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Giuseppe Giannini Roma

L'amaro addio al calcio di Giannini: la festa rovinata all'Olimpico

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“Non doveva finire così, ma con qualcosa di meglio".

Sono queste le ultime parole pronunciate da calciatore da uno dei più forti registi della storia del calcio italiano. Un campione che nel corso della sua lunga carriera ha giocato qualcosa come 346 partite in Serie A, quasi tutte con la maglia di quella Roma che ha sempre avuto nel cuore e della quale è ricordato come una delle più grandi bandiere di sempre.

Giuseppe Giannini avrebbe meritato un qualcosa di diverso, soprattutto davanti alla sua gente, ma a rovinare quella che sarebbe dovuta essere un’emozionante serata di congedo, sono stati proprio coloro che più di chiunque altro lo hanno amato. Coloro che hanno gioito ad ognuno dei suoi 49 goal segnati in campionato e che per quindici anni lo hanno visto comandare il gioco a centrocampo. Sempre con la testa alta e con quella classe e quell’eleganza che erano abbinate ad una straordinaria visione di gioco.

E’ il 17 maggio del 2000 quando Giannini calca per l’ultima volta da calciatore il prato di quello che per tanti anni è stato una sorta di ‘giardino di casa’: quello dell’Olimpico.

Per celebrare infatti il suo ritiro, viene organizzato un evento unico: una partita alla quale partecipano alcuni dei campioni più forti della sua generazione. Ad accompagnarlo in quella che dovrebbe essere un’indimenticabile passerella, ci sono infatti tanti compagni di quel gruppo della Nazionale Azzurra con il quale ha partecipato a Italia ’90 e molti di quei giocatori che con lui hanno condiviso lo spogliatoio nel corso dei quindici anni vissuti alla Roma.

Per rendere omaggio a ‘Beppe’, si riuniscono in tantissimi. Ci sono, tra gli altri, Baresi, Bergomi, Vierchowod, Carnevale, Tacconi, Zenga, De Napoli, Serena, Schillaci e Ferri, oltre a tanti ex giallorossi come Tancredi, Voeller, Righetti, Prohaska, Maldera, Desideri, Bruno Conti e quell’Odoacre Chierico che, quando era giovanissimo, gli affibbiò quel soprannome che poi lo accompagnerà per tutta la carriera: ‘Il Principe’.

Il programma della serata prevede che Giannini giochi il primo tempo con i vecchi compagni di una Nazionale guidata per l’occasione da Azeglio Vicini (il commissario tecnico che fin dai tempi dell’Under 21 gli ha sempre affidato le chiavi del centrocampo Azzurro) ed il secondo con la maglia di una Roma sulla cui panchina siede Carlo Mazzone. Il suo ultimo allenatore in giallorosso, oltre che il tecnico che lo volle a tutti i costi con sé per una breve parentesi al Napoli.

Giannini scenderà regolarmente in campo con la maglia Azzurra in un primo tempo concluso sull’1-1 con reti di Voeller e di Carnevale, ma incredibilmente non riuscirà a giocare la seconda frazione con quella della sua Roma.

Nel corso dell’intervallo infatti, Giannini viene omaggiato da Nils Liedholm e da Flora Viola, la moglie dell’indimenticabile Dino, il presidente della Roma del secondo Scudetto, ma proprio mentre inizia il suo giro d’onore intorno al campo, qualcosa va come nessuno si sarebbe mai aspettato.

Giuseppe Giannini Roma

Si apre infatti una porta della Curva Sud, dalla parte della tribuna Monte Mario, e moltissimi tifosi si riversano in campo. All’inizio sono decine, poi centinaia, poi migliaia. Fin da subito è chiaro che quella che doveva essere una serata di festa si sta trasformando in un qualcosa di diverso.

Bruno Conti si impegna per riportare il tutto alla normalità ma senza esito e meglio non andrà allo stesso Giannini che lancia un appello al microfono.

“Se non uscite dal campo non possiamo continuare questa festa”.

La situazione è ormai incontrollabile e il ‘Principe’ e i suoi ex compagni di tante sfide non possono far altro che tornare negli spogliatoi.

A spingere in migliaia a riversarsi sul campo e a rovinare il manto erboso oltre che le porte del campo e le panchine, non è stato l’incondizionato amore per l’ex capitano, bensì la rabbia per quanto accaduto solo tre giorni prima. Il 14 maggio del 2000 infatti, la Lazio, vincendo contro la Reggina e approfittando della sconfitta della Juventus a Perugia (la partita del famoso nubifragio), per la seconda volta nella sua storia si è laureata campione d’Italia.

Un trionfo, quello dei biancocelesti, che ha trascinato nel mirino dei tifosi più duri la famiglia Sensi. Il presidente giallorosso, Franco Sensi appunto, non è all’Olimpico poiché impegnato con l’operazione che porterà la Roma a Piazza Affari e a sorbirsi una pioggia di fischi è sua figlia Rosella.

Allo stadio vengono intonati cori contro la Lazio e contro la proprietà (“Batistuta dove sta?”... In realtà l’argentino diventerà giallorosso poche settimane più tardi), il tutto mentre in tanti restano attoniti a fronte di una scena surreale.

Già prima della partita, alcuni gruppi di tifosi della Sud, si erano radunati in un corteo di protesta e nel corso del cammino erano stati presi anche i mira i campi da tennis del Foro Italico, dove si stavano svolgendo gli Internazionali.

Quando finalmente le forze dell’ordine riusciranno a riportare la calma all’Olimpico, le condizioni per riprendere la partita non ci saranno più.

Ad un Giannini in lacrime non resterà altro da fare che congedarsi nel modo più amaro possibile.

"Scusate… sono emozionato, nervoso. Purtroppo, per un eccesso d'amore, per uno sfogo della rabbia di questi giorni… vi ringrazio, non doveva finire così, ma con qualcosa di meglio".

Mentre pronuncia queste parole, ci sono alla sua destra Bruno Conti e alla sinistra Francesco Totti, il tutto per un’immagine forte che sembra quasi voler raccontare di un passaggio di consegne: quello dalle due grandi bandiere ammainate a colui che bandiera si appresta a diventare. E’ un momento irripetibile e lo sanno bene anche quei tifosi che preparano in fretta e furia uno striscione raffazzonato sul quale appare un’unica parola: “Scusa”. E’ l’ultimo gesto d’amore per ‘Il Principe’, ma è troppo tardi.

Un solo anno dopo, la Roma vincerà lo Scudetto con Totti e Batistuta in campo. La rabbia di dodici mesi prima verrà spazzata via dalla più grande delle gioie, ma quando ormai sarà impossibile restituire a Giannini la notte che avrebbe meritato.

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