Guida TV: calcio in diretta e streaming

Serie A, la programmazione tv tra Sky, DAZN e NOW

Probabili formazioni: Retegui torna titolare

Guida ai migliori bonus scommesse per i nuovi utenti: i top bookmaker legali per le offerte di benvenuto

Serie A: infortunati, squalificati e diffidati

Juventus-Manchester City: tv, streaming, formazioni

Champions, la classifica del girone unico: sale l'Arsenal

Milan-Stella Rossa: tv, streaming, formazioni

Vlahovic-McKennie: la Juve stende il City

Milan-Stella Rossa, le formazioni: Loftus-Cheek sulla trequarti

Juve-City, le formazioni: Danilo terzino sinistro

I più letti

Motta segna meno di Allegri: ma quanto si può guardare oltre ai risultati? Il "caso rigoristi” svela che Fonseca non ha in mano lo spogliatoio del Milan? Fa bene la piazza a volere il ritorno di De Rossi?Tre domande a tre giornalisti di&nbsp;GOAL&nbsp;sui temi del momento: il punto di vista sulla Serie A di Antonio Torrisi, Marco Trombetta e Alessandro De Felice nel nostro 3x3.

Motta segna meno di Allegri: ma quanto si può guardare oltre i risultati? Caso rigori, Fonseca non ha in mano lo spogliatoio del Milan? Fa bene la piazza a volere il ritorno di De Rossi? Il 3X3 di GOAL

Motta segna meno di Allegri: ma quanto si può guardare oltre ai risultati?

Per rispondere subito alla domanda e allo stesso tempo fare una premessa: nel calcio contano i risultati e andare oltre a quelli lascia il tempo che trova. Ovvio che tutti vorremmo tifare una squadra che vince e diverte, ma nella storia di questo sport sono state davvero poche quelle che sono riuscite in questo intento, l'ultima probabilmente il Barcellona delle meraviglie di Messi, Xavi, Iniesta e compagnia bella. Nel caso specifico della Juventus, era chiaro come il sole che con Allegri si fosse arrivato a una situazione di insofferenza tra la piazza e il tecnico toscano. E che, come successe con Sarri, si è puntato a dare una scossa in termini di mentalità e visione di gioco. Con Allegri, negli anni, i numeri sono diventati via via quasi più importanti dei risultati. E aver chiuso la stagione con la qualificazione in Champions e la conquista della Coppa Italia è passato in secondo piano rispetto a quel gioco 'allegriano' che ormai aveva stufato. Una voglia di svoltare condivisibile, per carità, ma adesso lanciamo una provocazione, guardando proprio i numeri, che oggi dicono questo: dopo 7 giornate, Thiago Motta ha conquistato un punto in meno di Allegri e persino segnato due goal in meno, il paradosso probabilmente più grande. Siamo ancora alla settima giornata e un bilancio del genere ha poco senso, ma la provocazione rimane: se sulla panchina della Juventus, con questi numeri, ci fosse stato ancora Allegri? Sarebbe stato inevitabilmente crocifisso. E lo sappiamo tutti.

Marco Trombetta: "Allegri a questo punto sarebbe già stato crocifisso"

Ma come: il problema della Juventus non era il gioco? L’assenza di divertimento, le poche occasioni da goal, i problemi legati allo spettacolo. Non era questo? Perché, allora, adesso che c’è tutto ci si fa tante questioni se non arrivano i risultati?Capiamoci: nessuno vuole omettere le differenze di atteggiamento tra questa squadra, di Thiago Motta, e quella di Massimiliano Allegri. La Juventus crea, adesso, diverte, fa divertire. Ma allora, ripeto, perché ci si lamenta se non arrivano i risultati?Non era forse questo il problema di Allegri? I risultati senza il gioco, gli 1-0 brutti e noiosi. Era questo, no? Bisogna far pace con le proprie pretese e ambizioni: arriverà, forse, un giorno in cui la Juventus riuscirà ad associare bel gioco a risultati. Qualcuno direbbe “padre tempo”: per adesso parla la lingua dei risultati, però.

Antonio Torrisi: “Il problema non era il gioco di Allegri? E allora perché tanti problemi?”

