Amoroso MilanGetty

Amoroso rivela: "Calori mi attaccò al muro, non andai alla Juve per colpa di Henry"

Il Milan si rituffa sul campionato. Dopo la delusione per l'eliminazione dalle coppe europee in seguito alla sconfitta casalinga contro il Liverpool nell'ultimo turno della fase a gironi di Champions League, la squadra di Stefano Pioli si prepara per l'anticipo del 17° turno alla 'Dacia Arena' contro l'Udinese, in programma domani sera alle 20:45.

Alla vigilia del match, il doppio ex Marcio Amoroso ha rilasciato un'intervista ai microfoni de' 'La Gazzetta dello Sport'.

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Dalla Serie A e l'ultimo titolo di capocannoniere conquistato da un brasiliano, davanti a Batistuta, Del Piero, Bierhoff, Crespo, Signori, agli smartphone: la vita dell'ex Udinese e Milan è cambiata.

"Sono passati più di vent’anni e quel titolo è ancora lì. Ventidue gol contro i campionissimi valgono come uno scudetto per me, anche perché io avevo una o due occasioni a partita. Loro di più. Non potevo sbagliare. È il riconoscimento individuale di cui vado più fiero".
Amoroso
"Per un po’ ho costruito case, ora un’azienda che vende accessori per cellulari. Caricatori, cavi, auricolari".

Il merito del titolo di capocannoniere? Amoroso confessa un curioso retroscena:

"I primi mesi a Udine non giocavo mai, così chiesi a Pozzo di andar via. Avevamo trovato un’intesa con il Valencia. Il presidente era d’accordo, ma disse di aspettare un mese perché eravamo a corto di attaccanti. Il 15 dicembre 1996, una settimana prima di andar via, giochiamo in casa contro la Fiorentina. Ero la quarta punta, solo che nel riscaldamento si fa male Luca Clementi e Zac mi dice di giocare. Alessandro Calori, nello spogliatoio, mi prende di peso e mi attacca al muro davanti a tutti. ‘Vuoi andar via? Va bene, ma oggi sei uno di noi. Se non segni almeno due gol ti prendo a calci nel sedere'".

Dall'esperienza al Milan a Juventus e Roma sfiorate un grande rimpianto:

"In uno scambio con Henry a gennaio 1999. Era tutto fatto, Ancelotti mi voleva, ma Titì rifiutò l’Udinese e io rimasi a Udine. Meglio così, lo dovevo alla piazza. E fine anno diventai capocannoniere. A Parma mi voleva la Roma, ma il più grande rimpianto resta l'infortunio al ginocchio nel 1994. A quei tempi in Brasile ero il numero uno, mi volevano tutti, ma rimasi un anno fermo. E il Barcellona prese Ronaldo...".
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