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Mourinho e la Deprovincializzazione: Special anche nell'approccio al derby

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Il derby è sempre il derby. Un mantra per i tifosi, com'è logico che sia, trasferito spesso e volentieri per osmosi anche ai protagonisti nel mondo del calcio. Specialmente a Roma.

Da Yanga-Mbiwa a Castroman, sono tantissimi calciatori di Roma e Lazio - spesso anche tra i più mediocri - hanno legato la loro fortuna professionale a un goal in una stracittadina.

E allo stesso modo diversi allenatori sono felicemente passati alla storia per strisce clamorose di vittorie consecutive nei derby (leggasi Sir Claudio Ranieri e Sven Goran Erikson).

Ma esiste anche il rovescio della medaglia. Ovvero chi tramite il crocevia della sfida con i rivali cittadini si è guadagnato la lettera scarlatta.

Zeman è ricordato con piacere dai tifosi della Lazio per i quattro derby persi in un anno. Zaccheroni è amato dai romanisti per averne saputo perdere uno subendo 5 goal.

In questa eterna lotta campanilistica tra chi sia, almeno per una notte, "er mejo figo der bigonzo" c'è chi fa eccezione.

E non poteva che essere José Mourinho, per (sua) definizione lo Special One.

  • UNA PARTITA COME UN'ALTRA

    Una frase fatta dietro quale svariati allenatori hanno provato, fallendo, ad alleggerire il carico della tensione prima di un derby di Roma.

    La stracittadina, nella grande capitale e città di provincia, è stata invece sempre preparata al massimo da chiunque se ne fosse ritrovato malcapitato protagonista, anche a costo di pregiudicare la gara immediatamente precedente all'appuntamento.

    Ci provò Zeman a sminuire l'importanza del derby di Roma, nascondendosi dietro la maschera del santone dal cuore calmo in grado di leggere il futuro. Risultato: cinque derby persi su undici disputati.

    Non è così per Mourinho, che nelle quattro gare antecedenti al derby ha sempre mandato in campo la formazione migliore a sua disposizione.

    Niente turn over, niente calcoli legati alla stanchezza o a diffide pendenti sui suoi calciatori. Ultimo esempio Spinazzola, che nella scorsa stagione fu mandato in campo anche a dispetto dei santi rimediando un infortunio che gli fece saltare la stracittadina.

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  • DALLA PROVINCIA...

    Del resto se è stato scelto dai Friedkin per guidare la loro prima vera Roma da proprietari, non è solo grazie al palmares accumulato nei vent'anni precedenti.

    Mourinho è stato preso anche, forse soprattutto, per compiere quello scatto che permetta al club giallorosso di imboccare la giusta uscita del Raccordo Anulare ed entrare finalmente nell'area Schengen.

    Tradotto: internazionalizzare il brand, lasciando le beghe per un'effimera supremazia cittadina sui banconi dei vari bar sport del lunedì mattina, tra una chiazza di cappuccino e lo zucchero a velo dei cornetti.

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  • ...ALL'EUROPA

    E da questo punto di vista i risultati del campo, almeno nelle coppe, stanno dando ancora una volta ragione al vecchio volpone incanutito di Setubal.

    In due anni ha portato per altrettante volte la Roma all'ultimo atto di una competizione europea. Prima la Conference, vinta contro il Feyenoord, poi l'Europa League turlupinata dal Siviglia a braccetto con l'arbitro Taylor.

    Un unicum nella storia giallorossa. Traguardo che viene sventolato da Mourinho come parafulmine quando le nubi di burrasca iniziano ad addensarsi sul suo capo.

    L'abitudine alla dimensione in campo internazionale ha fatto passare in secondo piano l'importanza che il derby ricopre nelle dinamiche cittadine tra Roma e Lazio, recentemente sottolineata anche da Lotito.

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  • MALGRADO LA CONDANNA DEI NUMERI

    Eppure di Special, Mourinho nei derby di Roma ha sempre mostrato ben poco. Su quattro stracittadine ne ha perse tre, un ruolino di marcia che avrebbe fatto pendere una condanna sopra la testa di qualsiasi altro allenatore.

    Ma la specialità del tecnico di Setubal è proprio questa. Distinguersi nei momenti apicali e non far parlare degli aspetti negativi della sua gestione.

    Ha perso derby in tutte le piazze in cui ha allenato. E ci mancherebbe pure, visto l'esplerienza pluriventennale nel mondo del calcio.

    Ma anche nel caso di ko dolorosi come quello in finale di Coppa del Re ai tempi in cui allenava il Real Madrid, è sempre riuscito a farsi scivolare addosso l'etichetta infamante di un derby perso.

    E ci è riuscito persino a Roma, dove l'andamento della stracittadina è in grado di trasfigurare tutto, persino il sapore del caffè l'indomani mattina.

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  • FENOMENOLOGIA DI TRE SCONFITTE

    Nei tre derby persi contro la Lazio, al portoghese si è sempre presentato l'episodio in grado non di giustificare (parola proibita nel grande dizionario della lingua Romano-Mourinho/Mourinho-Romano), ma quantomeno di contestualizzare i perché.

    Un nome su tutti: Roger Ibanez. Il difensore brasiliano si è reso protagonista di alcuni svarioni memorabili, da palloni persi in disimpegno a espulsioni rimediate dopo mezz'ora, che hanno sempre semplificato il percorso agli avversari.

    Errori che hanno sempre permesso a Mourinho di non assumersi le piene responsabilità dei ko nella stracittadina.

    Ma sarebbe troppo facile ridurre tutto all'episodio singolo. La Roma è sempre arrivata agli appuntamenti spremuta dagli impegni precedenti.

    Zero turn over, zero attenzione a situazioni fisiche precarie. Nel derby del marzo 2023 la Roma si presentò priva di Karsdorp, uscito maciullato dalla trasferta europea in casa della Real Sociedad con naso e menisco rotti.

    Ma la Roma arrivò bollita anche nella gara d'andata, avendo giocato poco più di 72 ore prima in Europa League contro il Ludogorets, gara cruciale per le ambizioni di passaggio del turno. Risultato: vittoria della Lazio per 1-0.

    E non fece eccezione nemmeno al primo derby da allenatore della Roma. Mourinho non fece calcoli: tre giorni dalla stracittadina decise di mandare in campo tutti i titolari contro l'Udinese: da Smalling ad Abraham, passando per Mancini, Zaniolo, Mhkitaryan e Pellegrini, che saltò poi la sfida con la Lazio grazie al rosso rimediato nei minuti finali.

    Conseguenza, la Roma floppò clamorosamente l'approccio alla partita, prendendo due goal a nel giro di 20 minuti.

  • UNA LUCE TRA LE NUVOLE

    Mou un derby però lo ha anche vinto e lo ha fatto con un risultato che mancava da oltre 25 anni. Un netto 3-0, con la partita incanalata sui binari giusti fin dal 1' con un goal di "attributi" di Tammy Abraham e una punizione spettacolare di capitan Pellegrini.

    Ma anche sull'onda del successo, lo Special One ha deciso di non cavalcare il trionfo e spostare subito l'attenzione altrove.

    Il derby, nel bene e nel male, non è e non sarà mai la sua cup of tea. E da uno che a Londra ha scritto pagine memorabili di calcio possiamo credere che sia effettivamente così.

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