Pubblicità
Pubblicità
monchi gfxGOAL

Dal sogno all'incubo: la Roma ritrova el señor Monchi

Pubblicità
"Vengo a prendervi uno a uno".

Una frase minacciosa, che manifesta tutta la poca serenità che Ramon Rodriguez Verdejo in arte Monchi visse nel suo periodo finale alla Roma.

Il direttore sportivo spagnolo fu accolto alla Roma come il "Messi dei DS" (James Pallotta dixit), individuato come profilo perfetto per proseguire quella strada fatta di trading e scoperta di giovani talenti inaugurata da Walter Sabatini.

D'altronde, come si poteva dare torto all'entusiasmo con il quale Monchi venne presentato a Roma? Dopo una modesta carriera da portiere, l'andaluso si era rivelato un vero fuoriclasse come direttore sportivo.

Erano state le sue intuizioni a portare il Siviglia da squadra di Segunda Divison a pluricampione dell'Europa League, con una lista lunga svariate decine di metri con sopra scritti i nomi di tutti i talenti scovati in giovane età e rivelatisi poi campioni di livello internazionale: Sergio Ramos, Dani Alves, Ivan Rakitic. Solo per citarne tre.

  • IL RE MIDA

    Fu con queste premesse che la dirigenza romanista decise di presentarlo come nuovo direttore sportivo nell'aprile del 2017, un mese dopo le dimissioni in diretta televisiva di Sabatini nel prepartita contro l'Inter.

    Dopo essere stato presentato nella trasferta vittoriosa dei giallorossi a Pescara, Monchi si mette subito al lavoro per non farsi trovare impreparato in vista della stagione 2017-2018.

    Su Trigoria piovono grane su grane, la più grande delle quali è il futuro già segnato di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo esce sconfitto dalla crociata iconoclasta a Francesco Totti e, malgrado un secondo posto e 87 punti (record assoluto della Roma in Serie A), decide di abbandonare la capitale. La nave Roma si presenta dunque a Monchi priva del suo capitano e con il nostromo in fuga su una scialuppa di salvataggio.

    Il neo ds spagnolo individua in Eusebio Di Francesco l'allenatore giusto. Dopo di che inizia la sua campagna di rafforzamento, consapevole che bisogna far quadrare i conti e che i paletti del Fair Play Finanziario debbano essere rispettati in maniera manichea.

  • Pubblicità
  • Steven Nzonzi Patrick Schick RomaGetty

    SCRICCHIOLII

    A iniziare a far storcere il naso ai tifosi romanisti è la gestione delle cessioni. La Roma vende Mohamed Salah al Liverpool per oltre 50 milioni di euro e in una sola notte cede Rudiger al Chelsea per 39, dopo il rifiuto di Kostas Manolas di trasferirsi allo Zenit: non pochi, ma quasi nulla in un mercato che qualche settimana dopo verrà per sempre stravolto dall'acquisto di Neymar per oltre 250 milioni dal PSG.

    Un incasso di quasi cento milioni, che sistemano il bilancio ma sembrano indebolire considerevolmente la squadra. Sulla linea del malcontento prevale però quella del "trust the plan", con la convinzione che Monchi sa dove mettere le mani e che ancora una volta sostituirà calciatori di livello con altri ancora più forti ma dal costo decisamente inferiore.

    Il primo colpo in assoluto è però un carneade: Hector Moreno. Chi? Un centrale difensivo messicano in forza al PSV Eindhoven, pagato 6 milioni di euro. Arrivano poi in rapida successione due usati garantiti come Maxime Gonalons e Aleksandar Kolarov, viene riportato a casa Lorenzo Pellegrini e si investono complessivamente quasi 25 milioni in un giovane turco chiamato Cengiz Under e in una promessa del calcio olandese: Rick Karsdorp.

    Manca però un botto, quel colpo in grado di far sognare i tifosi. Qualcosa di chic. Anzi, di Schick. Patrik, 21 anni, attaccante, reduce da una stagione incredibile alla Sampdoria da esordiente in Serie A. Vicinissimo alla Juventus, finirà a Trigoria per 42 milioni di euro diventando l'acquisto più oneroso della storia della Roma bruciando anche Gabriel Omar Batistuta.

