confronto è all'insegna del duello fra gli attaccanti più rappresentativi delle due squadre, Evair per il Bugre e Careca per il Tricolor Paulista.

All'andata, al Morumbí, in una sfida molto combattuta, il centravanti di Araraquara risponde al vantaggio ospite siglato dal suo rivale. Ma il capolavoro Careca lo compie al ritorno, quando un suo goal al 119' dei tempi supplementari fissa il punteggio sul 3-3 e porta il match ai rigori, che sorrideranno aila sua squadra. Quella rete gli consente anche di precedere di una lunghezza Evair nella classifica dei bomber del torneo. Al termine del campionato, per il suo rendimento, l'attaccante è premiato con la Bola de Ouro come Miglior giocatore del Campionato brasiliano.

In quattro stagioni al San Paolo Careca totalizza 115 goal in 191 apparizioni. Le straordinarie medie realizzative, i goal semplicemente sublimi, mix di velocità e tecnica raffinata, le prestazioni con il Brasile, fanno sì che la sua fama superi i confini dello Stato brasiliano e giunga fino all'Europa. Di lui si accorge anche il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, che, in vacanza in Brasile, guardando la tv si convince che quel centravanti veloce e spietato è l'uomo giusto per il suo Napoli.

CARECA AL NAPOLI: DALLA MA-GI-CA A PARTNER DI MARADONA

Nell'estate del 1987 il ventiseienne centravanti paulista fa gola a molti club europei, alla fine però peserà la sua volontà di giocare accanto a Maradona, unità all'abilità del nuovo General manager partenopeo Luciano Moggi, a consentire al Napoli di spuntarla sulla concorrenza.

"Sono venuto al Napoli per realizzare il sogno di giocare accanto a Diego. - spiegherà Careca a 'Il Napolista' - Mi volevano Torino, Real Madrid e in Francia. Io volevo giocare a Napoli. Moggi però mi stava portando al Torino. In quelle settimane, tuttavia, il dirigente si stava trasferendo al Napoli e Leo Junior, che militava nel Toro, mi disse di aspettare prima di firmare coi granata, perché forse poteva accadere che Luciano mi avrebbe portato a Napoli. Così è stato ed era tutto ciò che volevo!". 

Il club partenopeo versa 4 miliardi di Lire per portare in azzurro uno dei centravanti più forti del panorama Mondiale e inserirlo, al servizio di Ottavio Bianchi, il tecnico dello Scudetto, in uno sfavillante tridente con Diego Armando Maradona e Bruno Giordano: nasce così la MA-GI-CA, dalle iniziali dei cognomi delle tre punte.

"La gioia era avere Diego che giocava con noi, era capace in qualunque istante di cambiare la partita, ti inventava una cosa che tu dicevi: cazzo, ma come ha fatto (ride, ndr)? Poi c'era Bruno, che per me è stato l’attaccante italiano più forte che ho conosciuto. Qui in Brasile, durante il Mondiale del ’78, c’era un giocatore che si chiamava Reinaldo, José Reinaldo de Lima, il più grande attaccante dell’Atletico Mineiro. In quella Seleção giocava accanto a Roberto Dinamite, un altro che ha fatto un sacco di goal. Quando conobbi Giordano dissi: 'Mamma mia, è identico a Reinaldo!'. Come biotipo, come si muoveva, assomigliava tantissimo a lui".

L’acquisto dell’attaccante è celebrato con un’amichevole tra Napoli e San Paolo, disputata allo Stadio di Fuorigrotta e terminata 2-2. Careca, da capitano della sua ormai ex-squadra, mostrò subito le sue qualità segnando su punizione il goal dell’1-1.

Maradona Giordano CarecaN/A

L'esordio in gara ufficiale avviene il 23 agosto al San Paolo: gli azzurri con lo Scudetto sulle maglie strapazzano il Modena 4-0 nel primo impegno di Coppa Italia. Careca non perde tempo e va subito a segno, come farà nei successivi successi esterni con Livorno (2-0) e Udinese (2-0) e in quello interno sul Padova (1-0) deciso proprio da un suo guizzo. Quattro goal nelle prime 4 partite con il nuovo club, un ruolino di marcia da campionissimo.

