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Rolando InterGetty

Dai successi col Porto alla ricerca di una squadra: Rolando, il pupillo di Mazzarri

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E’ impressionante come a volte, il calcio, rispecchi fedelmente o quasi ciò che accade al di fuori, nel mondo esterno, in particolare dello spettacolo, dove i sogni trovano spazio fino a fondersi con la realtà: associare questo collegamento al trasferimento di Rolando Jorge Pires da Fonseca all’Inter è un esercizio azzardato, ma che comunque contribuisce a spiegare quanto può essere stretto il connubio tra due mondi lontani e, allo stesso tempo, vicini.

E’ il 1997 quando, sull’onda di un refuso grafico all’interno di un servizio televisivo, Rolando (personaggio immaginario interpretato dal comico Aldo Baglio) diventa un calciatore dell’Inter. O almeno è così per una sera, quando va in onda la puntata di ‘Mai Dire Goal’ con un servizio fittizio ma incredibilmente ricco di dettagli che documenta il primo giorno trascorso alla Pinetina dal diretto interessato.

A prestarsi allo scherzo sono l’allora direttore sportivo nerazzurro Sandro Mazzola, i calciatori Maurizio Ganz, Marco Branca e Giuseppe Bergomi, oltre addirittura al presidente Massimo Moratti che compare nella ‘presentazione’ alla stampa di Rolando, con una maglia del tutto in stile mimetico militare per esclusivo volere del nuovo arrivato che non gradisce le classiche strisce nerazzurre.

Il pensiero sarà volato subito a questo episodio nell’estate del 2013 con l’arrivo del vero Rolando, difensore portoghese sponsorizzato fortemente da Walter Mazzarri, uno dei tecnici che hanno fatto le fortune del classe 1985 in una carriera che attualmente lo vede alla ricerca di una nuova avventura a qualsiasi livello: perché, quando tutto si ferma e le opportunità latitano, anche una piccola occasione può diventare grande.

  • DA CAPO VERDE AL PORTOGALLO: LA GLORIA EUROPEA COL PORTO

    Rolando nasce a São Vicente, isola di Capo Verde, il 20 agosto 1986, undici anni dopo l’indipendenza ottenuta dal Portogallo dell’arcipelago situato in pieno Oceano Atlantico. Qui, però, l’influenza lusitana è ancora molto forte, e non solo dal punto di vista linguistico: non è raro che i migliori prospetti calcistici vengano naturalizzati, pratica che coinvolge anche Rolando.

    A 13 anni entra a far parte delle giovanili del Campomaiorense, per poi passare a quelle del Belenenses nel 2003: è col club di Lisbona che fa conoscenza col professionismo, grazie all’esordio in Primeira Liga e alle tante ottime prestazioni che lo proiettano verso uno step più prestigioso, verso il grande club portoghese tanto ambito.

    La società in questione è il Porto, tornato agli splendori del passato e reduce da una Champions League vinta da outsider con José Mourinho appena quattro anni prima dell’acquisto di Rolando, avvenuto nel 2008: ai Dragões forma una super coppia di centrali difensivi con Bruno Alves, scomposta ai nastri di partenza della stagione 2010/2011 dall’addio del secondo, approdato allo Zenit San Pietroburgo in Russia.

    Quella è l’annata più bella per Rolando, che col Porto vince addirittura quattro trofei: la Supercoppa nazionale, il campionato, la coppa nazionale e l’Europa League, griffata dal marchio di Radamel Falcao e dai suoi 17 goal (tra cui anche quello decisivo nella finale tutta portoghese col Braga) che lo rendono il capocannoniere della competizione.

    Dopo un’altra Primeira Liga in saccoccia, Rolando finisce ai margini della rosa del Porto che ha fatto altre scelte per il presente e il futuro: fino a gennaio 2013 colleziona soltanto una presenza sul campo dell’Estoril e finisce inevitabilmente sul mercato, dove è il Napoli ad aggiudicarselo in prestito con diritto di riscatto.

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  • Rolando NapoliGetty

    PUPILLO DI MAZZARRI: PRIMA AL NAPOLI E POI ALL’INTER

    L’inserimento tra le fila azzurre è più complicato del previsto: l’impiego quasi del tutto assente in Portogallo si fa sentire e induce Walter Mazzarri a procedere coi piedi di piombo, prima di affidare a Rolando le chiavi di una difesa già rodata e con i propri meccanismi.

    L’esordio, peraltro, non è dei più felici: Rolando gioca sia l’andata che il ritorno dei sedicesimi di Europa League contro i cechi del Viktoria Plzen, quando il Napoli rimedia una doppia sconfitta che la estromette definitivamente dai giochi.

