"Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c'è altra strada".
Il destino non poteva che riservagli il traguardo più ambito, lo Scudetto. Il sogno è diventato realtà. Finalmente Luciano Spalletti si gode la vista dall’alto: è campione d’Italia.
Un trofeo speciale, il primo in Italia, arrivato in una città come Napoli che vive il calcio con ardore e passione 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno. Un successo che lo catapulta direttamente nell’Olimpo del calcio e nella storia della città partenopea, da sempre innamorata del calcio e in attesa di vivere questo giorno da oltre 33 anni.
Sono passati esattamente 12058 giorni dal 29 aprile 1990, quando grazie al successo sulla Lazio nell’allora San Paolo firmato da Baroni i partenopei conquistarono il loro secondo titolo della storia.
Ieri la ‘banda Spalletti’, guidata dal tecnico toscano, ha riscritto la storia regalando un sogno ad occhi aperti a una città intera, che nel calcio vive una piccola rivincita sociale.
“Sì, ogni tanto ci si guarda indietro perché per quanto mi riguarda non ho mai viaggiato in prima classe ma sempre con l'autostop (ride, ndr). Il fatto di trovarsi qui e ora ti ripaga di tutti i sacrifici fatti”.
Dopo il colpaccio all’Allianz Stadium contro la Juventus e alla vigilia della sfida successiva con la Salernitana, Luciano Spalletti ha ammesso di aver ripensato al percorso che lo ha portato fino a laurearsi campione d’Italia.
Dalla provincia e la gavetta, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, fino all’Olimpo dello Scudetto vinto a Napoli.
La ricompensa per uno che di strada ne ha fatta tanta fino ad un successo meritatissimo che lo proietta direttamente nella storia.