In Coppa Italia, quell'anno, Careca ne segnerà anche un quinto, il 6 gennaio nell'andata degli ottavi di finale, ma i partenopei saranno eliminati in Primavera dal Torino nei quarti. Grande attesa è riposta dai tifosi per l'esordio in Coppa dei Campioni, tanto più che un sorteggio sfavorevole ha selezionato il Real Madrid come avversario degli azzurri.

Il nuovo acquisto deve saltare per infortunio l'andata al Bernabeu (sconfitta 2-0), mentre è regolarmente in campo nel match di ritorno contro i Blancos. Gli italiani ce la mettono tutta, ma alla fine il pareggio per 1-1 determina la precoce eliminazione della squadra del Pibe de Oro.

"Mi dispiacque molto per la coppa dei Campioni. - assicura Careca - Lì fummo inesperti. Ma siamo stati sfigati a beccare il Real al Primo turno. Poi non giocai l’andata al Bernabeu per infortunio… Peccato…".

Dove i campani sembrano poter ancora dettar legge, dopo lo Scudetto dell'anno prima, è in campionato. Trascinati dai goal della MA-GI-CA, i partenopei ottengono clamorose goleade nella prima parte di stagione e il loro dominio sembra incontrastabile. 

Careca fa il suo esordio in Serie A il 27 settembre 1987 a Pisa. Sul campo i nerazzurri toscani vincono 1-0, ma un tondino piovuto dagli spalti sul capo di Renica ribalterà il verdetto del campo, trasformandolo in 2-0 in favore dei campani. Il primo goal arriva l'11 ottobre 1987 nella goleada per 6-0 inflitta al Pescara. Il 22 novembre il brasiliano rifila al Torino la 'prima doppietta italiana' e la settimana seguente porta in vantaggio gli azzurri al Meazza contro l'Inter, che poi pareggia (1-1).

Il 3 gennaio Careca si ripete a San Siro, tuttavia, il Milan di Sacchi impone al Napoli, travolto 4-1, il primo stop stagionale nel torneo. Il 17 gennaio a Genova Maradona firma il successo esterno dei partenopei, che così ridimensionano la Sampdoria di Vialli e Mancini e sono campioni d'inverno con 3 punti di vantaggio sul Milan.

In Primavera, tuttavia, la squadra di Bianchi ha un vistoso calo: a marzo perde in casa il Derby del sole con la Roma e successivamente pareggia 0-0 in trasferta con Empoli e Torino. Il Milan, tuttavia, sembra non riuscire ad approfittarne. Tanto che a 5 giornate dalla fine del torneo, i rossoneri hanno 4 lunghezze di ritardo dagli azzurri. Tutto fa pensare che Careca e compagni possano festeggiare il titolo, ma il Milan di Sacchi era stato sottovalutato.

Il Napoli cade ancora a Torino contro la Juventus (3-1), pareggiando poi a Verona, il Milan batte la Roma e vince il Derby, portandosi a -1. Il 1° maggio 1988 al San Paolo si disputa il confronto diretto. Virdis sblocca, Maradona pareggia con una superba punizione ma ancora Virdis e Van Basten, nel secondo tempo, sembrano chiudere i giochi. 

Ma non hanno fatto i conti con Careca, che, ancora una volta ha un guizzo nel momento più difficile e firma il 2-3. Il Napoli si riversa in attacco, i rossoneri si difendono bene e ottengono un successo prezioso che consente loro di scavalcare i rivali in vetta. Il 15 maggio sarà il Milan di Sacchi, a Como, a festeggiare lo Scudetto.

Il Napoli ha il miglior attacco (55 goal), ma il Diavolo si impone con la miglior difesa (appena 14 le reti subite). In giro si fanno illazioni sull'accaduto, si viene a sapere che lo spogliatoio è spaccato e una parte non ha un buon rapporto con l'allenatore.

I giocatori chiedono la testa del tecnico, la società invece individua in Garella, Ferrario, Bagni e Giordano i capi della rivolta e li mette sul calciomercato dopo averli esclusi dalle ultime partite.

