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AdurizGetty

Aduriz e la Nazionale dei Paesi Baschi: un mito nel mito

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Come si può spiegare il senso d'appartenenza ad un particolare territorio, una regione, uno stato che cerca l'indipendenza a chi non è abituato a viverlo? Quanto è difficile? Over 9000, se cogliete la citazione. Notevolmente complicato, al di fuori giudicato eccessivo, spesso anche controproducente. Molto spesso. Eppure l'orgoglio di fare tutto con i propri mezzi, andando oltre le facili possibilità, aiuta a superare avversità e storie banali, routine di storie tutto uguali, a moì di stampino, senza costrutto o appartenenza. Il contrario di casi particolari, come quello della Nazionale dei Paesi Baschi.

La Padania, la Sardegna, il Panjab, le Hawaii. Una serie infinita di Nazionali non affiliate a FIFA o UEFA e che non possono dunque giocare tornei internazionali riconosciuti a grandi livelli. Nel loro piccolo, però, le rappresentative regionali giocano gare non ufficiali contro le rappresentative più famose, ma sopratutto contro le colleghe non riconosciute dagli organismi calcistici mondiali. Poco importa, perché il proprio popolo il riconoscimento è presente, essenziale e infuocato. Quasi sempre, almeno.

Dopo decenni di attesa, la Nazionale spagnola è diventata grande nel terzo millennio, vincendo ogni trofeo su piazza grazie ad una generazione d'oro divenuta via via più consapevole dei propri mezzi e della propria crescita. La stessa idea con la quale sono cresciute nel cuore dei tifosi le rappresentative regionali spagnole, e non solo. La loro storia però risulta essere centenaria, specialmente nel caso della Nazionale basca.

Una squadra, mille nomi. Euskadiko selekzioa, Euskal Herriko futbol selekzioa, Selección de Euskadi, Vasconia, Equipo Vasco, Euskadi XI, Basque XI. In pratica la Nazionale dei Paesi Baschi per l'appunto, in italiano, ma nota sopratutto con il nome basco di Euskal. Poi scegliete voi il suffisso che vi aggrada di più. Calcio e politica sono strettamente collegati e l'orgoglio massimo della regione è proprio la sua parte pallonara.

Divisa, sia chiaro, in diverse parti, tra chi tifa l'Athletic Bilbao, massimo esponente del calcio basco, e la Real Sociedad, ma che comprende anche squadre celeberrime non solo in patria, come l'Osasuna. Da queste, nel corso degli anni, sono arrivati i convocati della Nazionale basca, che vede in Aritz Aduriz il giocatore più rappresentativo della storia recente, e massimo goleador.

Ha sempre segnato in Liga, Aduriz, ma è riuscito ad esplodere come bomber d'elite solamente nella seconda parte della sua carriera. Figlio di San Sebastian, cresciuto nelle squadre secondarie del Bilbao, si è reso protagonista con la maglia dell'Athletic negli ultimi della sua carriera, ricevendo le chiamate della Nazionale spagnola, in cui si è trovato ad essere uno dei tanti, mai vero protagonista, mai leader unico di cui scandire le parole con attenzione ed eloquenza.

Tutto il contrario di quanto è successo durante le sue partite, ricordiamo ancora, non ufficiali (e che importa?) con la rappresentativa basca. Era il 2006 quando Aduriz, 27enne, tornato nella prima squadra di Bilbao, metteva le scarpette con una paura intrinseca, consapevole di dover rappresentare qualcosa di inspiegabile per gli estranei. Rappresentare la Nazionale della sua regione, inoltre contro la Catalogna. Gambe tremanti prima dell'incontro, applausi locali dopo. Dimenticati a lungo raggio, sotto la corona, ma reali sotto il dominio del suo popolo.

Un attacco atomico per l'Euskal, con Aduriz e Llorente nello stesso team. Una coppia che mezzo mondo, relativamente alle Nazionali, ma anche considerando le squadre di club, può solo sognare nel 2006. E nel 2022. E nel 1950. Passiamo oltre. Entrambi segnano, prima dei goal di Verdù e Luque a dare ulteriore fuoco alla gara, che termina in pareggio, lasciando entrambe insoddisfatte, decise a strappare la gloria all'avversaria, trentacinque anni dopo l'ultimo incontro tra le due rappresentative '''semi-spagnole'''.

Sarà il primo di dodici goal con l'Euskal per Auduriz, in tredici gare. Gare in cui la sua Nazionale e il suo massimo bomber non hanno solo sfidato Nazionali il cui nome fa quasi sorridere, vista l'abitudine a considerarle solo come parti di una nazione e non squadre calcistiche. Perché dai, diciamocelo, spesso in auto della geografia arriva il calcio, essenziale per ricordare le città e i paesi. E sentir parlare di rappresentativa basca non genera solo un sorriso di pura felicità, ma spesso anche di scherno.

