Pubblicità
Pubblicità
Mikael Silvestre InterGetty Images

Silvestre all'Inter, un incubo senza via d'uscita: da flop a colonna del Manchester United

Pubblicità

Quella del terzino sinistro è una maledizione che l’Inter si porta avanti da tempo, precisamente dal 1996, dall’addio di Roberto Carlos in direzione Real Madrid: da quel momento, la Milano nerazzurra non ha più potuto ammirare un campione di livello mondiale sulla corsia mancina.

A differenza di quanto accaduto a destra, con Maicon e Hakimi ad arare l’erba di San Siro a suon di sgroppate, a sinistra il brasiliano non ha mai avuto un degno erede, nonostante i tanti tentativi di trovarne uno dell’ex direttore sportivo Sandro Mazzola, attivo nel club meneghino a fine anni ‘90 del secolo scorso dopo una carriera legata indissolubilmente alla Grande Inter allenata dal ‘Mago’ Helenio Herrera.

Tra i tanti giovani visionati dalla leggenda interista c’era anche Mikaël Silvestre, col senno di poi un altro rimpianto di mercato: non alla pari di Roberto Carlos – ci mancherebbe – ma comunque un valido motivo per mangiarsi le mani, alla luce del ricchissimo palmares vantato dal francese.

L’ennesimo talento lasciato andare troppo presto all’estero, dove la pazienza di attendere i giovani ha fatto – e continua a fare – la differenza in quanto a progetti vincenti, che essi siano a medio o a lungo termine. Chissà se, un giorno, i nostri club impareranno finalmente dai propri – e perseveranti – errori.

  • Mikael Silvestre InterGetty

    LA TRATTATIVA FIUME E GLI ELOGI A CATENA

    Sostenere che Mazzola non capisca nulla di calcio sarebbe sbagliato e irresponsabile anche perché, al netto di qualche ‘abbaglio’ finito nel dimenticatoio, il lavoro svolto in quegli anni è di assoluto livello: attenzione posta soprattutto sul mercato francese, sulla stessa riga di quanto sta accadendo ora in casa Milan con Maldini e Massara.

    E’ merito di Mazzola l’acquisto di Sebastien Frey, esploso, proprio come il protagonista di questo racconto, in un lido diverso da quello interista. Se per il portiere l’intesa col Cannes non richiede tempi biblici, la trattativa col Rennes per acquistare Silvestre non è esattamente una passeggiata di salute: non al punto di diventare una telenovela ma, quell’estate 1998, Silvestre non la dimenticherà mai.

    Alla fine l’accordo viene raggiunto sulla base di 14 miliardi di lire – mica bruscolini – e Silvestre può finalmente coronare il sogno di giocare assieme a Ronaldo ‘Il Fenomeno’, semplicemente il più forte sul pianeta Terra in quel momento. Il suo sbarco nella capitale della moda viene accompagnato da commenti entusiastici sul suo conto: come quello di Mazzola, l’artefice del trasferimento.

    “Silvestre è fortissimo dal punto di vista atletico, poi è uno a cui non scotta il pallone tra i piedi”.

    Anche mister Gigi Simoni non lesina complimenti, sottolineando una duttilità in grado di tornare utile in diverse situazioni.

    “Dei quattro calciatori francesi arrivati, Silvestre mi sembra quello più maturo calcisticamente. Ho notato che è capace di giocare sia al centro della difesa che a sinistra, questa duttilità mi farà comodo”.

    Proprio questa duttilità tanto decantata si trasformerà in un’arma a doppio taglio per Silvestre, vittima di un equivoco tattico e di un ambiente in perenne subbuglio come quello nerazzurro.

  • Pubblicità
  • L’UNICO GOAL AL VICENZA PRIMA DEL DISASTRO

    La stima nei suoi confronti, porterà Simoni a impiegare Silvestre in tre posizioni diverse: da centrale difensivo, da terzino sinistro e da esterno, a dimostrazione di una fiducia rimasta immutata fino al suo esonero.

    Sì perché, dopo le vittorie contro Real Madrid e Salernitana, Massimo Moratti opta per il clamoroso esonero: al posto di Simoni viene chiamato Mircea Lucescu, a suo modo protagonista nella partita che vede Silvestre siglare il suo primo e unico goal con la maglia dell’Inter.

