Difensore fisico, arcigno in marcatura, abile nell'arte dell'anticipo e nel gioco aereo, Amedeo Mangone, dopo tanta gavetta ha saputo imporsi in Serie A con le maglie di Bari e soprattutto Bologna, dove con Renzo Ulivieri diventa 'Il Thuram Bianco', soprannome attribuitogli dal presidente rossoblù per il prorompente atletismo e l'importanza che ha all'interno della squadra.
Passato alla Roma diventa un rincalzo ma si toglie la soddisfazione di vincere lo Scudetto 2000/01 con Capello in panchina. Poi il rapido declino fra Parma e Brescia. Gli ultimi anni da protagonista li vive a Piacenza fra A e B, per poi spendere le ultime energie al Catanzaro. Ritiratosi a 36 anni, intraprende la carriera da allenatore, che lo vede fare esperienze nei campi delle Serie minori in Italia e in Brasile.
DALLE GIOVANILI DEL MILAN ALLA GAVETTA IN C2
Nato a Milano il 12 luglio 1968, la storia calcistica di Mangone parte dal Settore giovanile del Milan ma il suo destino non è quello di diventare uno degli 'invincibili' rossoneri. Completato il suo percorso nella Squadra Primavera, infatti, a 19 anni, nel 1987 viene ceduto in Serie C2 al Pergocrema, e in provincia inizia la sua lunga gavetta nei campi minori.
Con i Canarini vive due stagioni in cui colleziona in campionato 62 presenze e il suo primo goal fra il 1987 e il 1989. Si trasferisce quindi alla Solbiatese nell'estate del 1989, e con la squadra comasca neopromossa dall'Interregionale milita altri 4 anni nella categoria.
Qui si impone come difensore arcigno e difficile da superare, e contribuisce a far vivere ai nerazzurri gli anni più importanti della loro storia sportiva, con un 5° posto nel 1989/90 e un 3° l'anno seguente che consente alla piazza di sognare la Serie C1. Ma lo spareggio promozione sorride alla SPAL, che le nega l'approdo nella categoria superiore. Seguono un 15° e un altro 3° posto nel 1992/93.
Mangone accumula esperienza e totalizza 117 presenze e 2 goal nel solo campionato. Il difensore, fra i migliori della C2, a 25 anni è ormai pronto al grande balzo nelle categorie superiori.
LA SERIE A CON IL BARI
Nell'estate del 1993 su Mangone scommette il Bari di Beppe Materazzi, che dopo averne viste le qualità lo impiega costantemente da titolare come centrale difensivo o, visto che è un mancino naturale, da terzino sinistro.
Mangone fa il suo, il rendimento è elevato e i pugliesi, piazzatisi secondi, riconquistano la Serie A dopo 2 stagioni. E per il difensore lombardo si spalancano per la prima volta le porte del massimo campionato.
All'anno in Serie B seguono così 2 anni da titolare in Serie A, torneo in cui debutta il 4 settembre 1994 nella sconfitta di misura per 0-1 con la Lazio di Zeman. Al netto di un periodo di adattamento, anche in Serie A Mangone fa il suo e dà il suo apporto per la conquista del 12° posto e della salvezza nel 1994/95.
È quella la squadra di Protti e Tovalieri, che a suon di goal fanno sognare i tifosi biancorossi, e del 'trenino', la celebre esultanza mutuata dal calcio colombiano e adottata dai pugliesi dopo il 2° goal del 'Cobra' a San Siro contro l'Inter il 15 ottobre 1994.
La seconda stagione in A, con l'avvicendamento in panchina fra Materazzi ed Eugenio Fascetti, è decisamente meno fortunata della prima. Nonostante i 24 goal di Igor Protti consentano a quest'ultimo di laurearsi capocannoniere in coabitazione con Beppe Signori della Lazio, il Bari chiude al 15° posto e retrocede in Serie B.
MANGONE AL BOLOGNA E 'IL THURAM BIANCO'
Iniziata anche la stagione 1996/97 con la maglia biancorossa sulle spalle, Mangone ha molte richieste e nel mercato autunnale passa al Bologna nell'ambito di uno scambio con Davide Olivares. Archiviata l'esperienza con i Galletti con 95 presenze fra Serie B e Serie A, il difensore milanese si rituffa nel massimo campionato con la nuova maglia.
Con Renzo Ulivieri in panchina, Amedeo completa la sua maturazione tattica, e da classico marcatore a uomo si trasforma in difensore ideale per il gioco a zona praticato dal suo mister. In Emilia sforna grandi prestazioni anche da laterale basso a sinistra, e vive, dal punto di vista del rendimento, gli anni migliori della sua carriera.
