Pubblicità
Pubblicità
Karl-Heinz Rummenigge FC Bayern 2020getty

Rummenigge racconta la notte della Superlega: "Ceferin mi mandava sms ogni 5 minuti, Agnelli ha perso tutto"

Pubblicità

In attesa che sulla questione si pronunci giovedì 21 dicembre la Corte di Giustizia Europea, a tornare a parlare del progetto Superlega è Karl-Heinz Rummenigge, ex giocatore dell'Inter ed oggi nel board del Bayern Monaco, intervistato da 'La Gazzetta dello Sport'.

Il dirigente ricorda in particolare la notte in cui è ufficialmente nata la Superlega, con gli sms continui da parte di Ceferin e l'impossibilità di parlare con l'allora presidente della Juventus, Andrea Agnelli.

Il Bayern Monaco, insieme al PSG, è stato l'unico grande club europeo da sempre contrario all'idea della Superlega.

Ma cosa è successo davvero quella notte?

  • LA NOTTE DELLA SUPERLEGA

    "Ero preoccupato. Erano dodici, avevano cercato di convincere invano noi e altri, erano alla rottura. Ho pensato: “E se fanno davvero la rivoluzione? Sarebbe il caos”. In due giorni la bolla è scoppiata. Ero allo stadio per il Bayern e Ceferin ogni cinque minuti mi mandava sms per dire: s’è ritirato il Chelsea, il Liverpool, il City… Era finita. La parola dice tutto. C’è “super” dentro: vuole essere superiore a tutto. Ai campionati, alla Champions, al calcio. Che idea…", ricorda Rummenigge.

  • Pubblicità
  • IL NO DEL BAYERN

    I fondatori della Superlega avrebbero cercato di coinvolgere nel progetto anche il Bayern Monaco: "Non sono venuti da me. Hanno provato con Oliver Kahn, il mio successore designato all’epoca. Io, Uli Hoeness e il presidente Hainer abbiamo detto: “Mai con noi! Vogliamo vincere, ma regolarmente”. Anche il PSG la pensava così".

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • IL RUOLO DI AGNELLI

    Rummenigge non si spiega in particolare il ruolo svolto da Andrea Agnelli, all'epoca tra i dirigenti più influenti del calcio europeo: "Non sono più riuscito a parlare con Andrea dalla domenica in cui ha staccato il cellulare. Giravano voci, non veniva a Montreux e non rispondeva. Credo non abbia avuto il coraggio di dire cosa stava facendo. Capisco che il coronavirus abbia forzato i club ad accelerare, qualcuno voleva soldi freschi, ma quella presentazione non è stata professionale. Lui non lo capisco e mi spiace umanamente. Era presidente Eca, era nell’Esecutivo Uefa, era presidente di una Juve tra i cinque top club. Ha perso tutto. Anche l’immagine. Andavamo d’accordo, ma, quando gli dicevo che il calcio non è solo economia, non la pensava come me".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • I MOTIVI DEL NO ALLA SUPERLEGA

    "La Serie A diventerebbe la Serie B e la Bundesliga la seconda divisione. Tornei poveri. E tutto questo sa perché? Per danneggiare la Premier che incassa di più semplicemente perché è più brava. Soprattutto le spagnole: volevano danneggiarla e si sono inventate questo torneo, l’unico che conterebbe. Addio Juve-Cagliari, addio Bayern-Bielefeld. L’Uefa offre il miglior torneo possibile, la nuova Champions a 36 sarà ancora più spettacolare e aperta. Ha visto le feste del Copenaghen per gli ottavi? Doveva arrivare ultimo, s’è qualificato e per loro sembrava Natale. Devono vincere sempre i soliti? Nel calcio no, nel calcio c’è l’impensabile, l’emozione. Non la matematica. Nessuno in Germania andrebbe in Superlega, ci sarebbe una rivoluzione dei tifosi. Modello americano? Da noi prevale il merito. Se sei bravo, vinci e guadagni. Lì compri il posto nella Lega perché sei ricco e guadagni anche se non vinci. Non fa per noi", chiude Rummenigge.

  • Pubblicità
    Pubblicità
0