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Thiago Motta allenatore GenoaGetty Images

Thiago Motta allenatore del Genoa, 66 giorni in panchina e l'esonero immediato

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"A Genova sono stato bene. Penso di avere dato tanto al Genoa e so che mi è stato restituito molto. Sono sempre contento di tornare lì", ha dichiarato Thiago Motta alla vigilia dell'anticipo di 'Marassi'.

La carriera dell'italo-brasiliano, d'altronde, è strettamente legata ai colori rossoblù con cui è rinato da giocatore e ha iniziato il suo percorso da allenatore.

Ma se la prima esperienza andò benissimo, tanto da ricevere la chiamata dell'Inter di Mourinho con cui avrebbe poi vinto tutto, la seconda durò pochissimo e terminò in modo piuttosto brusco.

Com'è andata l'avventura di Thiago Motta da allenatore del Genoa?

  • LA CHIAMATA DI PREZIOSI

    Corre il mese di ottobre del 2019 quando improvvisamente Enrico Preziosi, allora ancora presidente del Genoa, decide di affidare la panchina ad una vecchia conoscenza.

    Le cose con Aurelio Andreazzoli non vanno come sperato, il Genoa è penultimo in classifica con 5 punti conquistati in 8 partite.

    Così ecco la mossa a sorpresa. Il colpo di teatro capace di rovesciare il banco e riconquistare la tifoseria delusa.

    Preziosi alza il telefono e chiama Thiago Motta, allora appena 37enne e che fino a quel momento ha allenato solo l'Under 19 del PSG.

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  • LE IDEE DI THIAGO MOTTA

    Centrocampista con grande visione di gioco, Thiago Motta in realtà era un allenatore già in campo. E le sue prime idee tattiche incuriosiscono non poco.

    "La mia squadra deve essere offensiva, corta, imporre il gioco, pressare alto, muoversi sempre insieme con e senza palla, con i giocatori che abbiano sempre il compagno vicino e 4-5 alternative per la giocata. Il calcio non è il biliardino, non contano i numeri, ma i movimenti. Puoi essere super offensivo con il 5-3-2. E difensivo con il 4-3-3. Dipende dalla qualità e dall’atteggiamento.Per me la squadra si può leggere anche da una fascia all’altra e giocare con il 2-7-2...Due laterali, sette in mezzo al campo compreso il portiere che avvia l'azione e due nella fascia opposta”, spiegò Thiago Motta a 'La Gazzetta dello Sport'.

    Che tra i modelli, oltre a Guardiola e Klopp, citò ovviamente anche Mourinho perché"vive solo per vincere, anche giocando male: non cerca il bello, ma un nemico da battere”.

    Thiago Motta affronta la prima avventura al Genoa senza paura, convinto di poter fare bene anche senza grandi campioni proprio come spiegava a Parigi: "Per giocare bene non contano 11 fenomeni, conta l'idea di calcio e la capacità che hai di trasmetterla. Se ci riesci, anche chi non è un top player può essere partecipe di un grande spettacolo. Ho visto squadre piccole giocare un grande calcio”.

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  • I RISULTATI COL GENOA

    Thiago Motta debutta sulla panchina del Genoa il 26 ottobre 2019, quando a 'Marassi' arriva il Brescia in quella che è già una delicatissima sfida salvezza e schiera la squadra con un 3-4-2-1.

    Il Grifone gioca un brutto primo tempo e va sotto, nell'intervallo però Thiago ribalta la squadra e la partita: finisce 3-1.

    Nelle successive due partite arrivano due sconfitte contro Juventus e Udinese, entrambe nei finali di gara. La gara contro la SPAL sembra già uno spartiacque decisivo per la sua avventura da tecnico del Genoa e così alla vigilia decide di portare la squadra a giocare....a footgolf.

    Ma i risultati non arrivano. Le sconfitte nel Derby e contro l'Inter scrivono la parola fine: troppo pochi i sei punti in 9 partite per Preziosi, che procede con l'esonero dopo appena 66 giorni.

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  • TANTO POSSESSO, POCHI GOAL

    Ma cosa non ha funzionato nel Genoa di Thiago Motta?

    Il problema principale mostrato da quella squadra riguardava soprattutto la capacità realizzativa. Il suo Genoa comandava spesso il gioco, teneva tanto il pallone tra i piedi ma segnava pochissimo.

    "Giocavamo un bellissimo calcio. Gli allenamenti erano molto duri e intensi, anche se fatti tanto con il pallone, con l'obiettivo di arrivare a tirare in porta attraverso un bel gioco. Poi c'erano tantissimi movimenti, i giocatori si cambiavano di ruolo e già subito si vedeva la sua mano...", ricordava Pandev qualche tempo fa intervistato da 'La Gazzetta dello Sport'.

    Tutte qualità che negli anni successivi Thiago Motta ha sviluppato prima allo Spezia e poi al Bologna, fino ad arrivare sulla panchina della Juventus. La grande occasione di un predestinato.

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