Nel 1996/97 i rossoblù sono semifinalisti di Coppa Italia, competizione nella quale sono eliminati dal Vicenza di Guidolin (sconfitta per 1-0 al Menti e pareggio 1-1 al Dall'Ara)e giungono settimi in Serie A. Positiva è anche la stagione 1997/98, che vede i felsinei chiudere all'8° posto e qualificarsi per la Coppa Intertoto. Per la sua importanza per la squadra e la sua fisicità il presidente Giuseppe Gazzoni Frascara gli appiccica un soprannome particolarmente impegnativo: 'Il Thuram bianco'.
Ma alla storia passa soprattutto il 1998/99, quando i rossoblù, con Carlo Mazzone in panchina, sono protagonisti di una cavalcata avvincente in Europa. Prima vincono la Coppa Intertoto (primo titolo in carriera per Mangone) battendo nella doppia finale i polacchi del Ruch Chorzow (vittorie per 1-0 a Bologna e per 0-2 in trasferta), poi avanzano in Coppa UEFA fino alle semifinali, eliminando squadre importanti come Sporting, Slavia Praga, Betis e Olympique Lione.
I rossoblù si giocano tutto nella doppia sfida con l'Olympique Marsiglia. Nonostante una prova difensiva di buon livello, Mangone e compagni devono cedere il passo ai francesi, che si qualificano per la finale di Mosca grazie a un doppio pareggio favorevole in virtù della regola dei goal segnati in trasferta (0-0 in casa, 1-1 al Dall'Ara).
Proprio il centrale milanese, solitamente di carattere mite, è coinvolto nella mega rissa al termine della semifinale di ritorno assieme al compagno di squadra Jimmy Maini e agli avversari Christophe Dugarry e Hamada Jambay. Mangone e Dugarry verranno puniti con prova tv dall'UEFA con 5 giornate di squalifica, gli altri due giocatori con 4.
La stagione del 'Thuram bianco' al Bologna si chiude nell'estate 1999 dopo un 9° posto e un'altra qualificazione in Coppa UEFA che arriva attraverso il doppio spareggio vinto con l'Inter (doppia vittoria per 2-1 dei rossoblù). In tutto per il difensore milanese 110 presenze senza mai trovare la via del goal, ma con la consapevolezza di aver contribuito a far vivere alla squadra tre stagioni importanti.
GettyLA ROMA E LO SCUDETTO 2000/01
Nell'estate del 1999 Fabio Capello, che è approdato nella capitale sponda giallorossa, fa il nome di Amedeo al presidente della Roma Franco Sensi. Il tecnico friulano, che ama i difensori fisici e atletici, ritiene che Mangone possa essere utile alla causa.
La Lupa imbastisce così una trattativa e il passaggio del difensore nella capitale si concretizza per l'importante cifra di 13 miliardi di vecchie Lire. A 30 anni Mangone, che era arrivato alla Serie A dopo una lunga gavetta, si toglie la soddisfazione di approdare in una delle cosiddette 'sette sorelle' che in quegli anni dominano il calcio italiano.
Alla Roma Amedeo è un titolare nella sua prima stagione, nella quale fa il suo esordio in giallorosso il 29 agosto 1999 nel pareggio per 1-1 al Garilli con il Piacenza e totalizza 31 presenze fra Serie A, Coppa UEFA e Coppa Italia.
La stagione è tuttavia interlocutoria e poco fortunata per la squadra giallorossa, che in campionato chiude solo 6ª, e soprattutto a 18 punti di distanza dai rivali della Lazio, che vincono lo Scudetto. Non va meglio in Coppa Italia (eliminazione ai quarti di finale ad opera del Cagliari) e in Coppa UEFA (fuori agli ottavi contro il Leeds United).
Diventato un semplice rincalzo con gli arrivi di Jonathan Zebina e Walter Samuel, nella sua seconda stagione nella capitale Mangone riduce sensibilmente le apparizioni sul terreno di gioco, appena 18, la maggior parte delle quali subentrando dalla panchina, ma si toglie la soddisfazione il 17 giugno 2001, poco prima di compiere 33 anni, di laurearsi campione d'Italia. Il successo per 3-1 in casa con il Parma all'ultima giornata, gara che lo vede in campo negli ultimi 25', consegna infatti lo Scudetto ai giallorossi.
Una gioia grandissima, la più bella della sua carriera, che Amedeo non dimenticherà mai.