"Quell’anno alla fine non ne avevamo più. - ricorda Careca - Non ci siamo venduti niente. Le cose che dicono sono cazzate. Uno Scudetto non ha prezzo. Conoscevo bene i miei compagni. La cosa fu che fisicamente eravamo stanchissimi e la rosa era troppo corta".

Il brasiliano chiude la sua prima stagione italiana con 18 goal totali, di cui 13 in campionato (vicecapocannoniere alle spalle di Maradona) e 5 in Coppa Italia. Il più bello è probabilmente il pallonetto con cui scavalca Giovanni Galli a Milano nel confronto dell'andata. 

Napoli 1988/89Getty

La stagione della definitiva esplosione di Careca è tuttavia il 1988/89: il centravanti brasiliano, con 19 goal, chiude nuovamente al 2° posto nella classifica marcatori della Serie A, a pari merito con Marco Van Basten e alle spalle dell'interista Aldo Serena (22 reti). Il Napoli a sua volta coglie un ulteriore 2° posto, stavolta alle spalle dell'Inter di Trapattoni. 

Per tutto l'anno il numero 9 azzurro regala ai tifosi prodezze di grande fattura: il 20 novembre con una tripletta (rete di destro e di sinistro nel primo tempo, pallonetto ad uccellare Tacconi nella ripresa) stende a Torino la Juventus, sconfitta in casa 5-3. Careca è protagonista anche del 4-1 con cui i partenopei si 'vendicano' al San Paolo del Milan. 

La sua doppietta lo vede prima superare Galli al volo raccogliendo una sponda aerea di Maradona, quindi mandare in estasi il San Paolo con una grande sgroppata in contropiede iniziata nella propria metà campo, e, dopo aver bruciato in velocità Baresi, Tassotti e Maldini, conclusa con destro secco che piega le mani del portiere rossonero.

La stagione 1988/89, inoltre, porta in dote al brasiliano anche il primo trofeo 'italiano': la Coppa UEFA. Careca è fra gli artefici principali dell'impresa della squadra del presidente Ferlaino. Nel primo turno contro i greci del PAOK Salonicco, nel match di ritorno in terra ellenica porta in vantaggio i campani con un destro rasoterra. La partita termina 1-1 e con l'1-0 dell'andata al San Paolo gli azzurri proseguono il loro cammino.

Il brasiliano è nuovamente protagonista nel ritorno dei quarti di finale contro la Juventus, quando regala a Renica, con un cross di destro, l’assist che consente al libero azzurro di segnare al 119′ il goal del 3-0 che regalò la qualificazione al Napoli dopo lo 0-2 dell’andata al Comunale.

L'ex San Paolo si scatena poi in semifinale contro i tedeschi del Bayern Monaco. Nell'andata al San Paolo apre le marcature nel 2-0 finale (raddoppio di Carnevale) e nel ritorno dell'Olympiastadion di Monaco di Baviera timbra entrambi i goal che fissano il risultato sul 2-2 e portano la squadra in finale.

Qui il Napoli affronta un'altra tedesca, lo Stoccarda. Nell'andata a Fuorigrotta Careca suggella la rimonta, con il goal del 2-1 per gli azzurri. Nella gara di ritorno, nonostante la febbre a 38°C, si ripete: su assist millimetrico di Maradona, lanciato in contropiede, effettua un delizioso pallonetto che supera Aumann e porta il punteggio sul 3-1, dando di fatto la certezza della conquista del trofeo. I tedeschi pervengono al 3-3, ma è il Napoli a godersi i meritati festeggiamenti. In tutto, in una stagione monumentale, le reti di Careca sono 27 in 52 presenze complessive.

Napoli 1989/90 Serie AWikipedia

Il terzo anno, il 1989/90, è quello buono per lo Scudetto. Nonostante un duello serrato con le milanesi, in particolare con il Milan degli olandesi, alla fine gli episodi portano il tricolore dalle parti del Vesuvio: prima la monetina di Alemão a Bergamo, quindi la seconda 'Fatal Verona' causano la debacle rossonera, che si vede ripagata con la stessa moneta del 1988.

