Fino alla scorsa estate la corsa al Torkanone, il titolo di capocannoniere della Bundesliga, è stata una questione monopolizzata da Robert Lewandowski. Il polacco che ha appena lasciato il Bayern Monaco è stato leader della classifica marcatori per 6 anni su 8. In pratica si correva solo per il secondo posto. Nel 2021 il primo degli umani non è stato (sorprendentemente) Haaland, che si è fermato a 27, bensì André Silva, che di goal ne ha segnati 28. La sua miglior stagione in carriera.
Dell’attaccante portoghese classe 1995 ormai si parla da oltre un lustro, da quando nella stagione 2016/17 si è preso la titolarità nel Porto segnando 16 reti nella sua vera annata d’esordio tra i professionisti. Addirittura CristianoRonaldo era rimasto colpito dalle sue caratteristiche e dal suo talento, arrivando persino a identificarlo come il suo potenziale erede in termini di produzione di goal. I due avevano fatto anche coppia in nazionale.
Eppure la sua carriera era sempre stata accompagnata da un senso di incompiutezza, acuito ulteriormente dalla deludente stagione 2017/18 con la maglia del Milan, chiusa sì a 10 goal di cui 8 in Europa League, ma con una serie di prestazioni deludenti in Serie A. Due goal soltanto, a marzo, entrambi decisivi peraltro. A cui non c’è stato seguito, né in termini di fiducia né in termini di rendimento. Neanche un migliaio di minuti e atteggiamenti di negatività, quasi come il portoghese fosse sconsolato.
Getty ImagesIl prestito al Siviglia di passaggio - anche qui, doppia cifra con più rimpianti che soddisfazioni - poi quello all’Eintracht Francoforte. Da un rossonero a un altro. Quasi per caso, come fosse un’opportunità di mercato dell’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato, dopo aver persino giocato un’ora contro il Brescia ed essere uscito tra qualche fischio. Uno scambio di prestiti con Rebic che ha sancito lo scioglimento definitivo del trio Rebic-Jovic-Haller che in una stagione aveva fatto sognare Francoforte, arrivando anche ad un rigore dalla finale di Europa League. Un’eredità pesante, in un ambiente senza pressioni, più sereno.
3 goal nelle prime 4 di Bundesliga, poi un lungo digiuno iniziato a ottobre. In concomitanza con le grandi difficoltà dell’Eintracht in campo: solo 18 punti nelle prime 17 partite. Un’astinenza terminata a febbraio, prima dell’esplosione a maggio, al ritorno in campo dopo il primo lockdown. In mezzo, più di una tirata d’orecchie dell’allenatore Adi Hütter.
“Sta bene fisicamente, ma non ha raggiunto il livello che ci aspettavamo da lui. È calato dopo la pausa per le nazionali, dobbiamo aiutarlo a uscire da questo momento difficile”.
Qualcosa si è sbloccato. L’Eintracht si è rimodellato su di lui. In 42 presenze in campionato, 36 goal. Solo Lewandowski, tanto per cambiare, ha fatto meglio di lui in questo lasso di tempo. 28 dei quali nella stagione 2020/21, quella della consacrazione, la prima da indiscutibile titolare, la prima con una squadra costruita su misura per esaltare le sue caratteristiche. 28 goal che rappresentano anche un record storico per il club di Francoforte: battuti i 26 del mito Bernd Hölzenbein, primato che resisteva dal 1977.
GettyIl secondo posto nella graduatoria per il Torkanone - Lewandowski ne ha segnati 13 di più registrando il record all-time: altra categoria - ha permesso ad André Silva di ricostruirsi una reputazione, a 25 anni, ancora nel pieno di una carriera carica di aspettative non rispettate. E soprattutto gli è valso la chiamata del RB Lipsia, alla ricerca di un attaccante in grado di vedere la porta con facilità. Uno da 20 goal stagionali. Ciò che il lusitano si è rivelato nuovamente a Francoforte, quattro anni dopo il Porto.
“Quando ero al Milan avevo 22 anni, era un momento diverso. Ora ho un’altra testa, sono più maturo, ho un corpo diverso. Ho cambiato campionati, lingua, ambiente”.
In questo momento della sua carriera, a 26 anni compiuti, l’ex Milan sta rivivendo le difficoltà di affrontare le aspettative di un cartellino pagato di nuovo oltre 20 milioni. L’Eintracht l’aveva preso sostanzialmente a prezzo di saldo, chiudendo lo scambio con Rebic con il Milan cercando di minimizzare i costi. Ma non per questo non voluto. Anzi. A Francoforte si è sentito a casa, per la prima volta dall’addio al Porto ha avuto un’occasione, un secondo anno.
“Su André posso dire soltanto cose positive, perché è una grande persona e un grande calciatore”, ha detto di lui Jesse Marsch.
GettySenso di stabilità. Lo stesso che sta cercando a Lipsia, lo stesso che sta cercando il Lipsia stesso. L’inizio non è stato dei migliori, con 3 sole reti all’attivo nei primi due mesi di gare ufficiali, spesso alternandosi con Poulsen, a volte giocando insieme. Discontinuità. Ma anche pazienza.
Poi però ha trovato la via giusta, anche grazie all’arrivo di Domenico Tedesco: in coppia con Nkunku ha iniziato ad agire anche più da rifinitore che da uomo d’area come era a Francoforte. Certo, ha segnato meno della metà dei goal del compagno (17), ma è stato ugualmente importante con il suo modo di creare, oltre che di finalizzare
La vittoria della Dfb-Pokal al primo anno ha rappresentato il suo primo trofeo vinto con i club. E quest’anno il portoghese sta scoprendosi uomo di coppa: delle 6 reti segnate finora, 3 sono arrivate in Champions League e 2 in Pokal. La sua importanza, comunque, la si legge attraverso un altro dato: dal suo arrivo in Sassonia è sempre stato impiegato. Solo in un’occasione - ad aprile contro l’Hoffeheim - è rimasto in panchina. Oltre 50 volte da titolare. Consistenza, continuità, stabilità. Dopo tanto girovagare, le ha trovate in Germania.




