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Rimpianto Afellay: il Barcellona, la clausola da 100 milioni e il ritiro a 34 anni

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Ci sono giocatori che sembrano destinati a lasciare un'impronta indelebile nella storia del calcio mondiale, ma le imprevedibili dinamiche di questo sport, qualche volta, finiscono inevitabilmente per mutare lo scenario se non addirittura a stravolgerlo.

Nel caso di Ibrahim Afellay sono stati i tanti, troppi infortuni a complicare una carriera che sembrava indirizzata verso ben altro. Verso qualcosa di davvero importante. Perché, non va dimenticato, stiamo pur sempre parlando di un calciatore che ha vestito la maglia del Barcellona e per 53 volte quella della Nazionale olandese. Mica roba da poco.

Avrebbe potuto raccogliere molto di più? Risposta scontatissima. Un talento cristallino che ha avuto la sfortuna di viaggiare sempre a braccetto con una fragilità fisica che non gli ha mai dato tregua e che l'ha condotto verso un triste ritiro dal calcio giocato a soli 34 anni.

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    L'ASCESA E LE VITTORIE CON IL PSV

    Afellay nasce a Utrecht il 2 aprile 1986 e calcisticamente parlando muove i primi passi nell'USV Elinkwijk prima dell'ingresso nel settore giovanile del PSV nel 1996.

    In quel di Eindhoven, Afellay si mette subito in evidenza come uno dei migliori prospetti del vivaio dei Boeren eil 4 febbraio 2004, a soli 17 anni, debutta ufficialmente in prima squadra nel match di Coppa contro il NAC Breda. Dieci giorni più tardi, invece, esordisce anche in Eredivisie contro il Twente.

    Una manciata di minuti che rappresentano un solido investimento per il futuro, perché da quel momento inizia la costante ed inesorabile ascesa di Afellay con la maglia del PSV. In grado di agire sia come esterno d'attacco che come trequartista, Ibrahim si ritrova - ad 18 anni - ad essere un pilastro della formazione olandese e tale status non farà altro che consolidarsi negli anni a venire.

    In sette stagioni e mezzo gioca 217 partite ufficiali, segnando 39 goal e vincendo 4 campionati consecutivi, una coppa nazionale e una Supercoppa. Nel 2007 si aggiudica anche il premio Johan Cruyff, destinato al miglior giovane del campionato e contestualmente entra anche nel giro della Nazionale olandese.

    Afellay è stato uno dei talenti più puri prodotti dal vivaio del PSV nel corso dell'ultimo ventennio e a dicembre del 2010 matura il momento dei saluti. Alle porte dei 24 anni, il ragazzo di Utrecht è finalmente pronto al grande salto. Un salto chiamato Barcellona.

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    IL BARCELLONA E LA CLAUSOLA DA 100 MILIONI

    Il trasferimento al Barcellona si concretizza, carta d'identità alla mano, nel pieno della sua maturità calcistica. Il 23 dicembre 2010 firma il contratto che lo lega ai blaugrana fino all'estate del 2015.

    Un accordo su base quinquennale all'interno del quale il club catalano inserisce addirittura una clausola rescissoria da 100 milioni di euro. Sintomatica di quanto il club confidi nelle indubbie qualità del ragazzo

    E Afellay, in quel di Barcellona, parte con il piede giusto e nei suoi primi sei mesi al Camp Nou gioca 28 partite sommando tutte le competizioni, seppur interpretando il ruolo di comprimario alle spalle dell'intoccabile trio Messi-Villa-Pedro.

    Quando chiamato in causa, però, il talento orange fa sempre e comunque il suo con piglio e qualità riuscendo a mettere le mani sui due trofei più importanti: la Liga e la Champions League conquistata nella notte di Wembley contro il Manchester United. Una notte nella quale l'olandese entra in campo a pochi secondi dal fischio finale, ma dopo essersi concesso il lusso di servire a Messi l'assist nella semifinale contro il Real Madrid al Bernabeu. Niente male come biglietto da visita.

    La seconda annata, invece, ha tutte le carte in regola per potersi sviluppare come quella della definitiva consacrazione e invece non sarà altro che l'inizio della fine.

    A settembre del 2011 si rompe il legamento crociato e la sua annata, di fatto, è già finita. Un intoppo che rappresenterà il primo e vero spartiacque della sua carriera.

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    IL PRESTITO ALLO SCHALKE: L'INIZIO DEL DECLINO

    Per infondere nuova linfa ad un percorso arrestatosi proprio sul più bello, il Barça decide di girarlo in prestito allo Schalke 04. Morale della favola, un buco nell'acqua.

