Scoperto durante il Torneo di Viareggio già ventenne, Amauri Carvalho de Oliveira, o più comunemente Amauri, dopo qualche anno diventerà uno degli attaccanti più ambiti in Serie A, tanto da vestire sia la maglia della Juventus che quella della Nazionale italiana. Raggiunto il culmine della sua carriera, però, le cose non andranno come sperato e Amauri imboccherà una ripida discesa.
Amauri inizia a giocare sul serio in Brasile, suo Paese natale, solo a 19 anni quando viene scovato dal Santa Catarina, un club semiprofessionistico di Blumenau. È la grande occasione che aspettava da tempo. Segna 8 goal in 14 partite, non abbastanza per evitare la retrocessione ma sufficienti per volare in Italia e giocare il Torneo di Viareggio del 2000 da protagonista.
"Io fino a diciannove anni ho giocato soltanto per divertirmi. Mai stato in un club, mai in una scuola calcio. Ero convinto che sarei diventato un calciatore. Sono stato scoperto mentre giocavo per strada con i miei amici. Avevo fatto tanti provini, ma in Brasile se sei arrivato a diciotto anni senza giocare sul serio non ti guardano neanche. Mi dicevano: sei bravo ma vecchio, è meglio se vai a lavorare. Nella vita ho lavorato come muratore. Non mi vergogno a dirlo perché questo mi consentiva di guadagnare i soldi per aiutare la mia famiglia. Ho lavorato in un supermercato, in una fabbrica di carbonella e nel settore metallurgico. Ho fatto di tutto e nel frattempo riuscivo a fare qualche provino e ad allenarmi. Tante volte arrivavo stanco, con tanti pensieri e non riuscivo ad esprimermi al meglio. Qualcuno però mi notò e mi portò a fare un provino nel Santa Catarina, un club di serie B che si trovava a dieci ore da San Paolo. Mi presero e poi mi misero nella squadra che andò a fare il Viareggio, lì è cominciato tutto".
Quel ragazzo sconosciuto venuto dal Brasile segna 5 goal in sole tre partite attirando le attenzioni degli osservatori presenti sul posto. Alla fine a scommettere su di lui è il Bellinzona, ma il trasferimento in Svizzera non è così semplice anche per via di un infortunio, come raccontato a 'Hurrà Juventus'.
"Il primo mese sono stato davvero male. Era la prima volta che mi allontanavo da casa e, come tutti i brasiliani, mi mancava il mio paese. In Svizzera ho visto i primi ghiacci della mia vita e ci ho messo un po’ ad ambientarmi. Superate le difficoltà, le cose sembrano andare meglio, gioco due partite e segno un gol, ma subito dopo mi faccio male. Un mese fermo: un altro periodo poco piacevole...".
Il Bellinzona al termine della stagione non gli rinnova il contratto, quindi un provino in Belgio andato male e la concreta prospettiva di tornare in Brasile abbandonando definitivamente il proprio sogno. A concedere un'altra opportunità ad Amauri è l'agente Grimaldi ed ecco, finalmente, l'Italia. Lo tessera il Parma ma viene girato in prestito al Napoli. Il tutto dopo aver vissuto per qualche mese a Torino da clandestino, come raccontato dallo stesso Amauri a 'Mediaset Premium' qualche anno fa.
"Non avevo il biglietto di ritorno per il Brasile e tutte le mie speranze erano svanite nel nulla. Un giorno mi chiamò Grimaldi, che poi sarebbe diventato il mio procuratore, e mi disse di prendere il primo treno per Napoli. Iniziai giocare con la Primavera e dopo un po' venni aggregato alla prima squadra".
In campo le cose non vanno benissimo, anche perché Amauri è chiuso da Nick Amoruso, Bellucci e uno dei suoi idoli: Edmundo 'O Animal'. Ma il sogno di diventare un calciatore può continuare.
"Romario è sempre stato il mio mito, ma subito dopo veniva lui. I primi tempi a Napoli non potevo fare a meno di pensare che fino a un anno e mezzo prima giocavo su qualche campetto e lì, invece, dividevo la stanza con il grande Edmundo. La sua vicinanza mi ha aiutato parecchio: era molto più tranquillo rispetto al giocatore che avete conosciuto a Firenze e poi, anche solo vederlo mentre si muoveva in campo, mi permetteva di migliorare. Credo solo che fosse capitato nella squadra sbagliata: meritava di lottare per risultati importanti, non per la salvezza".
