Serviva un punto, puntualmente arrivato: la festa del Napoli è realtà grazie all'1-1 imposto da un'Udinese caparbia ma, alla fine, anch'essa assuefatta dalla voglia di Scudetto di un popolo riversatosi in massa in Friuli per seguire da vicino i propri beniamini.
Complice la folta presenza dei tifosi partenopei, la 'Dacia Arena' fa registrare il sold out e offre un colpo d'occhio davvero suggestivo, cornice che però poco si addice allo 'spettacolo' offerto in campo dalle due squadre nel primo tempo.
Il Napoli ha in mano il possesso palla, piuttosto sterile e inconcludente: il goal, infatti, lo trova l'Udinese con Lovric, lasciato libero di prendere la mira verso la porta di Meret con troppa semplicità. La reazione ospite si condensa nelle proteste per un rigore non accordato da Abisso a Kvaratskhelia, protagonista di un contatto con Becao: silent check del VAR che non modifica la decisione del fischietto palermitano.
Osimhen spaventa Silvestri con un terzo tempo dei suoi, l'occasione più nitida creata da Di Lorenzo e compagni nella prima frazione: stavolta l'esito non è felice come in altre uscite.
Il nigeriano rimette in ordine le idee all'intervallo, e il giocatore che si rivede dagli spogliatoi è completamente l'opposto della prima versione 'sbiadita': è suo il goal dello Scudetto, il 22° in campionato che gli consente di superare Samuel Eto'o in qualità di miglior marcatore africano in una singola edizione della Serie A. Eguagliato, invece, il primo posto di George Weah nella classifica degli africani più prolifici del nostro campionato (46 reti).
Il pressing dell'Udinese scema col passare dei minuti e la chiave sta nell'esuberanza ritrovata dal Napoli che sfiora il raddoppio col nuovo entrato Zielinski, frenato da un bel riflesso di Silvestri. Poco male per la truppa azzurra, che al triplice fischio può esplodere in una manifestazione di gioia rimasta inesplorata per troppo tempo: dopo 33 anni, è Scudetto.
