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Unpopular Opinion San Siro

Unpopular Opinion - Abbattere San Siro è come demolire il Duomo di Milano, l'avanguardia non ha rispetto neppure per i simboli

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La nostra Unpopular Opinion vi porterà a dibattere, discutere, polemizzare e riflettere su concetti, idee e punti di vista che il calcio di oggi ha ormai forse esasperato. 


  • ABBATTERE SAN SIRO É UN SACRILEGIO

    Dopo una serie infinita di valutazioni sul dove e quando, sui perché e sui percome, probabilmente si è arrivati alla conclusione peggiore in merito alla costruzione di un nuovo stadio a Milano.

    Si farà, e questa, per carità, è una buona cosa. Ma si farà al posto di San Siro. Nel senso che San Siro verrà demolito. Sì, demolito. Abbattuto. Personalmente faccio fatica persino a scriverlo e faccio ancora più fatica a rendermi conto di come, chi ha vissuto Milano in tutta la sua essenza, possa pensare e poi attuare  una decisione del genere.

    Parliamo di un simbolo culturale che va oltre il calcio, una cartolina di Milano a livello mondiale. Perché se vieni a Milano vai a visitare il Duomo, ovviamente, la Scala e il Castello Sforzesco, ma vai a visitare anche San Siro, a prescindere dal fatto che ti piaccia il calcio o meno. Si tratta di un monumento, con la sua storia, il suo valore, la sua caratteristica unica e irreplicabile.

    Un momento va custodito, al massimo restaurato, ma nessuno dovrebbe mai pensare di buttarlo giù. Abbattere un monumento è un sacrilegio. 

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  • San Siro U2Getty Images

    NON SOLO UN TEMPIO CALCISTICO

    Parlare di San Siro soltanto sotto l'aspetto calcistico sarebbe riduttivo e persino svilente.

    Però, partiamo da qui: quattro finali di Champions e quattro finali di Europa League ospitate, oltre che partite dei Mondiali 1934, 1990 e degli Europei 1980.

    San Siro è sempre stato un punto d'arrivo per tanti calciatori. Esordire a San Siro o giocare a San Siro, 'La Scala del calcio', un sogno da realizzare.

    E ripeto, parlare solo di calcio non darebbe minimamente l'idea di quello che è stato San Siro. Un punto d'arrivo non solo per i calciatori, ma anche per artisti di fama mondiale.

    Nel 1980 ci mise piede un certo Bob Marley, per il primo concerto evento in Italia. Da lì in poi San Siro è diventato la casa della musica ed ha ospitato negli anni Bob Dylan, David Bowie, Michael Jackson, Bruce Springsteen, Madonna, gli U2, i Rolling Stones. Senza dimenticare gli svariati e indimenticabili concerti di Vasco Rossi e Ligabue

    Recentemente il chitarrista della band di Bruce Springsteen ha detto:

    “Dobbiamo salvare San Siro! Abbiamo abbastanza grattacieli e centri commerciali nel mondo, ma c’è un solo San Siro! ".

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  • L'EVOLUZIONE NON GUARDA IN FACCIA NEPPURE I SIMBOLI

    Non voglio scadere nella fastidiosa retorica, ma recentemente ho provato sulla mia pelle cosa significa assaporare la storia, sentirla, percepirla anche senza avercela davanti agli occhi.

    Ho visitato il vecchio Ollympiastadion di Monaco di Baviera, con quella sua struttura unica al mondo. Mi sono seduto sulle tribune, ho immaginato il magnifico goal di Van Basten che su quel campo, nel 1988, regalò gli Europei all'Olanda. C'era silenzio, lo stadio era ovviamente vuoto, ma anche così faceva venire i brividi.

    Come San Siro, anche l'Olympiastadion è stato molto, ma molto di più di un campo da calcio. Ha ospitato una finale dei Mondiali, una degli Europei e tre finali di Champions, ma anche le Olimpiadi del 1972 e cinque concerti di Michael Jackson, solo uno dei numerosissimi artisti iconici che hanno reso l'Olympiastadion un luogo di culto. Pink Floyd, AC/DC, Rolling Stones, U2, giusto per citarne alcuni. 

    Dal 2005 ha lasciato spazio al più moderno Allianz Arena, nuova casa del Bayern, ma è rimasto al suo posto. Nessuno ha mai pensato di demolirlo. Perché non è soltanto uno stadio, ma un simbolo della città, un simbolo dell'intera nazione.

    Oggi l'impressione è quella che l'evoluzione e l'avanguardia non guardino ormai più in faccia nessuno. Tutto può diventare sacrificabile, tutto può diventare superfluo, rimpiazzabile. Quindi sì, demoliamo San Siro e costruiamo finalmente uno stadio moderno e in linea con lo sviluppo della città di Milano. Va bene così, morta una storia se ne fa un'altra in nome della modernità.

    Invece a volte bisognerebbe fermarsi un attimo, prenderci una pausa in questa costante frenesia generale che non ci fa rendere conto che certe cose devono rimanere al proprio posto, che possono essere migliorate e non distrutte. Che si può lasciare spazio al nuovo, ma onorare il vecchio. E pensare che l'Italia è la patria degli ecomostri. Però poi buttiamo giù San Siro. 

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