Pubblicità
Pubblicità
PiqueGetty/GOAL

Piqué, da imprescindibile colosso a riserva: il mondo a Barcellona è cambiato e ha portato al ritiro

Pubblicità

Tutti avrebbero voluto essere Gerard Piqué. Giovani difensori, tifosi, ragazzini, il popolo che fatica ad arrivare a fine mese. Anche in un momento sportivamente deludente, c'è chi darebbe un piede per esserlo. Certo, senza un piede non sarebbe più Piqué, ma qui entriamo nella serietà di un eventuale impossibile, a meno che non ci si trovi in un film di scambio di corpi: Freaky, Your Name, Quel pazzo venerdì, Cambio vita. Insomma, quelli. Gerard è senza alcun dubbio in un periodo in cui tutto sembra accumularsi.

L'invidia di Piqué - non l'avevamo accennato prima - aveva spesso come punto cardine l'avere una bellezza (soggettiva e/o oggettiva, fate voi) al suo fianco come Shakira. La coppia è però scoppiata, proprio come è scoppiata la carriera di Piqué.

Sembrava poter essere uno di quei baluardi infiniti ed eterni. Quelli che non si muovono neanche con le calamità fracassone come Deep Impact e the Day After Tomorrow. Tutto rimane in piedi ma quel simbolo, a fini di trama, resiste. Etereo. La statua di Gerard si è invece sgretolata con il tempo, erosa da un calcio di cui è stato ambasciatore e bacheca vivente: in una lista dei più vincenti giocatori di tutti i tempi si potrebbe iniziare con il suo nome e nessuno obietterebbe.

La crisi del Barcellona incapace di qualificarsi ai gironi di Champions, costretto a guardare il reale Madrid vincere ancora e ancora fa rima anche con la sua discesa in verticale. Dopo il ritiro del compagno d'armi Puyol, Piqué ha tirato la carretta affiancato da nuovi soldati via via alternatisi senza continuità al suo fianco. Gli anni via via aggiunti nel passaporto hanno però mostrato come senza un campionissimo al suo fianco, tutti i difetti tappati da Puyol e mai esistiti prima, o semplicemente mai venuti fuori, sono venuti a galla. Quelli che in parte, insieme ad un fisico sempre meno inossidabile, hanno portato al ritiro.

  • AMICI, MA ADULTI

    Piqué è diventato impacciato in un modo per cui l'eccezione non è più stata tale, ma una costante che tifosi blaugrana e avversari potevano aspettarsi. Impensabile nel Barcellona di Guardiola e Luis Enrique. Allora Gerard era quel tipo di persona che vista da vicino diventa sempre più colossale nei racconti: un armadio dagli occhi di ghiaccio, fari nella notte, amato, adorato. Venerato.

    Le stagioni da leader, le Champions League vinte, gli stacchi poderosi sotto porta sono divenuti polvere portata via dal vento. Il suo servizio alla causa del Barcellona sembrava renderlo intoccabile sotto i vari allenatori transitati in città negli ultimi anni. Le alternative c'erano - seppur non di lusso - ma la sua aura d'eccezionalità appartenuta al passato non lo rendeva sacrificabile. Eppure le sue prestazioni peggiorano visibilmente, vuoi per un'involuzione personale, vuoi per quella di un Barcellona incapace di fare scudo davanti alla difesa.

    Niente Iniesta o Xavi. Già, Xavi, l'amico di mille trionfi tornato a casa dopo l'esperienza sbloccata all'Al Sadd. Xavi era l'uomo dalle decisioni impossibili in campo, rese possibili da un estro senza pari. Coraggioso.

    Da allenatore ha reso possibile anche quello che nessuno dei predecessori è riuscito ad ottenere, ovvero limitare l'utilizzo di un Piqué divenuto pachidermico difensore, più di una volta goffo e in ritardo. Xavi lo ha preso da parte e lo ha ringraziato. Da adulto ad adulto ha fatto capire a Gerard che non è il tempo di prenderla sul personale, bensì di pensare al bene del Barcellona.

    "Ho parlato con lui poco prima di andare in vacanza. Gli ho detto che ci saremmo rafforzati e che non sarebbe stato facile. È un giocatore che può aiutarci in un altro tipo di ruolo. C'è concorrenza per tutti e cerco di scegliere al meglio per vincere le partite" aveva evidenziato Xavi dopo le prime gare del Barcellona. Chiaro, preciso.

  • Pubblicità
  • TERZA (O QUARTA) SCELTA

    A 35 anni è stato il giocatore esperto a cui i giovani chiedono consiglio, perché età o non età, è pur sempre Piqué, uno dei migliori centrali del ventunesimo secolo. Il 2022/2023 è però fin qui la pietra tombale della sua carriera ad alti livelli. Nove presenze per un totale di 555 minuti. Nada mas.

    È diventato la terza scelta su cui puntare in mancanza di alternative. Garcia, Araujo e Christensen non sono certo Scirea, Beckenbauer e Thuram, ma hanno dimostrato di non soffrire velocità, tecnica e attacchi aerei.

    Piqué, nell'ultimo triennio, sì. Non ha mai vissuto un ruolo del genere e difficilmente lo avrebbe accettato nel lungo periodo. Anche se a definirlo è stato l'amico Xavi. Uno smacco forse superiore. Piqué sembrava potesse essere riproposto con più continuità in virtù dei problemi fisici dei colleghi di reparto, magari provando a dimostrare che errori e disattenzioni futili siano arrivati per approccio sufficiente derivate dall'essere Piqué, colui che tutto può e ha ottenuto. Il più invidiato di tutti, che ha optato per appendere gli scarpini al chiodo.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • CAMMINARE VERSO IL BIVIO

    È ancora un monumento, ma il logorio non può non essere notato. Un restauro completo è ciò che occorre per non far crollare pezzo dopo pezzo e rovinosamente le due ultime stagioni con il Barcellona, attualmente un chiaro countdown prima dell'addio che potrebbe arrivare allo zero prima del previsto.

    Nelle due gare stagionali ha dimostrato di saperci ancora fare, ma la vera prova è il lungo periodo e la continuità di prestazioni. Perché una conferma del ruolo da terza o quarta scelta, ai margini, porterà ad un addio prima del previsto, presumibilmente.

    Un bivio da cui Gerard non può scappare: la consapevolezza di essere ormai un ragazzo superato e non più superiore potrebbe scattare alla pari della rabbia per le continue esclusioni. Allo stato attuale delle cose, che Piqué si renda conto di non avere più nulla da dare o che il Barcellona arrivi allo stesso punto senza più donargli possibilità, un addio nel 2023 sembra un'eventualità da non scartare a priori.

    Insieme a Busquets e l'ultimo sopravvissuto di uno degli 11 più forti di tutti i tempi. Invidiato da tutti indistintamente. Ora, forse, Piqué lo è un po' meno. Ma oltre il continuo sedersi in panchina chi non vorrebbe avere ed avere avuto la sua vita calcistica. Prego, prendete un numero e posizionarsi in fila.