Amauri segna al debutto contro il Bari, ma il goal viene annullato per un fuorigioco millimetrico. In sei mesi mette insieme appena sei presenze e una rete, il Napoli retrocede in Serie B e il brasiliano riparte da Piacenza insieme alla donna della sua vita, la moglie Cinthya, conosciuta proprio sul Golfo.
"Anche lei è brasiliana ed era a Napoli per lavoro: è un chirurgo plastico. L’ho conosciuta a una cena, abbiamo iniziato subito a frequentarci e ci siamo innamorati. Da allora è sempre stata il mio punto di riferimento".
Chiuso dal mito Hubner, Amauri gioca pochissimo anche in Emilia. Quindi ecco il trasferimento all'Empoli, dove resta solo di passaggio prima di accettare l'offerta del Messina in Serie B. E proprio la Sicilia sarà il trampolino di lancio dell'attaccante, ma con la maglia rosanero. Sullo Stretto intanto le cose iniziano finalmente a girare per il verso giusto, tanto che il Chievo decide di concedergli un'altra occasione in Serie A. Ma Amauri è così poco conosciuto che un giorno entra in un negozio di abbigliamento nel centro di Verona e un commesso gli chiede se abbia abbastanza soldi per pagare.
"Il primo anno a Verona fu una bella esperienza. Sentivo fiducia di Delneri e se persi il posto da titolare fu per colpa mia. La stagione successiva invece, fu deludente. L’allenatore era Beretta, con il quale non ho mai avuto un rapporto. Non credeva in me e quando ero nel pieno della forma non mi diede la possibilità di giocare. Il terzo anno invece trovai quello che chiamo affettuosamente “il mio allenatore”: Bepi Pillon. Tornai dalle vacanze e si parlava di un mio possibile trasferimento. Pillon lo bloccò immediatamente dicendo che per lui ero un giocatore fondamentale. Parole che mi ripeté anche in privato. Sapere che l’allenatore conta su di te è importante e quell’anno mi diede la carica".
Amauri esplode, segna 11 goal in 37 presenze e torna in Sicilia. A volerlo è l'ambizioso Palermo di Maurizio Zamparini per sostituire Luca Toni, ceduto alla Fiorentina un anno prima. L'avventura in rosanero inizia nel modo migliore, il brasiliano segna a raffica tanto che la squadra allenata da Francesco Guidolin nella stagione 2006/07 balza addirittura in testa alla classifica facendo sognare una città intera.
Sogno, quello di Amauri e del Palermo, che si interrompe bruscamente due giorni prima del Natale 2006 quando in uno scontro con Manninger, allora portiere del Siena, l'attaccante rimedia un gravissimo infortunio: rottura parziale del legamento crociato posteriore e stiramento del collaterale mediale del ginocchio destro. La sua stagione è finita.
"Ho sofferto tanto in quel periodo. Eravamo secondi, dietro l’Inter, stavo giocando bene e segnavo tanto. Si parlava addirittura di una possibile convocazione da parte della Nazionale brasiliana... Quando mi sono fatto male tutto il castello di sogni che stavo costruendo, mi è crollato addosso. In quel periodo è stata fondamentale la nascita del mio secondo figlio. Hugo Leonardo è nato venti giorni dopo l’incidente e mi ha dato una carica pazzesca. Da quel momento ho solo cercato di riprendermi. Non pensavo ancora di arrivare in una grande squadra, ma solo a tornare più forte di prima. Ringraziando il Signore ce l’ho fatta".
La stagione successiva, infatti, è quella della definitiva consacrazione. Amauri segna 15 goal in Serie A, di cui due alla proprio contro la Juventus che al termine della stagione decide di acquistarlo versando nelle casse del Palermo circa 23 milioni di euro per riportarlo a Torino, stavolta da protagonista. Indossa la numero 8 bianconera. Il sogno è diventato realtà.
