Un 31 gennaio così intenso i tifosi dell’Everton non se lo potevano nemmeno immaginare. Una vera e propria rivoluzione in un giorno, nel segno del centrocampo. Iniziata nel primo pomeriggio con l’assunzione di Frankie Lampard come nuovo allenatore, già nell’aria da giorni e finalmente ufficializzata, e conclusa in serata con due rinforzi di lusso, due giocatori dal talento indiscutibile in cerca di rilancio. Se però per Dele Alli, arrivato a titolo definitivo fino al 2024, parlare di incompiutezza ha forse un significato, per Donny van de Beek ne assume per forza un altro.
Riavvolgiamo il nastro di qualche anno, torniamo al 2019. L’Ajax di Erik ten Hag espugna il Santiago Bernabéu, ammutolisce il Real Madrid negli ottavi di Champions League con un 1-4 destinato a rimanere nella storia. Tadic si prende le copertine per i suoi assist, de Ligt con la fascia di capitano al braccio si consacra, Frenkie de Jong dà un saggio delle sue capacità, Ziyech fa scorribande continue. Chi non si nota, invece, è van de Beek. Un giocatore che non è vistoso, che tende a non apparire, ma che dal campo non ci esce mai, perché è troppo intelligente perché il suo allenatore ne possa fare a meno.




Chiedete alla Juventus, che nei quarti di finale viene eliminata dai ragazzini terribili. All’Allianz Stadium Donny segna il momentaneo 1-1, il goal più importante per rispondere subito all’iniziale vantaggio di Ronaldo. Gela i bianconeri. L’estro lo lascia mostrare agli altri, non è cosa sua. Sembra quasi schivo per certi versi, ma è uno spietato esecutore. E anche il Tottenham ne fa le spese nella semifinale d’andata. Sempre lui, freddo, glaciale, gela gli Spurs, che dovranno compiere un autentico miracolo al ritorno col tris di Lucas Moura per arrivare in finale — poi persa contro i Reds.
Una cavalcata fermata troppo presto nella quale van de Beek non si fa la pubblicità che forse meriterebbe. Eppure, basta un dato per rendere l’idea dell’importanza del trequartista classe 1997: ha giocato tutte le partite di quella stagione, tranne una, con il Roda in Coppa. Giusto per riposare. Per il resto, sempre in campo. Fisso. Eppure, nel mercato che ha portato via all’Ajax de Ligt e de Jong, van de Beek non è mai stato così tanto preso in considerazione. Ha deciso di fare un altro anno alla casa madre, dove è cresciuto, per poi tentare il salto al Manchester United. Una mossa che già al tempo aveva fatto alzare molti sopraccigli, tra i quali quello di Marco van Basten, il quale recentemente a ‘Voetbal Zone’ ha rincarato la dose.
“Non è stata una scelta intelligente scegliere di andare a Manchester. Se dici di aver parlato con il Real Madrid e poi passi al Manchester United, stai puntando troppo su te stesso ma Van de Beek non è così bravo. Essere il numero 10 dell'Ajax è molto più facile che essere un numero 10 in una big spagnola o inglese. In Olanda ricevi molto aiuto e hai tane occasioni, ma all’estero non è così”.
Di occasioni a Manchester van de Beek in effetti ne ha avute poche. In un anno e mezzo ha messo insieme la miseria di 1836 minuti, considerando tutte le competizioni. Per dare una misura proporzionale, nell’ultima stagione di Eredivisie, interrotta a marzo a causa del Covid, ha giocato 80 minuti in più. Una seconda scelta, se non addirittura terza o quarta. Nella squadra di Bruno Fernandes, il trequartista al quale Solskjaer non poteva rinunciare, il prodotto dell’Ajax sembrava già dall’inizio un fit piuttosto scarso. Ed effettivamente così è stato. I soli due goal, entrambi in Premier League, inquadrano bene la sua stagione.
Nella prima parte dell’annata in corso, non ha mai giocato titolare in Premier League e solo una volta ha giocato più di 10 minuti: contro il Watford, il 20 novembre, partita persa per 4-1 che ha poi sancito l’esonero di Solskjaer. Flop.
Nemmeno l’arrivo di Rangnick è riuscito a rivitalizzare il suo minutaggio, che anzi si è ulteriormente abbassato. Si pensava anche che l’infortunio di Paul Pogba potesse aprirgli nuovi spiragli, e invece nulla di tutto ciò. Nessun guaio fisico, solo tanta panchina. Un rendimento che di riflesso ha condizionato enormemente anche la sua posizione nella nazionale olandese. Un problema fisico gli ha persino fatto saltare l’Europeo, ma oltre a questo van Gaal, subentrato a de Boer a luglio, non lo ha mai convocato, mai considerato. Uno status tutto da ricostruire, da zero, all’Everton. Allenato da uno che nel suo ruolo è stato un’istituzione.
“Con Lampard ho avuto un incontro molto positivo, abbiamo le stesse idee di calcio, la sua presenza ha influenzato molto la decisione (si era parlato molto anche di ipotesi Crystal Palace, ndr). Quando ero all’Ajax l’ho sfidato, quindi chi conosciamo. Da lui posso imparare moltissimo, visto che giocava più o meno nella mia stessa zona di campo. Era un centrocampista che segnava molto e mi può molto aiutare”.
41 goal con l’Ajax, solo 2 con lo United. Con l’Everton ora si apre il conto. Donny van de Beek, finalmente, può davvero provare a ripartire.