Il Napoli, sulla cui panchina approda Albertino Bigon, con un andamento regolare, conquista il Tricolore all'ultima giornata superando 1-0 la Lazio al San Paolo, dopo aver travolto il Bologna alla penultima. Careca, nonostante un infortunio lo tenga fuori per oltre un mese all'inizio del 1990, partecipa con 10 goal in 22 presenze al trionfo (12 centri in 29 partite il suo rendimento complessivo).

Alcune reti sono di particolare bellezza: su tutti quello contro l'Inter al Meazza e quello dalla riga di fondo al San Paolo contro la Roma. Oltre al primo goal contro il Bologna nella penultima giornata, grazie ad un potente destro all'incrocio dopo un controllo palla fulmineo.

CARECA E IL BRASILE: GOAL E SFORTUNA

Oltre che con i club con cui ha giocato, la carriera di Careca lo ha visto protagonista anche con il Brasile, fin dai tempi in cui ancora indossava la casacca del Guarani. Il debutto nella Seleçao avviene in amichevole il 21 marzo 1982 contro la Germania Ovest (1-0 per i verdeoro), quando l'attaccante ha appena 21 anni.

Nonostante i tanti goal realizzati in 11 anni di militanza con la Seleçao, ben 29 in 60 partite, quasi alla media di uno ogni due gare, il suo rapporto con la Nazionale brasiliana sarà, col senno di poi, poco fortunato. Dopo l'esordio, il Ct. Telé Santana conta di inserire Careca fra i convocati per i Mondiali di Spagna '82, ma un infortunio agli adduttori 4 giorni prima di partire per la Spagna impedirà al centravanti del Guarani di parteciparvi. Al suo posto giocherà Serginho Chulapa e non sarà la stessa cosa.

Careca torna in Nazionale nel 1983, e con Cile e Portogallo arrivano rispettivamente la prima rete e la prima doppietta. L'attaccante è abile e arruolabile per la Copa America 1983, ma non riesce a incidere e alla fine sarà l'Uruguay di Francescoli ad aver la meglio in finale. Ormai diventato un giocatore del San Paolo, disputa da protagonista i Mondiali 1986 in Messico. È lui, con 5 goal (fra cui una doppietta all'Irlanda del Nord), a trascinare i verdeoro fino ai quarti di finale, quando i calci di rigore saranno fatali ai sudamericani contro la Francia di Platini.

Il centravanti di Araraquara è vicecapocannoniere della manifestazione, alla pari con Maradona, suo futuro compagno di squadra al Napoli, ed Emilio Butragueño. Careca partecipa anche alla Copa America 1987, ma il Cile lo elimina ai gironi (2 presenze e un goal per il centravanti). L'obiettivo sono i Mondiali di Italia '90, con Sebastião Lazaroni che vuole far giocare i verdeoro con il libero.

Careca, ormai attaccante affermato nel Napoli, dopo un poker al Venezuela nelle qualificazioni, e il titolo di bomber del continente sudamericano alla pari con Ruben Sosa (5 goal totali), è fra le stelle più attese. Segna subito una doppietta al debutto che vale la vittoria sulla Svezia (2-1) ma alla lunga scompare anche lui nel grigiore generale della Seleçao, eliminata agli ottavi dall'Argentina di Maradona.

È ancora lui a guidare l'attacco verdeoro negli anni successivi, arrivando fino alle qualificazioni di USA '94. Pressato dalle critiche della stampa, alla fine Careca decide infatti di terminare l'avventura con il Brasile nel 1993. Il suo rimpianto più grande, come ammetterà, sarà non aver insistito fino al torneo statunitense.

"Sarei potuto essere campione nel Brasile del 1994, è una cosa che mi è mancata. - dichiarerà - Ci sono giocatori che lo hanno vinto senza aver giocato nemmeno un minuto, è un grande rimpianto. Sono stato sfortunato. Nell’82 mi sono strappato l’adduttore quattro giorni prima del Mondiale. Nell’86 eravamo fortissimi e siamo andati fuori con la Francia ai rigori. Nel ’90 abbiamo fatto una delle partite più belle contro l’Argentina, ma, sonnifero a parte, Lazaroni ha sbagliato la partita".