    Tra mille dubbi e una convinzione subliminale che a disposizione di Di Francesco sia stata allestita una squadra più scarsa di quella dell'anno precedente, la stagione della Roma si rivela molto migliore del previsto: terzo posto e la semifinale di Champions League conquistata con una rimonta leggendaria nei quarti contro il Barcellona.

    In questo contesto tutto sommato esaltante, si distingue il rumore assordante del silenzio di Schick. Il ceco passa più tempo in infermeria che altrove, chiudendo il suo primo anno con due goal e mezzo all'attivo. Mezzo, sì, perché a Ferrara contro la SPAL si intromette su un pallone calciato in porta da Radja Nainggolan.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • "QUA NON SI VENDE, SI VINCE"

    Ma il peggio deve ancora venire. L'estate successiva all'ubriacatura collettiva per aver terminato tra le prime quattro d'Europa si rivela nerissima.

    Monchi si presenta spavaldo in conferenza stampa esclamando una frase che segna inesorabilmente il suo declino: "Qua non c'è il cartello "Si vende", ma "Si vince". Aforisma sicuramente ad effetto nei propositi, ma puntualmente sconfessato dal suo stesso ideatore.

    L'andaluso decide di smantellare la squadra costruita da Walter Sabatini. Via Alisson, Radja Nainggolan e KevinStrootman rispettivamente in direzione Liverpool, Milano e Marsiglia. Dentro una serie di calciatori da dimenticare.

    A svolgere l'ingrato compito di sostituire in porta il fenomeno brasiliano arrivano addirittura tre portieri: Robin Olsen, Antonio Mirante e Daniel Fuzato. Di tre, non ne faranno uno in grado di non far rimpiangere nemmeno in una partita il sopracitato Alisson.

    Poi un altro calciatore di secondo piano in difesa: Ivan Marcano. Costo complessivo 6 milioni; resa in campo 10 partite giocate.

    Al gruppo squadra viene aggiunto un figlio d'arte, Justin Kluivert, figlio di Patrick e considerato una promessa del calcio europeo. Promessa chiaramente non mantenuta.

    Arriva quindi il turno di Davide Santon e dell'allora illustre sconosciuto Nicolò Zaniolo, inseriti entrambi dall'Inter nell'affare che porta Nainggolan alla Pinetina.

    A centrocampo vengono investiti quasi venti milioni per Bryan Cristante, unico calciatore che riuscirà a lasciare un contributo importante in giallorosso.

    A questi vanno aggiunti 10 milioni per due ragazzini che non giocheranno praticamente mai: William Bianda e Ante Coric. Due calciatori che diventeranno materiale buono per pagine di meme a tema romanista.

    Ma la ciliegina ammuffita su una torta dall'inclinazione sempre più rancida sono i 60 milioni spesi complessivamente per Steven Nzonzi e Javier Pastore. Acquisti accolti con entusiasmo, il primo essendo reduce dalla vittoria del Mondiale con la Francia, il secondo per la qualità assoluta e l'interpretazione del gioco del calcio mostrata tra Palermo e Paris Saint Germain.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • Monchi SevillaSevilla FC

    LA VUELTA

    Ai nastri di partenza della stagione 2018/2019 la Roma si presenta con aspettative altissime, ma la prova del campo restituirà un quadro disastroso.

    Roma sesta, eliminata dalla Fiorentina per 7-1 dalla Coppa Italia e fuori agli ottavi di Champions League contro il Porto.

    Proprio alla fine del doppio confronto coi Dragoes, in risposta alle critiche durissime dei tifosi in un aspro faccia a faccia, nessuno sembra avere più fiducia nel piano del ds. Monchi si rivolgerà ai contestanti con la frase "Tra sei mesi vengo a prendervi uno a uno".

    Ma non lo farà. Anzi, alla prima occasione utile lo spagnolo farà le valigie e tornerà alla chetichella e con la coda tra le gambe a Siviglia. Dove, ironia della sorte, vincerà un'altra Europa League nel 2020 ai danni dell'Inter.

    Ora Ramon incrocerà per la prima volta da ex la Roma, ancora in un match che assegnerà il secondo trofeo UEFA per prestigio.

    Sarà lui ad andare a prendere i tifosi romanisti uno a uno per mostrargli ghignante il suo settimo sigillo, o saranno i secondi a prendersi una sonora rivincita ai danni del ds?

  • Pubblicità
    Pubblicità
0