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Totò SchillaciGetty

Totò Schillaci è morto, il mondo del calcio piange l'eroe di Italia '90 e simbolo azzurro

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Una terribile notizia sconvolge il calcio italiano e non solo: Salvatore Schillaci, noto a tutti come 'Totò' è morto all'età di 59 anni.

L'ex attaccante (che avrebbe soffiato su 60 candeline il prossimo 1° dicembre) si è spento questa mattina all'Ospedale Civico di Palermo dove era ricoverato.

Schillaci ha scritto pagine indelebili del calcio italiano, condensate in quella estate del 1990 vissuta col sogno di laurearsi campione del mondo assieme alla Nazionale azzurra, guidata dal commissario tecnico Azeglio Vicini.

  • CAMERA ARDENTE ALLO STADIO BARBERA

    Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha annunciato che la camera ardente verrà allestita allo stadio 'Renzo Barbera'.

    "Per l’Italia gli occhi e i goal di Schillaci hanno rappresentato il simbolo delle notti magiche dei Mondiali del ’90, ma per Palermo hanno significato molto di più, l’esempio di riscatto di un figlio di questa città che stava attraversando anni difficili. Per queste ragioni e di concerto con i familiari, l’amministrazione comunale, per rendere il giusto tributo a Schillaci, ha voluto mettere a disposizione lo Stadio Barbera per l’allestimento della camera ardente e ringrazio il Palermo Football Club per la disponibilità e lo spirito di collaborazione dimostrati.Ai familiari di Totò Schillaci rivolgo il mio cordoglio e la mia vicinanza in questo momento di profondo dolore", ha dichiarato il sindaco.

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  • IL CORDOGLIO DEL CALCIO

    Moltissimi club hanno espresso il loro cordoglio per la prematura scomparsa di Totò Schillaci.

    Tra questi, ovviamente, il Palermo (città in cui Schillaci era nato), l'Inter e la Juventus con cui vinse una Coppa UEFA e una Coppa Italia.

    Roberto Baggio, che raggiungerà Palermo per i funerali, ha voluto ricordare il suo ex compagno con un messaggio sui social: "Ciao mio caro amico, anche stavolta hai voluto sorprendermi. Rimarranno per sempre impresse nel mio cuore lenotti magiche di ITALIA 90vissute insieme. Fratelli d’Italia per sempre”.

    La FIGC ha disposto un minuto di silenzio su tutti i campi per le gare del prossimo week-end.

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  • DAL MESSINA ALLA JUVENTUS

    Dopo aver esordito nelle giovanili dell'AMAT Palermo, la carriera professionistica di Schillaci prese il via tra le fila del Messina, trascinato dalla Serie C2 alla B tra il 1982 e il 1987.

    Il 1989 fu l'anno del grande salto con l'approdo a una big del calcio italiano come la Juventus, che per lui sborsò 6 miliardi di lire. In quella squadra, nonostante le tante difficoltà tecniche, Schillaci riuscì comunque a lasciare il segno vincendo una Coppa Italia e una Coppa UEFA.

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  • EROE A ITALIA '90

    La grandissima ribalta internazione arrivò però nel corso dell'estate del 1990, quando Schillaci rientrò tra i convocati di Vicini per i Mondiali casalinghi.

    La punta siciliana fu la grande rivelazione del torneo con 6 reti che lo resero capocannoniere: Schillaci timbrò il cartellino in tutte le apparizioni dell'Italia a eccezione del successo per 1-0 sugli Stati Uniti, firmato da Giuseppe Giannini.

    In seguito si classificò al secondo posto nella classifica del Pallone d'Oro, superato soltanto dall'interista Lothar Matthaus che si laureò campione del mondo con la sua Germania Ovest.

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  • IL BIENNIO ALL'INTER

    Alla Juventus Schillaci rimase per altre due stagioni, prima dell'approdo all'Inter per 8,5 miliardi di lire: a Milano, a differenza dell'esperienza bianconera, non ci fu spazio e tempo per i trofei.

    Sì, perché Schillaci disse addio ai colori nerazzurri nell'aprile del 1994, poche settimane prima della vittoria della Coppa UEFA da parte di Bergomi e compagni: destinazione Giappone, precisamente Jubilo Iwata.

  • IL GIAPPONE E IL RITIRO

    Schillaci diventò così il primo calciatore italiano a militare nel campionato giapponese, convinto dall'ottima offerta economica messa sul piatto dallo Jubilo Iwata.

    In un contesto decisamente inferiore dal punto di vista tecnico rispetto alla Serie A, Schillaci ritrovò quella verve realizzativa che all'Inter era andata persa: furono 65 i goal messi a referto in 93 presenze, alcuni dei quali utili per portare a casa il campionato nel 1997, anno del ritiro definitivo dalla scena agonistica.

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