"Ho ricordi splendidi - dice in un'intervista a 'Il Romanista' nel 2019 l'ormai ex difensore -, sono stati due anni indimenticabili. La vittoria dello Scudetto è stata l'apoteosi perché vincerlo a Roma è stata una cosa incredibile per la mia carriera. E la seguo ancora oggi perché i miei figli sono tifosi sfegatati della Roma, grazie a loro non mi perdo una partita...".
IL DECLINO E IL RITIRO A 37 ANNI
L'avventura giallorossa di Mangone termina proprio quel giorno di maggio del 2001, con 49 presenze complessive. In estate infatti Amedeo finisce al Parma in uno scambio multiplo fra le due società che coinvolge altri 5 giocatori: Fuser, Lassissi e Longo (che sarà girato poi al Palermo) raggiungono la capitale, Amedeo con Paolo Poggi e il bielorusso Gurenko si accasano con i ducali.
La breve parentesi in gialloblù dura per il giocatore lombardo appena 6 mesi, nei quali scende in campo soltanto 4 volte fra campionato, Coppa Italia e Coppa UEFA. Nel gennaio del 2002 si trasferisce allora in prestito al Brescia, dove allena Carlo Mazzone, che ben lo conosce per averlo avuto al Bologna.
Mangone con 17 partite disputate nella seconda metà del 2001/02 dà il suo contributo alla salvezza delle Rondinelle, che chiudono al 13° posto e mantengono la categoria. A 34 anni Mangone passa al Piacenza, e con i biancorossi disputa tre stagioni, di cui 2 in Serie A e una in B in seguito alla retrocessione dei lombardi nel 2002/03 che mette fine al ciclo d'oro del club.
Dopo 78 presenze, l'esperto difensore spende le sue ultime energie al Sud, approdando al Catanzaro per volontà del suo ex allenatore in biancorosso Gigi Cagni. Qui, tuttavia, gioca soltanto 4 gare e dopo aver rescisso il suo contratto con le Aquile nel mese di aprile del 2005, decide di ritirarsi all'età di 36 anni.
LA CARRIERA DA ALLENATORE
Forte dell'esperienza maturata in carriera con 221 presenze in Serie A e 82 in Serie B, Mangone intraprende la carriera da allenatore. Parte vicino a casa, dalle Giovanili del Pavia, e nel 2007 passa alla guida della Prima squadra.
Resta con i lombardi tre stagioni, vissute in Lega Pro Seconda Divisione, e firma con la Reggiana, salendo dunque in Prima Divisione. Tuttavia prima del Natale 2011 viene esonerato per aver rimediato 4 sconfitte consecutive.
Passano tre anni e nel dicembre 2014 è chiamato alla guida dell'Albinoleffe per rimpiazzare l'esonerato Bonazzi. Ma i lombardi chiudono all'ultimo posto nella Lega Pro a girone unico e retrocedono in Serie D. Arriva allora per l'ex difensore un'esperienza all'estero, nella Quarta serie brasiliana con il Gama, che disputa anche il Campionato statale brasiliense.
L'occasione arriva nel dicembre 2015 grazie alla 14Fourteen, azienda di abbigliamento diretta da Christian Karembeu. Il tecnico italiano è seguito da un traduttore belga, di nome Gianfranco, e subentra al suo predecessore Gilson Granzotto, tuttavia dopo appena 7 gare viene esonerato dalla dirigenza per i risultati deludenti.
Passa qualche anno e nell'estate 2019 l'ex difensore della Roma va in Cina con l'agenzia Beijing Calcio Sports & Culture Ltd per formare i professori di ginnastica della provincia di Shandong.
"Principalmente ho fatto formazione ai professori di ginnastica perché in Cina il calcio si insegna direttamente nelle scuole - racconterà - Poi abbiamo fatto anche dei campus dedicati ai ragazzi, con me c'era anche Zotti per allenare i portieri".
Rientrato in Italia, firma con il Brera, la terza squadra di Milano che gioca fra i Dilettanti. La allena nel complicato biennio della pandemia, prima di accettare nel febbraio 2022 la guida tecnica del Villa Valle, squadra della Val Brembana, nel bergamasco, che conduce alla salvezza in Serie D attraverso il playout vinto con il Caravaggio per 1-0.
Colui che a Bologna chiamavano 'Il Thuram bianco' è stato confermato anche in questa stagione, e chissà che con un buon campionato Mangone non possa avere l'occasione di tornare ad allenare in categorie più alte.