    Afellay segna 4 goal in 15 partite, tra cui il primo della sua carriera in Champions League, ma vive un'annata tormentata da quei problemi fisici che iniziano a diventare degli indesiderati compagni di viaggio. Per farla breve resta fermo ai box per oltre un anno, continuamente tormentato da un guaio muscolare alla coscia, al punto da insinuare nella sua testa l'idea del ritiro

    "Sono emotivamente e mentalmente a pezzi - le sue parole a 'Marca' nel 2013 - È strano vedere quanto mi abbiano colpito questi infortuni. Con il Barça mi sono rotto i legamenti e poi sono arrivati ​​questi problemi alla coscia. Nell'ultimo anno e mezzo ho passato più tempo fare riabilitazione che giocare. So che devo continuare a lavorare, e sto lavorando, ma ci sono momenti in cui metto tutto in discussione ed è difficile per me continuare".

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  • L'ADDIO AL BARCELLONA E IL PASSAGGIO ALL'OLYMPIACOS

    Se il trasferimento temporaneo in Germania sarebbe dovuto fungere da trampolino per rilanciarsi dopo una stagione da dimenticare, il quadro generale peggiora ulteriormente.

    Nell'estate del 2013 torna al Barcellona, ma complici gli atavici problemi fisici e una concorrenza ormai inscalfibile, trascorre di fatto un anno in panchina.

    Scenario semplicemente impronosticabile solamente qualche anno prima. Una situazione desolante che lo spinge verso il definitivo addio al club catalano nonostante gli altri due anni di contratto.

    Altro giro e altra corsa, dunque. Afellay abbandona la ristretta cerchia dei top campionati europei e decide di ripartire dalla Grecia. Precisamente dall'Olympiacos: il 10 agosto 2014, infatti, firma un singolare contratto di prestito annuale con il club del Pireo con opzione per una seconda stagione.

    In terra ellenica sembra ritrovare un barlume di continuità: vince campionato e coppa nazionale al primo tentativo oltre a disputare la fase a gironi di Champions (2 goal in 6 apparizioni) prima di retrocedere in l'Europa League. Sul volto di Afellay torna il sorriso, ma nella sua testa c'è solo e soltanto la volontà di tornare a recitare il ruolo di protagonista in un torneo di prima fascia. Tradotto: opzione non esercitata e altra separazione 'a zero' da infilare nel curriculum.

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  • LA FIRMA CON LO STOKE E IL NUOVO INFORTUNIO AL GINOCCHIO

    Nell'estate del 2015, Afellay è uno degli svincolati più appetibili presenti sul mercato. La stagione positiva con l'Olympiacos altro non è che un ulteriore incentivo nei confronti di un calciatore che sembra aver ritrovato la retta via e quella fiducia che sembrava smarrita.

    A cogliere l'occasione è lo Stoke City che, ad anni 29, gli schiude le porte della Premier League. I presupposti per dare vita ad un buon sodalizio ci sono tutti e il copione viene complessivamente rispettato - con un bottino di 36 partite - sino al mese di aprile del 2016, poi il suo ginocchio cede, un'altra volta ancora. L' incubo ritorna ed è una sentenza pressoché definitiva sulla sua carriera.

  • IL MESTO RITORNO AL PSV E IL RITIRO A 34 ANNI

    Lasciatosi alle spalle il terzo grave infortunio della sua carriera, ritrova - in maniera molto graduale - confidenza con il campo e con i ritmi della Premier, ma i patemi sono destinati a non abbandonarlo.

    Ad aprile del 2017 Afellay finisce per l'ennesima volta sotto i ferri e la sua esperienza inglese può considerarsi al capolinea: nelle due stagioni successive totalizza appena sei fugaci apparizioni con la prima squadra e due con la formazione Under 23. Troppo poco per provare a ricostruire un futuro insieme e a gennaio arriva la risoluzione del contratto.

    Afellay rimane per sei mesi senza squadra prima di operare la più classica delle scelte di cuore. Quale? Il ritorno al PSV, ovviamente. Per quello che ha tutti i crismi dell'ultimo treno buono per provare a dare un senso ad una parabola calcistica entrata entrata ormai in un loop di negatività.

    Nemmeno la reunion con la squadra che l'ha proiettato sulla scena continentale dal 2003 al 2011, però, sortisce l'effetto sperato. Dopo un anno e la miseria 4 presenze ufficiali cala definitivamente il sipario: Afellay getta la spugna e lascia il calcio a soli 34 anni, salutando in silenzio, quasi in punta di piedi, ma con un carico di rimpianti difficilmente quantificabile.

    "Ho smesso. Questo momento arriva presto, si sa. Ce l'avevo in testa da un po'. Sapevo cosa volevo e, soprattutto, cosa non volevo. Alla fine ho preso questa decisione e sono in pace con essa. Avrei voluto continuare per un altro anno, ma non a tutti i costi".

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