    E’ il 6 dicembre 1998 e il tecnico rumeno fa l’esordio in campionato nel caldissimo ‘Menti’ di Vicenza: i padroni di casa passano in vantaggio con un rigore trasformato da Luiso e, al termine del primo tempo, la sensazione è di un’Inter in completa balia dell’avversario, col morale sotto i tacchi.

    La mossa di Lucescu per provare a rimettere le cose in sesto è proprio Silvestre, chiamato a sostituire Taribo West a inizio ripresa: il nigeriano si toglie la maglia ancor prima di oltrepassare la linea perimetrale del campo e la getta a mo’ di protesta verso la panchina, denotando – eufemismo – un certo nervosismo.

    Invece l’ingresso di Silvestre si rivela fruttifero per l’Inter: all’ultimo assalto, sugli sviluppi di un calcio di punizione, l’ex Rennes raccoglie un assist involontario di Francesco Colonnese e scaravanta la sfera dove l’esperto Brivio non può arrivare. 1-1, per l’Inter un punto prezioso e, forse, anche immeritato.

    Questo resta l’apice dell’avventura di Silvestre a Milano, dove va in scena un autentico show della panchina: dopo Lucescu, a susseguirsi nel ruolo di tecnico sono il ‘Giaguaro’ Luciano Castellini e Roy Hodgson, suo malgrado nuovamente al centro della scena dopo il caso Roberto Carlos di tre anni prima.

    Stavolta, però, si tratta di una mera coincidenza: Silvestre è presto bollato dalla parte più calda della tifoseria come 'timido', come inadatto ai ritmi e alle pressioni della competitiva Serie A. Uno così, insomma, va venduto e alla svolta: in un clima surreale, dopo una stagione chiusa all’ottavo posto e senza la qualificazione alle coppe europee, il classe 1977 si trasferisce al Manchester United, guarda caso proprio il carnefice dell’Inter ai quarti di finale della Champions League vinta al cardiopalma nella finalissima contro il Bayern Monaco.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • COLONNA DEL MANCHESTER UNITED E IL RITIRO IN INDIA A 37 ANNI

    Proprio il doppio confronto europeo contro l’Inter (Silvestre gioca solo il match di ritorno a Milano), convince Sir Alex Ferguson ad avanzare un’offerta sul tavolo di Moratti: 4 milioni di sterline, proposta accettata a settembre 1999.

    E’ qui che ha inizio un’avventura proficua, durata la bellezza di nove stagioni: Silvestre sfrutta il vuoto iniziale lasciato dall’infortunio di Rio Ferdinand, prendendosi la titolarità e alternandosi nei due ruoli a lui più cari, il terzino sinistro e il centrale di difesa.

    E’ proprio in Inghilterra che Silvestre costruisce dalle fondamenta la sua personale bacheca: con i ‘Red Devils’ vince qualcosa come cinque Premier League, una FA Cup, una Coppa di Lega, due Community Shield, una Coppa Intercontinentale e, soprattutto, la Champions League 2007/2008, dando un contributo più carismatico che tecnico.

    L’importanza di Silvestre nello spogliatoio del Manchester United, d’altronde, è riassunta in questa dichiarazione di Ferguson del 2006, quando il numero di presenze in campo comincia a calare vistosamente.

    “Mikaël è stato un elemento fondamentale della squadra per sette anni. La sua esperienza tornerà utile ai giovani della nostra rosa”.

    Esperienza messa al servizio del club fino al 2008, anno del passaggio all’Arsenal dove resta due stagioni, prima di un altro biennio in Germania al Werder Brema: qui si regala la soddisfazione di giocare i minuti finali nel 3-0 inflitto all’Inter nell’ultimo match del girone di Champions, risultato che però non basta ai tedeschi per consolarsi quantomeno con la retrocessione in Europa League.

    Ultimi scampoli di calcio ad alti livelli, definitivamente abbandonato con la decisione di volare oltreoceano, negli Stati Uniti, per vestire la maglia del Portland Timbers, anticamera del trasferimento in India al Chennaiyin di Marco Materazzi dove il 37enne Silvestre chiude la carriera con un goal segnato in quattordici presenze.

    Lo stesso bottino realizzativo dei tempi dell’Inter che non ha avuto la pazienza di aspettarlo, scaricandolo troppo presto: buon per il Manchester United, che ha potuto godersi un Silvestre al suo massimo splendore agonistico.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0