"Nel 1993, durante le qualificazioni, ho avuto problemi con dei giornalisti. Avevamo pareggiato zero a zero con l’Ecuador a Guayaquil. Per i giornali avevamo già difficoltà nel qualificarci. Allora hanno cominciato a criticarci. Dicevano che io ero vecchio a 32 anni, e così Dunga e Branco. Io mi sono incazzato. Sono quasi arrivato alle mani con Mario Sergio (ex-giocatore e commentatore televisivo, ndr): mi rispose che se non scriveva male non lo pagavano! Io mi sono rotto, non mi sono sentito tutelato, e così ho lasciato. Il Ct. era Parreira. Gli dissi: 'Lo so che voi mi avete chiamato, ma sento la responsabilità di portare critiche alla Nazionale'. Alla fine hanno convocato Romario anche su pressione di Ricardo Teixeira (l’allora Presidente della Federazione Brasiliana, ndr)".

Careca World Cup 1986Pinterest

GLI ULTIMI ANNI IN ITALIA E LO SBARCO IN GIAPPONE

Il ciclo d'oro dei partenopei si chiude con la conquista della Supercoppa italiana il 1° settembre 1990: al San Paolo un Napoli scatenato travolge 5-1 la Juventus di Maifredi, con Careca a fare la parte del leone assieme a Silenzi con una doppietta. In campionato il brasiliano fa 9 goal in 29 partite (12 totali in 38 presenze). Le ultime due stagioni in azzurro sono quelle senza Maradona, con Zola prima e Fonseca poi come nuovi partner offensivi.

Nel 1991/92, sotto la guida di Claudio Ranieri, il Napoli chiude il campionato con un buon 4° posto finale e il brasiliano firma 15 reti in 33 gare (17 in 37 considerando la Coppa Italia). Il 1992/93, con Marcello Lippi in panchina, vede infine Careca, limitato da diversi infortuni, segnare 7 volte in 24 apparizioni in campionato e 3 volte in 3 gare di Coppa Italia (27 presenze e 10 goal).

A 32 anni, dopo aver totalizzato in tutto 96 goal in 221 presenze, che lo collocano al 9° posto fra i marcatori di ogni tempo del club campano, Careca saluta l'Italia per tentare l'avventura in Giappone.

IL RITORNO IN BRASILE E IL PROGETTO CAMPINAS

Nel 1993 Careca si accorda con i Kashiwa Reysol, e in 4 stagioni segna complessivamente 40 goal in 74 partite con la compagine giapponese. Tornato poi in patria, firma con il Santos, soddisfando così un desiderio del padre. 

Ma dura poco: con Edmar, connazionale passato da Pescara, fonda una nuova società calcistica, il Campinas. A 33 anni, a fine anni Novanta, si ritira dal calcio giocato e lavora come talent scout per la sua società. 

"Abbiamo provato a coltivare il sogno di formare giovani calciatori per poi mandarli in Serie A. - spiega Careca - Ma purtroppo il progetto si è dovuto interrompere".

Antonio Careca Napoli Real Madrid UEFA Champions League 03072017Getty Images

Sposato con Maria de Fatima de Oliveira fin dai tempi in cui giocava in Italia, Careca ha tre figli, un maschio, Thiago, e due femmine, Aline ed Ellen Oliveira. 

Rimasto sempre molto legato al Napoli, l'ex centravanti brasiliano oggi gestisce il suo Centro sportivo, il Careca Sport Center, curandolo sotto ogni dettaglio, nel quale organizza anche serate musicali. Nel tempo libero pratica il golf. Gli anni di Napoli restano sempre nel suo cuore.

"Cosa mi manca di più del calcio? Un brivido. - dirà - Quello che mi correva dietro la schiena ogni volta che mettevo piede al San Paolo e sentivo l’urlo dei 90 mila. Uno Scudetto a Napoli vale per 10. Qua si gioca contro tutto e tutti. I tifosi fanno la differenza a Napoli perché sono i più passionali. Con Diego era tutto più facile. Non dimenticherò mai di quelle pizze mangiate alle 2 di notte per sfuggire ai tifosi…".

"Sento che mi sono dato al calcio più di quanto il calcio non mi abbia dato. Vestivo la maglia come una seconda pelle". 

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