La cessione però non c'è mai stata, lasciando Osimhen col cerino in mano. Prima la pista PSG, raggelata dai rapporti tesi a causa della telenovela Kvaratskhelia; poi il tira e molla col Chelsea correlato all'affare Lukaku, che ha reso la pista londinese mai concreta fino alle ultime ore dell'ultimo giorno di mercato; infine il ritorno di fiamma saudita, con l'affondo dell'Al Ahli che pareva ormai pronto ad accogliere tra le proprie fila il nigeriano.
I petroldollari, però, non sono bastati: sul gong il Napoli ha rilanciato chiedendo 5 milioni in più rispetto agli 80 messi sul piatto - e inizialmente accettati - dal club arabo, mossa questa che ha indispettito chi aveva fatto all in su Osimhen e che nel frattempo in attacco aveva già chiuso col Brentford per Ivan Toney.
La fumata nera tra Al Ahli e partenopei ha fatto da contraltare all'accordo tra società acquirente e calciatore, che aveva detto sì a un ingaggio super da 40 milioni a stagione fino al 2028. Intesa che non è mai riuscita a raggiungere invece il Chelsea, volato sotto al Vesuvio nel tentativo disperato di superare i sauditi: accordo con ADL ma non con Osimhen, al quale erano stati proposto uno stipendio da 'appena' 8 milioni (4 più 4 di bonus) rispetto a quello monstre garantito dagli sceicchi.
Morale della favola (altro che favola, per Victor un incubo): niente chiusura con l'Al Ahli e trasferimento al Chelsea mai concretizzato, con permanenza al Napoli dopo un'estate in cui tutti erano certi che la cessione - a maggior ragione in seguito al rinnovo invernale con clausola - sarebbe diventata realtà.