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Shevchenko Milan gfxGetty Images/GOAL

Amarcord Milan: Shevchenko torna a San Siro per la prima volta da avversario

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"Non è brasiliano però/che goal/che fa".

Andriy Shevchenko se lo ricorda ancora, questo coro. Eccome. Qualche mese fa l'ha pure canticchiato, divertito e sorridente, in un'intervista a DAZN. E non può che essere così, perché otto stagioni con la maglia del Milan - sette di fila, più un'altra dopo il ritorno dal Chelsea - non si possono dimenticare. E non si può dimenticare tutto il resto: i goal a grappoli, il rigore di Manchester, i derby, i trionfi.

Non sarà mai un avversario, Sheva. Neppure ora che, per la prima volta nella propria vita, tornerà a San Siro su una sponda opposta. Dopo aver lasciato definitivamente il Milan, nel 2009, non l'ha mai incontrato da avversario nel tempio in cui ha insegnato calcio. Solo in quella che attualmente (ma per quanto ancora?) è la sua attuale casa, il Ferraris di Genova, in campionato, uscendone peraltro con le ossa rotte come spesso è accaduto in queste complicatissime settimane da allenatore rossoblù.

Shevchenko ha rischiato di non esserci, perché ultimamente il Covid gli ha complicato parecchio la vita. Un tira e molla strano e inconsueto: positivo, negativo, di nuovo positivo e, proprio oggi, negativo. Appena in tempo per non mancare all'appuntamento. All'ingresso in campo, sai che emozioni. Poi parlerà solo il pallone, Milan e Genoa saranno una contro l'altra a caccia dei quarti di Coppa Italia, ma prima ci sarà spazio per il saluto affettuoso e un po' lacrimoso della San Siro rossonera nei confronti di uno dei più grandi di sempre.

"Certamente sarò emozionato - diceva Sheva nella conferenza stampa di vigilia della gara di campionato - però in questo momento sto cercando di bloccare le emozioni. Fa parte del mio lavoro, sono un professionista e ho promesso al Genoa e ai suoi tifosi che darò il massimo. Farò il possibile per mettere in difficoltà il Milan".

Costretto alla quarantena dal Covid, Shevchenko non ha parlato prima dell'ottavo di Coppa Italia. Ma è facile intuire quanto sia in subbuglio il suo stomaco. Ancor più di quel 1° dicembre. Perché San Siro è lì che aspetta questa partita soprattutto per lui, chiaramente ricambiato. Un evento a suo modo storico e da incorniciare.

E poi, come detto, spazio al campo. E a tutto quel che rischia di conseguirne. L'avventura di Shevchenko sembra essere già arrivata al capolinea, perché neppure con lui al posto di Davide Ballardini il Genoa è riuscito a rialzarsi. L'ombra di Bruno Labbadia ha iniziato a stagliarsi, inquietante e minacciosa, sulla sua panchina. Ma per 90 minuti più recupero, intanto, sarà tempo di amarcord.

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