A tre mesi dall’inizio del corso Thiago Motta, è presto per giudizi definitivi, ma non per i primi bilanci. La sosta di ottobre rappresenta il momento ideale per una prima analisi e di un confronto con il recente passato e con il lavoro svolto da Massimiliano Allegri.Certamente si tratta di un paragone parziale, ma le prime sette gare di campionato e le due di Champions League rappresentano un buon banco di prova per testare il lavoro svolto finora. Ad una difesa già registrata e praticamente imperforabile, soprattutto in Serie A, si contrappone un attacco sulle montagne russe e che è Vlahovic-dipendente. Il serbo alterna prestazioni d’altissimo livello e giornate in cui è inarrestabile e gare in cui è impalpabile e assume le sembianze di un fantasma. Una differenza evidente mostrata dalle due gare contro Lipsia e Cagliari, a distanza di pochi giorni.In Germania Thiago Motta ha vinto una partita difficile, in inferiorità numerica, prendendosi molti rischi e portando a casa un successo pesante con una Juve agli antipodi rispetto a quella allegriana e quanto più lontana possibile da quella precedente.Contro il Cagliari, però, gli spettri di quella squadra sono tornati ad aleggiare sullo Stadium, con i bianconeri che hanno provato a gestire ma senza fortuna. Ma con 250 milioni spesi in più. Un dettaglio non di poco conto. Thiago Motta sta provando a cambiare la Juve e primi segnali ci sono. Servirà tempo, lavoro e fiducia, da parte di società e soprattutto ambiente. Perché dopo la rivoluzione estiva in casa bianconera non si può proprio rinnegare le scelte fatte e l’inizio di una nuova era, con un taglio netto col passato.

Alessandro De Felice: "La vera Juve di Motta solo a Lipsia, ma sta provando a cambiarla"

Il "caso rigoristi” svela che Fonseca non ha in mano lo spogliatoio del Milan?

"Sono incazzato. Il nostro rigorista è Pulisic, non so perché i giocatori hanno cambiato idea. Gli ho parlato e ho detto che non deve succedere più". Le parole di Fonseca, al termine di Fiorentina-Milan, sembrano abbastanza chiare. Ed è pure facile dire che, quello che è successo in campo, mette seriamente in discussione la sua autorità all'interno dello spogliatoio. Il problema dei rigoristi 'occasionali', tuttavia, è parecchio diffuso e sono dell'idea che vada oltre l'autorità dell'allenatore. Fino a quando le cose vanno bene, come nel caso Gudmundsson-Kean, allora a fine partita si ride e si scherza, come dichiarato da Palladino, ma quando poi si perde il discorso cambia. Pensate che lo stesso Palladino non abbia designato Gudmundsson come primo rigorista? O che Baroni non abbia fatto lo stesso con Zaccagni? Eppure lo ha calciato, e sbagliato, Castellanos. Il rigorista deve essere uno e soltanto uno. E anche se una volta sbaglia, la volta successiva si deve ripresentare sul dischetto. Il discorso del 'tira chi se la sente' non deve minimamente esistere. Così come il gesto d'altruismo, del lasciarlo calciare a un altro compagno che ha voglia di segnare. Si può fare in una partita chiusa, per carità, ma non in un match ancora in completo equilibrio. I rigori bisogna saperli calciare. Ed i rigoristi, dalla notte dei tempi, esistono per questo. E questo lo dovrebbero capire in primis i calciatori stessi.

Marco Trombetta: "Basta con questa storia dei rigoristi occasionali"

Una scena da “Mi chiami il presidente” che mai mi sarei aspettato da Paulo Fonseca, sinceramente. Perché va bene tutto, va bene la “confusione” latente percepita dall’esterno nel corso delle ultime settimane (ben al di là del Derby vinto), ma se non si fosse presentato a Milan TV (anche questo, “boh”, verrebbe da dire) a sparare a zero su chi ha fatto di testa sua, la sfida contro la Fiorentina sarebbe passata alla storia come una gara persa per due rigori sbagliati. E pazienza, amen, capita.Ma Fonseca ha capito che così facendo non solo dà l’idea del comandante che consegna i suoi alla piazza, affamata e arrabbiata, ma svela l’inconsistenza della sua mano? Le difficoltà della sua gestione?E allora sì: dovrebbe parlarne con l’allenatore, se non fosse lui. E adesso gli episodi conflittuali iniziano a essere diversi: il cooling break, i rigori. Se lo ha mai avuto tra le mani, lo spogliatoio adesso vive l’anarchia che, di solito, non porta a nulla di buono. Se l’ha capito, bene per lui e per tutti.

Antonio Torrisi: “Fonseca dovrebbe parlarne con l’allenatore: ah, ma è lui”

Le prime avvisaglie erano arrivate già nelle scorse settimane, e in particolare in occasione del celeberrimo ‘cooling break’ dell’Olimpico in Lazio-Milan, quando Theo Hernandez e Leao avevano scelto di non avvicinarsi alla panchina di Fonseca.Il tecnico portoghese esce allo scoperto e si dice arrabbiato per quell’anarchia evidenziata in occasione dei rigori calciati contro la Fiorentina. La gerarchia con Pulisic primo rigorista stabilita da Fonseca viene totalmente ignorata, con i calciatori che decidono autonomamente e in autogestione i due che si presentano sul dischetto. Una scelta che si rivela fallimentare: i due errori risaltano ancor di più una situazione che l’ex allenatore di Roma e Lille non nasconde ma sottolinea davanti ai microfoni.Quella sensazione di un gruppo distante da un tecnico che non riesce a tenerne le redini vengono evidenziate dallo stesso portoghese, che si scopre fragile e lo sottolinea quasi ingenuamente. La fotografia di due posizioni molto lontane, ravvicinate momentaneamente solo dalla vittoria estemporanea nel derby, che ha solamente rinviato un epilogo scritto.Serve ‘solo’ il coraggio della dirigenza di rinnegare la propria scelta a tre mesi di distanza e virare su un profilo diverso, una mossa da fare in tempo utile e non quando sarà troppo tardi per dare una sterzata alla stagione.