    Per il primo gettone in Serie A bisogna attendere il 10 marzo e, anche questa, è una circostanza negativa per i partenopei, battuti per 2-0 al ‘Bentegodi’ dal Chievo. Dopo altri due spezzoni e quattro panchine consecutive, il minutaggio di Rolando si modella positivamente nel finale di stagione: Mazzarri lo schiera tra i titolari contro Bologna, Siena e Roma, l’antipasto di una collaborazione che avrà un seguito a Milano.

    Sì, perché Mazzarri è scelto da Moratti per guidare l’Inter, reduce da un nono posto al culmine di un’annata tormentata da polemiche e infortuni: l’allenatore toscano fa proprio il nome di Rolando per sistemare una delle difese più perforate del campionato e, proprio come accaduto a Napoli, la fase iniziale è dedicata al ‘rodaggio’ dalla panchina.

    Rolando è escluso nei primi sei impegni stagionali, per poi esordire il 29 settembre a Cagliari: da allora diventa parte integrante dell’undici titolare, da cui non esce più. In un’intervista ad ‘Antena 1’, il portoghese sottolinea l’importanza ricoperta da Mazzarri in quel delicatissimo momento della carriera.

    “Sono arrivato al Napoli dopo aver passato sei mesi difficili al Porto. Grazie al presidente Pinto da Costa abbiamo trovato questa soluzione a gennaio. Ma mi mancava il ritmo partita, non era facile entrare da subito in una squadra collaudata come il Napoli. Quando ho migliorato la condizione fisica, la conoscenza di un campionato differente e il feeling con allenatore e compagni sono diventato titolare e ho finito la stagione come titolare. E Mazzarri, quando ha dovuto scegliere un giocatore da prendere per l'Inter, ha scelto me. Nonostante abbia giocato poco lo scorso anno, ha dimostrato di credere in me e nelle mie capacità”.

    A ‘Sportweek’, Rolando rivela la promessa fattagli dal tecnico di San Vincenzo, mantenuta con l’ufficialità del trasferimento all’Inter.

    “A lui sono piaciuto le poche volte che ho giocato. Mi disse che ho delle qualità come giocatore e come persona, che in partita sono capace di fare quello che lui chiede ad un difensore, per questo mi considera importante e aggiunse: ‘Farò di tutto per portarti con me’. E così è stato”.

    I nerazzurri falliscono l’accesso alla Champions ma, quantomeno, tornano in Europa League grazie al quinto posto finale: Rolando si toglie la soddisfazione di segnare quattro reti, di cui una (inutile) alla Juventus di Antonio Conte. Tutto lascia pensare ad un riscatto esercitato da parte dell’Inter ma, proprio come un anno prima col Napoli, i nerazzurri non trovano l’accordo col Porto che chiede addirittura i 30 milioni della clausola rescissoria per lasciarlo partire, in risposta alle richieste dell'entourage del giocatore che si scontra col muro eretto dalla società biancazzurra.

    'Correo da Manha' scrive addirittura di una lite fisica tra Pedro Pinho, socio del presidente del Porto che lamenta di aver ricevuto uno schiaffo, e Paulo Texeira, procuratore che secondo la sua versione avrebbe ricevuto degli epiteti razzisti.

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  • LA ‘RINASCITA’ AL MARSIGLIA, IL BRAGA E LA RICERCA DI UNA NUOVA SQUADRA

    Rolando sa benissimo che per lui, al Porto, di spazio non ce n’è più, e così rivive la situazione capitata esattamente due anni prima: altri sei mesi da separato in casa prima di un altro prestito, stavolta ai belgi dell’Anderlecht, senza particolari fortune.

    A risollevare le sorti di una carriera all’apparenza arenata, ecco il Marsiglia che nell’estate 2015 lo acquista a titolo definitivo: in Francia Rolando non vince titoli, riconquistando però quella confidenza col terreno di gioco a lungo auspicata.

    Il suo nome torna alla ribalta nel 2018, grazie al goal al Salisburgo che regala ai transalpini l’accesso alla finalissima di Europa League, persa contro l'Atletico Madrid di uno scatenato Antoine Griezmann.

    Rimasto senza squadra per qualche mese, poco prima dell’emergenza pandemica trova un accordo col Braga che sancisce il ritorno in Portogallo: il suo è per lo più un compito di sostegno per i ragazzi più giovani, utile per la vittoria della terza Taça de Portugal nella storia del club.

    Le zero presenze nel 2021/2022 decretano, di fatto e in netto anticipo, un addio divenuto ufficiale alla naturale scadenza del contratto; non il ritiro, ancora lontano nelle idee di Rolando: a cui il calcio giocato manca, eccome se manca.

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