La prima volta che abbiamo sentito parlare di Takefusa Kubo, il Barcellona è campione d'Europa in carica e si prepara a ritornare sul tetto del mondo battendo in finale, a Yokohama, il Santos, grazie a una doppietta di Lionel Messi e alle reti di Xavi e Cesc Fabregas.
In termini puramente geografici, tutto questo avviene a poco più di sedici chilometri dalla città di Kawasaki, nella prefettura di Kanagawa, proprio mentre Takefusa, allora un bambino di dieci anni, viene acquistato dai blaugrana. Sì. E' lì che abbiamo sentito parlare per la prima volta di Kubo, in effetti.
La seconda volta, invece, è stata quando il suo trasferimento al Barça (insieme ad altri) costò ai catalani il blocco di due finestre di calciomercato sanzionato dalla FIFA per alcuni errori nell'iter di acquisizione dei calciatori minorenni.
In entrambi i casi, a risaltare è un'etichetta che il mondo e la storia del calcio hanno già affibbiato a molti tra i giovani calciatori che si sono susseguiti come "talenti puri" prima di Kubo: il "nuovo Messi". O, se volete, il "Messi giapponese".
La sua storia, a differenza di quella di Leo, ha vissuto diverse deviazioni: se nel 2023, però, si parla ancora di Takefusa come di uno dei più interessanti prospetti del panorama calcistico internazionale, non tutto è andato perduto lungo il percorso. Anzi: forse qualcuno ha fatto bene ad aspettarlo.
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