Alessandro De Felice: "Fonseca esonerato dai giocatori, alla dirigenza serve solo il coraggio di cambiare"

Fa bene la piazza di Roma a volere il ritorno di De Rossi?

Diciamole con estrema sincerità, Daniele De Rossi non ha praticamente mai lasciato la panchina nella Roma. L'ha lasciata per la dirigenza, ma non l'ha mai fatto nella testa dei tifosi e soprattutto, cosa ancora più importante, nella testa dei giocatori che con l'ex capitano giallorosso avevano un rapporto che con Juric, per svariati motivi, probabilmente non si potrà mai instaurare.L'immediata vittoria con l'Udinese aveva semplicemente illuso, ma non cambiato una sostanza che è rimasta la stessa nelle partite successive con Venezia, Elfsborg e Monza. In una piazza emozionale ed emotiva come Roma, l'allenatore è un qualcosa di fondamentale. Non serve soltanto un buon allenatore, che Juric tra l'altro è, ma un allenatore che sappia alimentare il 'romanismo' e alimentarsi dello stesso, come ha fatto per esempio José Mourinho, al netto dei risultati. Lui maestro di queste situazioni. La piazza di Roma fa bene a chiedere il ritorno di De Rossi perché ha bisogno di De Rossi. Ha bisogno di riconoscersi nel proprio allenatore. Ha bisogno di un qualcosa che il pur ottimo Juric probabilmente non potrà dare. E quel qualcosa, ripeto, va oltre ogni discorso tecnico-tattico di sorta.

Marco Trombetta: "De Rossi non se n'è mai andato"

Non scherziamo, amici. Non scherziamo. C’è già tanta confusione, se ci si mette anche la piazza non la finiamo più. La Roma al momento ha bisogno di ordine, non di “golpe”. La società ha scelto Juric? Che resti Juric finché i risultati, alla lunga, diranno se andrà sostituito o no.Far ritornare De Rossi adesso, dopo le voci sullo spogliatoio disunito e in rivolta, quanto può essere producente? E allora basta, stop, fermiamo tutto a quel punto.Facciamo a turno, piuttosto: tre partite a De Rossi, tre a Juric. Alla settima facciamo a caso: un nome bonus da giocare ogni sei. Il calcio è un’altra cosa: e servono tempo e pazienza. Anche in una piazza come Roma: sicuramente incolpevole (e vittima di scelte non chiarissime), ma chiamata a restare ancorata alla realtà.

Antonio Torrisi: “Facciano a turno: tre gare a De Rossi, tre gare a Juric”

Nel momento di totale confusione tecnica e societaria della Roma, il cambio in panchina ha rappresentato quanto di più sbagliato si potesse fare. Rinnovata la fiducia in estate con un progetto sempre più su misura, la decisione di esonerare De Rossi ha contribuito a peggiorare una situazione già complicata dal punto di vista ambientale e dei risultati.L’arrivo di Juric non ha portato la svolta sperata in casa giallorossa. Al contrario, il popolo giallorosso invoca il ritorno di De Rossi, uno che si è preso sulle spalle il peso di risollevare la piazza dopo l’esonero di Mourinho e che è stato ‘tradito’ nuovamente poche settimane fa con l’esonero improvviso che è apparso con uno scaricabarile da parte della società e del direttore sportivo, che è dovuto ricorrere agli svincolati per sistemare un mercato fatto di scelte difficilmente comprensibili.Il ritorno di De Rossi, potrebbe essere la panacea di tutti i mali di questa Roma per ricompattare un ambiente totalmente diviso e un gruppo che nell’allenatore ritrova l’incarnazione del romanismo.Non ce ne voglia Juric, ma gli enormi passi in avanti di cui parla dopo una sconfitta contro l’Elfsborg e il pari di Monza appaiono analisi lontane dalla realtà.Questa Roma potrebbe davvero risollevarsi solo con il ritorno di De Rossi, colui che potrebbe unire nuovamente la piazza e tirare fuori quel fattore emozionale e caratteriale che servono ai tifosi e alla squadra.

Alessandro De Felice: "De Rossi parafulmine della società, è l'unica soluzione per questa Roma"

Motta segna meno di Allegri: ma quanto si può guardare oltre i risultati? Caso rigori, Fonseca non ha in mano lo spogliatoio del Milan? Fa bene la piazza a volere il ritorno di De Rossi? Il 3X3 di GOAL | Goal.com Italia

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sui temi caldi della settima giornata del campionato di Serie A.