"La Juve è la mia vittoria. Sono sbarcato in Italia da sconosciuto e dopo otto anni mi ritrovo in una squadra che ha la vittoria nel dna. La Juve è sempre stata la regina d’Italia e d’Europa. Ora vuole tornare a esserlo e in questo ritorno ci voglio essere anch’io".
Le cose, purtroppo per lui, andranno molto diversamente, anche se la prima stagione di Amauri alla Juventus è tutto sommata positiva. Segna 12 goal in 32 presenze, togliendosi anche lo sfizio di realizzare una rete nella vittoria per 2-1 ottenuta contro il Real Madrid in Champions League. I bianconeri però non vivono certo gli anni migliori della loro storia, anzi. Nella stagione successiva Amauri sceglie la numero 11 che fu di Pavel Nedved, segno di come le responsabilità non lo spaventino.
"Sono molto felice di ritrovare il numero 11 perché è stata la maglia che mi ha accompagnato in carriera e ha visto la mia affermazione. In più è un grande onore rilevare il testimone da Pavel Nedved. Lui mi ha consegnato questa maglia dicendomi che è un numero che porta fortuna e che alla Juventus ha un grande significato sin dai tempi più lontani. Farò di tutto per essere degno di questa tradizione".
Le reti sono solo 7 in 40 presenze, tra cui una doppietta contro l'Ajax in Europa League. Nell'estate del 2010 poi ecco arrivare la convocazione dell'Italia grazie alla naturalizzazione della moglie che è in possesso del doppio passaporto.
"Non ho scelto la cittadinanza italiana, dunque la vostra Nazionale, perché non sarei mai stato convocato nel Brasile. Mi avevano chiamato, ma io mi sento calcisticamente italiano. E i miei figli sono nati qui".
Amauri debutta in amichevole contro la Costa d'Avorio grazie all'allora CT Prandelli, ma quella resterà la sua prima e unica presenza con la maglia azzurra. Anche perché il rendimento dell'attaccante cala vertiginosamente. La sua terza e di fatto ultima stagione alla Juventus è pesantemente segnata da un infortunio, tanto che resterà a secco per quasi un anno, mentre i tifosi gli chiedono insistemente di cambiare aria, cosa che avviene il 31 gennaio 2011 quando viene ceduto in prestito al Parma.
"Non ho nessun rimpianto. Io avevo già dato la parola a Lippi. Uno perché calcisticamente sono cresciuto in Italia, che ha aperto le porte per la mia figlia, mi ha dato la possibilità di cambiare il mio mondo ed il mio destino. Sono stato molto felice quando ho saputo che volevamo convocarmi. Essere accostato alla maglia della nazionale è stata una vittoria personale. Marcello Lippi aveva espresso questa voglia e avevo dato la mia parola. Purtroppo, per via del passaporto e del cambio della legge, non sono stato convocato al Mondiale del 2010. Ho aspettato il Brasile fino al 14 novembre 2008, in occasione dell’ultima amichevole dell’anno contro il Portogallo. Tutti in patria parlavano del fatto che io fossi in lista, ma così non è stato. Avevo detto a Lippi che, se non mi avessero convocato in quella circostanza, non ci sarei più andato. Dopo un mese mi hanno chiamato, ma ormai avevo dato parola”.
Al termine della stagione rientra alla Juventus ma non nei piani del nuovo tecnico Conte, che non gli concede neppure un minuto. Così nel gennaio 2012 Amauri lascia di nuovo Torino, stavolta destinazione Firenze. E proprio con la Fiorentina arriverà, per uno strano scherzo del destino, il goal più importante per i tifosi bianconeri. Il 7 aprile 2012 sarà infatti Amauri a firmare la rete del definitivo 1-2 contro il Milan grazie a cui i viola espugnano 'San Siro'. Un goal che in pratica consegna lo Scudetto alla Juventus, il primo e unico con la maglia della Fiorentina.
Quindi c'è spazio per un paio di stagioni al Parma, prima del trasferimento al Torino dove le cose non vanno bene anche a causa del cattivo rapporto con l'allora tecnico granata Gian Piero Ventura. Nel 2016 rescinde il contratto con i granata e a 36 anni riparte dagli USA, dove ha giocato fino al 2017. Il sogno di quel ragazzo che in Brasile faceva il muratore è diventato realtà, seppure in parte.