La nostra Unpopular Opinion vi porterà a dibattere, discutere, polemizzare e riflettere su concetti, idee e punti di vista che il calcio di oggi ha ormai forse esasperato.

Unpopular Opinion - Pio Esposito va esaltato e difeso, al netto della maglia che indossa, solo in Italia andiamo contro i nostri talenti
PERCHÈ È GIUSTO ESALTARE PIO ESPOSITO
In questi giorni si parla praticamente solo di Francesco Pio Esposito.
Le prime due partite giocate da titolare tra Champions e Serie A hanno spalancato le porte al dibattito nazionale, tra l'esaltazione giornalistica e l'indignazione popolare per la stessa.
Ma dove sta la verità? Si sta davvero esagerando ad elogiare Pio Esposito? Forse sì, ok, ma dopo tutto dove sta il problema? E perché non lo si dovrebbe esaltare?
Parliamo di un ragazzo di 20 anni, forse il miglior prospetto italiano dell'ultimo decennio, se parliamo di attaccanti puri, che si sta giocando le sue chance all'Inter, con umiltà, applicazione e senza atteggiamenti da fenomeno o auto-proclami.
Forse ci siamo abituati troppo ai Balotelli o ai Zaniolo per apprezzare e sostenere un percorso come quello di Pio Esposito?
Getty ImagesSI GUARDA ALLA SQUADRA E NON AL GIOCATORE
L'Italia è un paese bellissimo, sicuramente il più bel paese al mondo, ma la visione calcistica che abbiamo è forse tra le peggiori del globo terrestre.
Il campanilismo e la rivalità oltre ragionevole concetto monopolizzano tutto. Questo per dire che, in fondo in fondo (e nemmeno troppo), chi non tifa Inter ci spera che Pio Esposito fallisca. Perché sarebbe un fallimento dell'Inter.
Ma lo stesso sarebbe stato se avesse giocato nel Milan o nella Juventus. Si preferisce che la squadra in questione faccia un buco nell'acqua, fallisca l'intuizione, piuttosto che godere sinceramente della crescita e consacrazione di un talento italiano. Finalmente, tra l'altro.
Perché sì, quando gioca la nazionale, diciamo sempre che ci mancano i talenti di una volta, i campioni di un tempo. Ma quando si torna a guardare il campionato, l'interesse si sposta sulla squadra e non più sul giocatore. E lì, diciamocelo chiaramente, chi si augurerebbe sinceramente che Pio Esposito trascinasse l'Inter, la Juventus o il Milan? Vuoi mettere se si rivela un flop? Non c'è storia.
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SOLO IN ITALIA SI CRITICA UN NOSTRO TALENTO
Ed eccoci poi all'altra visione calcistica italiana che francamente fatico a comprendere.
Sarà quello spirito infinitamente critico insito in noi come popolo, sarà che siamo tutti allenatori, ma ancor più dopo l'avvento dei social è diventata praticamente una moda andare contro i giocatori, specie se sono italiani.
Perché il paragone con quelli del passato non potrà mai reggere, perché non c'è pazienza, perché vogliamo tutto subito e allo stesso modo siamo pronti a demolire un qualcosa che andrebbe custodito e tutelato.
"Non segna", "Guarda che scarso", "Non sa stoppare il pallone", "Ha i piedi quadrati". Ci eravamo abituati troppo bene e adesso non ci va bene nulla. L'Italia è forse l'unico paese al mondo dove preferiamo criticare un nostro talento piuttosto che esaltarlo. L'unico paese dove sono forse più i giornalisti ad esaltarsi che i tifosi.
"Eh ma Inghilterra, in Spagna e Germania a 20 anni giocano titolari già da tempo e segnano pure". Perché c'è la pazienza di aspettare, la continuità e la voglia di credere sui prospetti emergenti, sia da parte dei media che da parte dei tifosi. Noi qui abbiamo bisogno di qualcosa di grande, subito, per non criticare o demolire. E il più delle volte quel qualcosa si rivela dannatamente effimero...
Getty ImagesL'OSSESSIONE DEL GOAL, SPESSO SOLO UN'ILLUSIONE
Voglio fare un esempio tangibile: la stagione di Patrick Cutrone al Milan nel 2017/18.
Il 'Pungiglione', all'epoca, aveva 20 anni proprio come Pio Esposito ed era alla prima vera stagione in Serie A, proprio come Pio Esposito.
Score finale? 18 goal complessivi in stagione, 10 in Serie A, 6 in Europa League e 2 in Coppa Italia.
Numeri francamente mostruosi che oggi e in generale avrebbero messo d'accordo tutti nell'esaltazione di un ragazzo italiano di grande talento.
Purtroppo, poi, sappiamo bene che la carriera di Cutrone non ha avuto i risvolti sperati. Ma come spesso è capitato in passato l'illusione del goal è quella che catalizza tutto.
Giusto che un attaccante debba segnare, per carità, ma non va esaltato solo per quello. Forse è pure meglio che Pio Esposito non abbia ancora segnato. Ormai non siamo più abituati alle cose che crescono lentamente, al giusto ritmo e coi giusti tempi. Vogliamo subito il 'sangue', delle cose eclatanti e molto spesso illusorie.
Oggi non riusciamo più a viverci le cose come andrebbero vissute. Nel calcio e in generale nella vita. Quindi un attaccante italiano di 20 anni che si sta ritagliando un ruolo da protagonista in una big (cosa che non succedeva dalla notte dei tempi) non va elogiato né esaltato per il suo lavoro. Vogliamo subito i goal, vogliamo subito lo spettacolo. E poi, alla lunga, non ci rimane niente.
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