Non solo la Nazionale di Aduriz è una vera e propria rappresentativa, e al diavolo l'ufficialità della FIFA o dell'UEFA, ma è anche una di quelle con cui confrontarsi è difficile, complicato, terrorizzante. La prova? Le vittorie contro squadre abitualmente ai Mondiali, Campioni del Mondo, regine d'Africa e imperatrici d'Europa. La lista delle compagini superata è lunga e ad ogni gara si allunga, anche senza Aduriz, che ha appeso scarpini spagnoli e baschi nel 2020.

Russia, Uruguay, Perù, Serbia e Nigeria sono alcune delle squadre battute dalla Nazionale basca nelle amichevoli disputate dal 1990 ad oggi, quando la sua storia ha cominciato ad allargarsi seriamente. Come detto, infatti, una rappresentativa esiste da inizio '900, ma solamente negli anni '90 dello scorso secolo ha cominciato ad essere considerata a grandi livelli, anche se sempre lontana anni luce dal riconoscimento della FIFA. Mai.

Nei 31 incontri disputati nell'ultimo trentennio, sono arrivate solamente tre sconfitte: una contro la Tunisia nel 2011 al San Mames di Bilbao, e due di fila contro Camerun e Galles tra 2005 e 2006, sempre nel medesimo stadio. Dal k.o. contro il team nord-africano nel 2011, però, solo vittorie e una manciata di pari. Tra i successi anche quelli roboanti, vedi il 6-1 alla Bolivia e il 6-0 al Perù.

Gaizka Toquero, Iker Muniain - Euskal Selekzioaeff-fvf.org

Del resto si è parlato di Aduriz, ma a dividersi tra Nazionale Spagnola e basca sono stati in tanti. Giocatori che il popolo al di fuori della Spagna, ma anche quello nazionalista e strettamente legato a Madrid senza andare a scavare nell'interessante mondo delle rappresentative regionali, è abituato a fotografare con la propria mente solamente con indosso il colore rojo, anche se quello non l'hanno mai vestito, a differenza del verde, con inserti bianchi e rossi, della maglia Euskal.

Da Javi Martinez a Zubizarreta, da Xabi Alonso al già citato Llorente, da Iker Muniain a Gaizka Mendieta, passando per Markel Susaeta, in tanti hanno vissuto giornate gloriose in verde, risvegliando un senso di appartenenza che probabilmente non sapevano neanche di avere, e che invece hanno vissuto sulla propria pelle davanti ad un pubblico indipendendista, partecipe, infuocato.

Un pubblico che sta perdendo però la propria identità basca sempre più rispetto al periodo tra fine anni '90 e inizio anni 2000, più propenso a puntare sulla Nazionale spagnola che su quella dell'Euskal, vista dalle nuove generazioni come poco interessante.

Basti pensare allo sfogo di Aduriz nel dicembre 2016, al termine della gara tra Euskadi e Tunisia, nella rivincita vinta per 3-1. Senza un grande pubblico, senza una festa da ricordare negli anni avvenire. Anzi: troppi pochi tifosi, scarsa partecipazione, silenzio quasi assordante:

"Tutti i giocatori hanno fatto uno sforzo enorme per essere qui, noi stiamo aiutando sempre più, ma dobbiamo dare una svolta a queste partite perché è stato molto triste. Vogliamo inviare questo messaggio, a chi può interessare.

Ricordo di essere venuto a questa partita con una terribile aspettativa, con una spettacolare atmosfera di festa, tutti volevamo vedere questa squadra. Oggi sono uscito in campo e mi sono sentito abbastanza triste. L'atmosfera che c'era oggi è stata sconvolgente".

Con il passare degli anni, l'idea de 'Una Nazione, una Nazionale', sbandierata ai quattro venti a inizio millennio, sembra essere dimenticata, visto un ricambio non avvenuto da parte dei tifosi e nemmeno da parte dei giocatori, che nonostante alcuni trofei del Bilbao in patria, non riescono più ad essere campioni a tutto tondo, troppo altalentanti e spesso portati in Nazionale, obiettivamente, per mancanza di alternative di rilievo.

Nel futuro della Nazionale basca non ci sarà il riconoscimento della FIFA o dell'UEFA fino a quando la regione non sarà indipendente, se mai lo sarà. Nell'attesa, verranno organizzate altre gare non ufficiali, senza Aduriz, senza quella magia attorno alla rappresentativa, di chi faceva quadrato contro i poteri forti, lo stato centrale, la corona. E' nell'aria, nascosta, incatenata. Aspetta solo di trovare un altro bomber, un altro movimento di riscatto da parte delle nuove generazioni. Serve aspettare.

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