Immaginate Robert Lewandowski. O Karim Benzema. Immaginate Leo Messi o Cristiano Ronaldo. Pensate ad un ruolo da protagonisti in campionato e Champions. Nella propria coppa nazionale. Tre trofei, goal, il ruolo da attaccante: quello che attira grandi e piccini, media e tifosi, addetti ai lavori e simpatizzanti.
immaginate il Triplete, Treble, tripletta, come volete. Tutti i maggiori titoli e trenta reti per raggiungerli. Inutile dire che uno score del genere, unito alle tre medaglie d'oro, proiettano chiunque tra i candidati ai maggiori premi calcistici individuali. Anzi, ad essere favoriti per i maggiori premi calcistici individuali.
Pensare ad un'esclusione di Lewandoski, Benzema, Messi o Ronaldo oggi dopo un quadro del genere porterebbe a far esplodere i social e probabilmente a protestare per le vie della propria città (basta che poi lo si faccia anche problemi 'seri'). Appare così impossibile anche solo da pensare. In migliaia di universi non è successo, nel nostro sì. Certo, nessuno è sceso in piazza, ma l'incredulità è stata totale a fine 2010. Quando Diego Milito, vincitore del Triplete con l'Inter e autore di trenta reti nel 2009/2010, non appare nella lista dei candidati al Pallone d'Oro tifosi e Principe si lasciano andare ad una risata nervosa. Non sembra possibile, ma è realtà. Una realtà di un premio appena cambiato, ma comunque non giustificabile.
Il Pallone d'Oro è sempre stato in gran parte soggettivo, ma ha sempre avuto una ferrea parte di oggettività, spazzata via nel 2010. Ogni sicurezza che aveva lasciato nel corso del tempo, come indizi per raggiungere la gloria o la casa di Hänsel & Gretel, è stata portata via dal vento della nuova era. Un'era nata con un Milito deluso e un cavaliere alle sue spalle pregno di un'altra delusione, diversa ma simile: a Wesley Sneijder non bastò il Triplete da protagonista e la finale del Mondiale per finire tra i primi tre posti.
Le edizioni del Pallone d'Oro sono quasi sempre state controverse, figlie di regole spesso astruse, di decisioni figlie dell'emotività del momento e di simpatie derivanti dal nome e dalla squadra amata, con prosciutto (di carne o vegano, vedete voi) sugli occhi. Le indicazioni della realtà si sono sciolte nell'edizione 2010, come mai prima di allora. Messi, Xavi, Iniesta, Milito e Sneijder: cinque nomi, un evento irripetibile nel suo complesso, ma ripetutosi comunque con caratteristiche simili nel corso del tempo.
